La breve che segue è uscita a pag.13 di REPUBBLICA di oggi, 19/02/2012, con il titolo "L'autocritica della Rossanda: 'Non possiamo più dirci comunisti'.
Non è una gran notizia, il poco spazio che le viene dato è corretto. Ma l'autocritica della Rossanda è interessante per due motivi.
Il primo riguarda il 'mea culpa' della 'gauche caviar', che nel 2012 si accorge di un fatto che soltanto chi era accecato dall'ideologia comunista non ne aveva ancora preso atto.
Il secondo, di gran luga il più gustoso, è la constatazione che la presa d'atto del decesso non è arrivata - come sarebbe stato logico aspettarsi da una intellettuale di gran fama- da una lucida analisi ideologica, no, Rossanda se n'è accorta guardando i tabulati delle vendite del MANIFESTO, purtroppo crollate - sempre che la cifra non sia persino superiore alla realtà - a 15.000 copie. Un bieco conteggio capitalista le ha fatto aprire gli occhi. A noi resta il rammarico di tutti quei milioni di euro che il finanziamento pubblico - cioè soldi nostri - ha fatto entrare nella cassa del quotidiano comunista in tutti questi anni.
Ma può essere che il cadaverino non sia del tutto tale, perché è di nuovo iniziata la grancassa della richiesta di soldi a quella sinistra nostalgica, in genere parecchio benestante, che pur di vedere scritta quella parola magica, 'comunista' - oggi di difficile reperibilità - è sempre pronta ad aprire il portafoglio. Ci consola il fatto che non verranno più dalle nostre tasche.
Ecco il necrologio:
Rossana Rossanda
ROMA - Perché non possiamo più dirci comunisti. È la critica, e l´autocritica, di Rossana Rossanda che in un editoriale sul manifesto spiega perché il quotidiano è in crisi. Una crisi, scrive, che non nasce solo e tanto dal calo delle vendite. Anche se, conteggia, la diffusione è andata giù da otto anni a questa parte: «La media dei primi trent´anni era circa di trentamila copie, una nicchia ma solida e rispettata. Ora è circa la metà». Ma il punto è che nel mondo, da quel lontano 1971, è cambiato quasi tutto «ma noi non ne abbiamo tratto ed esplicitato le conseguenze». Da qui la domanda: possiamo ancora dirci comunisti, come recita la testata del giornale? La risposta della Rossanda è no, «io credo che almeno nei tempi brevi non si possa più dirlo».
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