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Ho visto ieri sera il film Avatar. Volevo prendere spunto dal film per dire alcune cose riguardo all' articolo di oggi di Deborah Fait intitolato "Chi la dura la vince". Non ho nulla da obiettare alle parole della Fait, ma a mio avviso il nocciolo dell'odio antisemita e anti-israeliano instauratosi in Occidente negli ultimi 4 decenni ha radici facilmente osservabili nel detto film. Sono radici che si fondano su di un equivoco, su di un falso storico, su uno stravolgimento della realta' e dei fatti storici realmente accaduti. Nel film Avatar viene mostrata una "povera" popolazione indigena che vive nella natura, assalita dalla macchina da guerra degli "uomini della terra", al fine di impossessarsi delle risorse naturali del pianeta, seguendo le direttive degli azionisti interessati a tali risorse. Questa favola, uscita sugli schermi nel 2009, ricalca perfettamente una (strabica) visione "terzomondista" o "anti-Bush" del mondo, di coloro che in Occidente, intesero la guerra in Iraq del 2003, e quella di Israele contro i cosiddetti "palestinesi", come la riedizione moderna dell'antico Colonialismo ai danni dei paesi e degli indigeni di terre lontane. Anche il linguaggio usato nel film e' parallelo a quello del mondo del reale, per esempio con l'uso di una parola come "martirio", alla quale tali terzomondisti, arrampicandosi sugli specchi, cercavano di dare una spiegazione per loro "razionale", ogni qualvolta un islamico si faceva esplodere in mezzo ai bambini o vecchi ebrei in discoteca o al ristorante. Per un terzomondista anti-imperialista, anti-americano e "antisionista", il "martirio" islamico viene razionalizzato come il tentativo di una "povera" popolazione "autoctona" (sic!), di difendere la propria terra "occupata" dal colonialista interessato solo al petrolio nel sottosuolo. Questa e' la radice dell'equivoco sul quale si basa l'antisemitismo odierno in Occidente, piu' di tutte le reali ragioni spiegate nell articolo di Deborah Fait. Sperando che qualcuno abbia occasione di leggermi per poi provare a spiegare ad un eventuale terzomondista che la guerra in Iraq e quelle di Israele NON SONO la continuazione del Colonialismo con mezzi moderni, sto scrivendo queste parole. Le popolazioni del mondo islamico di oggi NON SONO come la pacifica popolazione selvatica del pianeta di Pandora, essa invece ha tratti di similitudine con gli indiani d'America dei secoli scorsi, alcuni neri africani o una tribu' amazzone, completamente isolata dal mondo (se ce ne sono ancora, perche' ultimamente non ne ho piu' sentito parlare). Queste popolazioni "primitive" vivevano/vivono in armonia con la natura, mentre il Colonialismo sappiamo come le tratto'. Al contrario di queste popolazioni che vivevano/vivono in armonia con il proprio ambiente, il mondo islamico si trova in un subbuglio perpetuo, perche' non vive in armonia, ne' con il proprio ambiente ne' con altre parti del mondo. Parlare di crisi del mondo islamico e' riduttivo, piuttosto parliamo di involuzione, esso crea problemi continui e interminabili a se stesso e a coloro che lo circondano. Sono le basi sulle quali si ergono i paesi islamici ad essere tutto fuoche' armonia, tranquillita' e pacifismo. Trattasi di sistemi antiquati, aventi all'interno interpretazioni religiose estremiste e assassine, problemi di sovrapopolazione, analfabetismo, ecc., ecc. Per questo una visione terzomondista del conflitto in Afghanistan, o di quello passato in Iraq o dei rapporti con l'Iran, non appartiene al mondo del reale, al contrario, trattasi di un equivoco che cerca di spiegare con la storia (quella del Colonialismo contro le varie popolazioni indigene del pianeta), una realta' completamente diversa da quella del passato. E' l'Islam piuttosto oggi che si comporta come i colonialisti europei del passato, non viene a compromessi con gli ebrei d'Israele perche' si sente immensamente piu' potente, sogna a modo suo di conquistare il mondo, senza capire che esso si trova in un' altra dimensione storica rispetto alla sua, basta vedere cosa e' capace di fare a quelle popolazioni "autoctone" disarmate del Darfur, della Nigeria e di altre zone… Gli interventi in Libia e in Iraq non erano solo dati dal bisogno petrolifero dell'Occidente, ma dal tentativo di portare ad un cambiamento delle forze nel mondo islamico, affinche' esso un giorno, cominci a lasciare le vie della sua violenza intrinseca e "coloniale" (nelle aree che non oppongono a loro alcuna resistenza militare), per atterrare nel mondo moderno, dove gli altri paesi, sia quelli dell'estremo Oriente che quelli dell'Occidente, cercano di affrontare le reali sfide ecologiche, economiche e tecnologiche esistenti nel secolo corrente. Alberto Levy (da Israele) |
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