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Il Giornale Rassegna Stampa
15.02.2012 Bangkok, catturati tre terroristi iraniani
potrebbero essere gli esecutori degli attentati alle ambasciate israeliane. Cronaca di Gian Micalessin

Testata: Il Giornale
Data: 15 febbraio 2012
Pagina: 14
Autore: Gian Micalessin
Titolo: «Terroristi iraniani presi a Bangkok. E Israele minaccia: faremo i conti»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 15/02/2012, a pag. 14, l'articolodi Gian Micalessin dal titolo "Terroristi iraniani presi a Bangkok. E Israele minaccia: faremo i conti ".


Mahmoud Ahmadinejad, Ehud Barak

Ora la guerra è ancora più vici­na. O almeno la rappresaglia d’Israele. Una rappresaglia che potrebbe colpire obbiettivi con­venzionali, ma anche qualche si­to nucleare iraniano. L’occasione e il pretesto ci sono già. A fornirli ci ha pensato lo sprovveduto trio di terroristi con passaporto iraniano che ha prima causato un’esplosio­ne accidentale nel covo di Ban­gkok dove custodiva una serie di ordigni e s’è poi fatto arrestare du­rante un tentativo di fuga altret­tanto maldestro. Una vicenda che è difficile non ricollegare agli at­tentati messi a segno lunedì con­tro la moglie dell’ambasciatore israeliano e Nuova Delhi e al falli­to attacco consumatosi - sempre lunedì - nella capitale georgiana Tbilisi.
L’episodio di ieri a Bangkok ri­schia però di diventare la pistola fumante capace di provare il coi­volgimento del regime di Teheran e d’inchiodarlo alle sue responsa­bilità. Le indagini della polizia thailandese potrebbero collegar­lo anch­e al piano terroristico sven­tato qualche settimana fa quando nell’abitazione di un libanese, le­gato al gruppo filoiraniano di Hezbollah, vennero ritrovate 4 tonnellate di esplosivo artigiana­le. Non a caso il ministro della dife­sa Ehud Barak ha già fatto capire di considerare Teheran e i suoi al­le­ati di Hezbollah come i mandan­ti degli attentati susseguitisi tra ie­ri e lunedì. «Iran e Hezbollah - ha dichiarato Barak - sono elementi terroristici senza pace che metto­no a rischio la stabilità della regio­ne e del mondo».
E a render tutto più difficile per Teheran contribuisce,da ieri,il ri­torno in piazza a Teheran dell’On­da Verde. Le dimostrazioni sono sfociate ieri sera in violenti scontri tra studenti e milizie basiji conclu­sisi con decine di arresti.
La vicenda che rischia di porta­re allo scontro Iran e Israele inizia ieri mattina a Bangkok quando una potente deflagrazione scoper­chia un’abitazione. Subito dopo le telecamere di sorveglianza del quartiere riprendono tre uomini in fuga. Quando le macchine del­la polizia circondano la zona,
il pri­mo dei tre cerca di fermare un taxi.
L’autista blocca la portiera e il fu­g­gitivo gli lancia contro una bomba a mano, ferendo lui e tre passanti. A quel punto la polizia è tutt’attor­n­o e il fuggitivo lancia un altro ordi­gno.
Anche stavolta la mossa è in­felice.
La bomba rimbalza contro un albero e gli esplode a meno di un metro, mozzandogli la gamba destra all’altezza del ginocchio. Poi la verità incomincia a venire a galla. Un passaporto iraniano tro­v­ato nel covo scoperchiato identi­fica il bombarolo ferito come Sa­eid Moradi. E più tardi la polizia blocca all’aeroporto Mohummad Hazaei, un altro iraniano in pro­cinto d’imbarcarsi su un volo per la Malesia subito identificato co­me il secondo componente del ter­zetto in fuga.
Indizi ancor più interessanti sal­ta­no fuori dalle rovine del covo af­fittato dai bombaroli. Lì gli artifi­cieri della polizia trovano due or­digni a forma di radio contenenti mezzo chilo di tritolo ciascuno de­­scritti dal generale Prewpan Da­mapong, capo della polizia thai­landese, come «bombe magneti­che da attaccare alle automobili». Esattamente lo stesso tipo d’ordi­gno utilizzato a Nuova Delhi dal commando terrorista che lunedì mattina ha fatto esplodere un’au­to della rappresentanza israelia­na ferendo gravemente la moglie dell’ambasciatore e altri tre diplo­matici.
La tipologia dell’ordigno sem­bra quasi nascondere un messag­gio simbolico. Lo stesso tipo di bomba era stata usata finora per eliminare alcuni dei più importan­ti scienziati nucleari iraniani. La decisione di usarle per colpire ob­biettivi israeliani serve forse a far
capire che Teheran è pronta a ri­spondere con gli stessi mezzi. Ma di certo Israele non resterà a guar­dare. E così di rappresaglia in rap­presaglia la guerra capace d’in­cendiare il Medio Oriente si fa sempre più probabile e sempre più vicina.

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