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Informazione Corretta Rassegna Stampa
19.02.2012 Dedicato a quelli che nascondono la sporcizia sotto il tappeto credendo così di eliminarla
Riccado De Benedetti e la questione Céline

Testata: Informazione Corretta
Data: 19 febbraio 2012
Pagina: 1
Autore: Riccado De Benedetti
Titolo: «Dedicato a quelli che nascondono la sporcizia sotto il tappeto credendo così di eliminarla»

Pubblichiamo volentieri questo intervento di Riccardo De Benedetti, autore del libro la cui copertina è qui riprodotta. IC era già intervenuta quando era uscito il libro, l'11 novenbre 2011, ecco il link http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=42195
quale morale trarre ? tutti i censori sono eguali, a destra come a sinistra, e chi il coraggio non ce l'ha (Boeri) nessuno glielo può dare. La lettura del testo che segue fa ben sperare nel futuro della libertà di pensiero, contro tutte le ipocrisie di coloro che invocano sempre la 'cultura' per difendere le proprie pigrizie mentali.

Accade che dopo qualche mese dall’uscita in libreria e un discreto numero di recensioni apparse in quotidiani nazionali l’editore del mio libro, «Céline e il caso delle “Bagatelle”», proponga alla Biblioteca Sormani di Milano di presentarlo. Si decide una data, il 16 febbraio; l’invito viene stampato a cura della prestigiosa, e liberalissima, istituzione culturale. Nel cartoncino compare la frase di rito «Stefano Boeri Assessore alla cultura ha il piacere di invitarLa alle presentazione del libro...».
Uno degli invitati, una settimana prima della presentazione, apre una pagina Facebook per diffondere l’invito. Da quel momento cominciano ad apparire sulla pagina Facebook dell’assessore una serie di commenti che gli chiedono ragione della sua partecipazione a un raduno di revisionisti e sostenitori dell’antisemita Céline.
Nessuno tiene conto del fatto che si presenta un libro su un altro libro, disponibile solo nei circuiti clandestini, tecnicamente inesistente; di uno scrittore con gravissime, inoppugnabili e inemendabili responsabilità morali e purtuttavia di valore riconosciuto e, soprattutto, imitato e più o meno segretamente saccheggiato da buona parte degli scrittori contemporanei. La maggioranza dei commenti stigmatizza con tetragona sicurezza la natura para nazista della presentazione.
Non si tiene in nessun conto dell’editore nel cui catalogo figurano libri di André Neher, Emil Fackenheim, Bernard Lazare, di André Chouraqui, di Zalkind Hourwitz, prefazioni di Stefano Levi della Torre, o la toccante Lettera ai figli. Da Praga ad Auschwitz di Anna Hyndráková. Così come non si tiene in alcun conto dei relatori: Marco Vallora, Giancarlo Pontiggia, Gian Paolo Serino. Alcuni gridano alla provocazione per un incontro a pochi passi della sinagoga e a pochi giorni dalla Giornata per la memoria.
La panna monta al punto che l’assessore diffonde un comunicato nel quale parla di un invito “truffa”. Intanto la querelle finisce sui giornali milanesi e alla fine l’assessore ridimensiona il termine e dice che sì, la formula di rito non è accettabile ma la presentazione è vera e si farà anche se lui non vi parteciperà come erroneamente si era creduto.
Nel frattempo l’autore del libro viene senza alcuna verifica accusato, sul web, a seconda della virulenza polemica di alcuni partecipanti a questa parodia di discussione, di antisemitismo, di revisionismo, di negazionismo; è un crescendo isterico nel quale non c’è alcun riferimento al libro, che nessuno di costoro ha letto o anche solo intravisto.
Così come manca qualsiasi considerazione per la pur magra bio-bibliografia del sottoscritto. Avevo messo in conto che parlare pubblicamente dell’orrido pamphlet céliniano comportava assumersi qualche rischio, ma confidavo nella buona fede del pubblico partecipante che, infatti ha assistito a un confronto di buon livello su un argomento delicatissimo.
Le persone vicine culturalmente alla destra che legge Céline, si sarebbero sentite dire che la censura su quel testo non esiste, che è al contrario parte di un’abile strategia editoriale, molto francese, che vede da una parte monumentalizzare l’opera dello scrittore pubblicato nella Pléiade e dall’altra, mantenere un rumoroso silenzio sulla sua produzione pamphletistica. Sono convinto che chiunque lavori su queste delicate questioni debba operare perché i pregiudizi siano sempre dissolti non tanto all’interno di un comune sentire, che potrebbe non esistere e nel caso di alcuni non deve esistere, ma almeno nel predisporre un terreno di dati condiviso: il Céline massimamente urticante e abietto non si può leggere per questo, questo e quest’altro motivo e il mio libro ne documenta molti di motivi. I fans della sua scrittura, per esempio, non si facciano film inutili frignando di censure che tecnicamente non ci sono. E a coloro che sono turbati dall’idea che la grandezza di uno scrittore non possa convivere con la miseria e il degrado di gravissimi e imperdonabili errori morali e politici e che, soprattutto, sono convinti che non se ne debba parlare, credo che vada ricordato il subdolo meccanismo in base al quale più una cosa è tenuta nascosta meglio lavora e influisce.
La lettera rubata è là dove nessuno se l’aspetta, cioè davanti agli occhi: non è stata rubata, ecco tutto. Me se immaginiamo questo furto allora si produce quel vortice d’ansia, d’angoscia, vengono mobilitate risorse dell’immaginario, appunto, che ci turbano l’animo e creano fantasmi inesistenti.
Come quelli di Milano.
In ogni caso credere che si possano cancellare i pamphlet di Céline dal discorso sulla sua opera e sulla sua persistente influenza letteraria e, almeno in alcune parti del mondo, anche politica (qualche paese arabo, per esempio), è una richiesta ideologica che, guarda caso, viene da destra e da sinistra, minando alla radice la possibilità di ogni necessario gesto critico.
Ma è solo con lo strumento della critica che possiamo evitare che l’orrore si ripeta e non rinasca nel grembo della nostra cultura .

Riccardo De Benedetti


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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