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Panorama Rassegna Stampa
15.02.2012 Sergio Romano e l'uso del bisturi
un articolo in difesa dell'inesistente nucleare 'pacifico' iraniano

Testata: Panorama
Data: 15 febbraio 2012
Pagina: 9
Autore: Sergio Romano
Titolo: «Impedire all’Iran di costruire l’atomica è doveroso, ma meglio ancora sarebbe denuclearizzare l’intero Medio Oriente»

Riportiamo da PANORAMA del 15/02/2012, l'articolo di Sergio Romano dal titolo "Impedire all’Iran di costruire l’atomica è doveroso, ma meglio ancora sarebbe denuclearizzare l’intero Medio Oriente".


Sergio Romano, l'AIEA di fronte al nucleare iraniano

Romano inizia col ricordare che Israele ha già distrutto impianti nucleari (Iraq e Siria) e aggiunge: “molti sospettano che il governo di Benjamin Netayahu voglia fare altrettanto, nelle prossime settimane, contro le installazioni nucleari iraniane di Natanz e Qom.”. Viene da chiedersi che cosa facciano tutti gli altri Paesi, a parte lavarsene le mani e aspettare che anche stavolta sia Israele a togliere le castagne dal fuoco, per poi accusarlo pubblicamente di mettere a repentaglio la pace mondiale, e per tirare privatamente un gran sospiro di sollievo (capi arabi in primis).
Ma Romano ha una sua 'teoria' sul perchè Israele attaccherebbe il nucleare iraniano:
ovvio! Ci sono le elezioni in Israele e in Usa. Romney, probabile (secondo Romano) sfidante di Obama, è “ moderato ma in materia d’Iran alquanto bellicoso”.
E Netanyahu? Di sicuro non gli interessa impedire un olocausto nucleare in Israele, vuole solo mantenere il potere. In fondo la situazione non è così critica, Ahmadinejad mica promette di distruggere Israele un giorno sì e pure l’altro.
Romano scrive : " Obama è stato contrario all’intervento militare israeliano e ha fatto del suo meglio, per scongiurarlo ”. A quale intervento (evidentemente già avvenuto) è stato contrario Obama? Quale intervento militare ha cercato di scongiurare Obama? C'è stato già e nessuno se n’è accorto?
Poi, riferendosi al fantomatico intervento militare aggiunge “
ma [Obama] dovrebbe astenersi, per motivi di convenienza politica, dal condannarlo troppo duramente.” Perché? Ovvio se lo condannasse troppo duramente “darebbe a Romney, agli evangelici, ai neoconservatori e alla lobby filoisraeliana [finalmente...eravamo quasi a metà articolo e non aveva ancora puntato il ditino contro la lobby] l’occasione per parlare di lui come di un presidente fiacco e imbelle, insensibile ai reali interessi del paese.”.
Ma poi, si chiede Romano, “
è davvero certo che l’Iran sia orami prossimo alla costruzione di un ordigno nucleare? ” ha ragione, per averne la certezza aspettiamo prima che ci cada in testa, poi e solo poi potremo dire: “visto? La bomba se la stavano costruendo davvero.”.
Romano (per ora) non dubita che il nucleare iraniano abbia scopi militari, dubita solo che l’Iran sia prossimo ad ottenere la bomba. A maggior ragione, l’Iran va fermato prima che minacci il mondo intero.
Romano comincia a scaldarsi e ci va giù pesante con le insinuazioni e le evidenti contraddizioni, prove certe non ce ne sono e scrive “
abbiamo poche notizie verificabili e quelle che ci vengono impartite rispondono spesso agli interessi e agli scopi di chi le mette in circolazione.”. Non dice apertamente da chi, ma il riferimento è chiaro.
Dopo aver detto che le notizie verificabili sono poche, scrive che l’Aiea “
denuncia severamente le reticenze dell’Iran, ma qualcuno potrebbe chiedersi se la nebbia di cui il regime degli ayatollah avvolge il suo programma nucleare non serva anche a impedire interferenze e intrusioni esterne”.
Non è vero che l’Aiea denuncia severamente, è vero il contrario. L' Aiea, ed el Baradei in particolare, si sono comportati in maniera più che accomodante con l’Iran, altro che severità. L’Iran rifiuta i controlli, e quando li permette è per guadagnar tempo, e li ostacola in ogni modo.
E quando l’Aiea ha “osato” denunciare gli inganni iraniani, l’Iran ha replicato incrementando i programmi nucleari.
Poi Romano rassicura i lettori: le reticenze iraniane sono dovute ai vari incidenti di percorso verso la bomba, gliel’avessero fatta costruire in santa pace, avrebbero invitato le scolaresche a vedere come si fa. E poi cerchiamo di essere imparziali ed equilibrati, “
Il rapporto dell’Aiea, d’altro canto, non ha interrotto le visite dei suoi ispettori. ” Saranno mica gli stessi ispettori che controllavano il nucleare nordcoreano? I controlli sono inutili, se non si possono fare le ispezioni necessarie liberamente. E poi a quale dei vari rapporti dell’Aiea si riferisce? Quello del 2009? be’ allora stiamo tranquilli. Questo rapporto pubblicato dal Times dimostrava come l’Aiea facesse il gioco dell’Iran, permettendogli di sviluppare i propri programmi nucleari, ritirando le sanzioni dell’Onu con cui la comunità internazionale cercava, peraltro invano, di far pressioni. L’Iran continua ad arricchire illegalmente l’uranio. Illegalmente.
Qualche concessione all’evidenza Romano è costretto a farla, “
Non possiamo escludere che il governo di Teheran voglia costruire un ordigno atomico e dobbiamo cercare di evitarlo. ”. Ma ci invita a non perdere di vista il quadro generale. Il cerchio si chiude. Qual è il Paese che si mette a bombardare indiscriminatamente i siti nucleari di tiranni pazzi e sanguinari?  Ma Israele, ovviamente.
Romano non può escludere la costruzione di un ordigno atomico perchè i fatti, tutti i fatti, portano a quella conclusione.

Dobbiamo ricordare che l’Iran “è circondato da potenze nucleari”. Cartina geografica alla mano i paesi che circondano l’Iran sono: le ex colonie sovietiche, Afghanistan, Pakistan, golfo arabico (che condivide con i dirimpettai Oman, Emirati arabi, Qatar, Arabia saudita, Kuwait) Iraq e Turchia, che sono tutt’altro che entusiasti dei progetti nucleari, anche se Romano si dimentica di dirlo. Non ci risulta che le ex colonie sovietiche, Afghanistan, Oman, Emirati arabi, Qatar, Arabia saudita, Kuwait, Iraq e Turchia abbiano armi nucleari e non mi risulta che il Pakistan abbia minacciato nessuno a parte l’India.
Romano sottolinea “
che nella disputa israelo-iraniana il paese nucleare è Israele (circa 300 testate), non l’Iran.”.
Israele sta disputando con l’Iran? Che cosa, esattamente? Non sarà che Romano si riferisce alle esplicite minacce di distruzione che i più alti esponenti politici iraniani scagliano pubblicamente contro Israele?
Romano ignora gli esperimenti missilistici iraniani con armi in grado di colpire Israele?
Romano ignora che Alì Jaafari, comandante dei pasdaran, ha detto che l’Iran può colpire Israele?
Romano ignora che l’Iran dispone di missili intercontinentali in grado di colpire l’Europa?
Romano “prudente” su tutto, sa, e ci tiene a farcelo sapere, che Israele ha le bombe (circa 300. Le ha contate una per una o ha estratto i numeri della tombola?) e l’Iran no, o almeno non ancora, ma “dimentica” di dire che l’Iran nega l’Olocausto, ma vuole ripeterne un altro, nucleare stavolta.
E “dimentica” a quali risultati (non) hanno portato la mano più volte tesa da Israele verso tutti i suoi nemici.

È come se Romano dicesse che i bisturi sono pericolosi, che non si può consegnarli ad un chirurgo magari per un’operazione di appendicite e poi negarne l’utilizzo ad un sadico squilibrato che magari ha già una donna su cui usarlo. Il bisturi è un male in sé, il chirurgo per impedirne l’uso al sadico dovrebbe rinunciare al bisturi, e se non ci rinuncia non può pretendere che al sadico ne sia impedito il possesso.
Come fermare l’Iran? Tranquilli ci pensa Romano. “ Se il governo dello stato ebraico gettasse sul tavolo dei negoziati la proposta di un’area mediorientale denuclearizzata, la sua denuncia della politica iraniana diventerebbe molto più credibile. E la mossa gli garantirebbe una maggiore simpatia internazionale in un momento in cui ne ha grande bisogno.”.
Lo stesso presidente iraniano ha già risposto a chi auspicava un dialogo sul nucleare. Come? Al solito: “
Israele sarà presto cancellato dalla carta geografica”.
L’Iran in passato ha rifiutato la presenza della Francia al tavolo delle trattative, per non parlare delle continue provocazioni rivolte agli altri Paesi coinvolti nel cosiddetto dialogo. Cosa fa supporre a Romano che l’Iran accetterebbe il dialogo con l’ “entità sionista”?
L’Iran persegue sin dal 1979, anno della rivoluzione khomeinista, una politica estera aggressiva e di esportazione del modello rivoluzionario iraniano, e la bomba è funzionale ai suoi obiettivi, non ha scopi difensivi, ma aggressivi. Non ci risulta che Israele possa negoziare con uno Paese che non ne riconosce il diritto (sancito persino dall’Onu) all’esistenza. Qualcuno dovrebbe spiegare a Romano che negoziare con le dittature non è inutile, è dannoso. Israele non ha mai minacciato nessuno, sarebbe ben felice di vivere in pace e in sicurezza con i suoi vicini, tutti i suoi vicini. Romano fa finta di ignorarlo e imputa le responsabilità del comportamento criminale dell’Iran allo Stato ebraico.
Anche la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti denunciano con più o meno credibilità i progetti nucleari iraniani, a questi Paesi non è stato chiesto di rinunciare al nucleare per rendere più credibili le loro denunce. A Israele lo chiede Romano, perché? Perché si pretende da Israele quello che non passerebbe neanche per la testa di chiedere a qualsiasi altro Stato?
Quanto alla simpatia internazionale, perché Israele ne avrebbe così grande bisogno in questo momento se il nucleare iraniano non è una concreta minaccia diretta contro di lui?
È commovente la preoccupazione di Romano. Ma cosa dovrebbe importare a Romano della (assenza di) simpatia internazionale ad un Paese come Israele a cui attribuisce un razzistico “sentimento di superiorità” (cfr. Panorama del 26/10/2011)?
Romano non solo accusa Israele del nucleare iraniano, pretende anche che Israele rinunci all’unica arma (efficace?) di deterrenza di cui dispone.
Si sa, quando si tratta di Israele se i fatti smentiscono le opinioni, è meglio mettere da parte i fatti, ometterli o manipolarli.
Ecco l'articolo:

Israele ha già distrutto con una incursione aerea gli impianti nucleari di due Paesi vicini. Ha colpito il reattore iracheno di Osiraq nel giugno 1981 e quello in costruzione di Al-Qibar in Siria nel settembre 2007. È questa la ragione per cui molti sospettano che il governo di Benjamin Netanyahu voglia fare altrettanto, nelle prossime settimane, contro le installazioni nucleari iraniane di Natanz e Qom.

Qualcuno pensa addirittura che la decisione sia favorita da due contesti elettorali. Netanyahu ha vinto le primarie del suo partito (il Likud) e si prepara a nuove elezioni che potrebbero avere luogo prima della fine dell’anno. Barack Obama attende nervosamente le presidenziali di novembre, quando il suo avversario sarà probabilmente il repubblicano Mitt Romney, moderato ma in materia d’Iran alquanto bellicoso. In una situazione dominata dalla crisi iraniana, Netanyahu si presenterebbe ai suoi connazionali come un leader in trincea, impegnato nella difesa dei supremi interessi nazionali, e avrebbe buone possibilità di conservare il potere.

Obama è stato contrario all’intervento militare israeliano e ha fatto del suo meglio, per scongiurarlo; ma dovrebbe astenersi, per motivi di convenienza politica, dal condannarlo troppo duramente. Se lo facesse, darebbe a Romney, agli evangelici, ai neoconservatori e alla lobby filoisraeliana l’occasione per parlare di lui come di un presidente fiacco e imbelle, insensibile ai reali interessi del paese.

Ma è davvero certo che l’Iran sia ormai prossimo alla costruzione di un ordigno nucleare? I “bollettini di guerra” da cui siamo stati bombardati nel corso degli ultimi anni ci hanno fornito indicazioni diverse e spesso contraddittorie. Verso la fine del secondo mandato della presidenza di George W. Bush vi è stato perfino un rapporto, scritto dalla maggiore organizzazione dell’intelligence degli Stati Uniti, in cui era avanzata l’ipotesi che l’Iran avesse rinunciato al programma nucleare militare. In realtà abbiamo poche notizie verificabili e quelle che ci vengono impartite rispondono spesso agli interessi e agli scopi di chi le mette in circolazione.

L’ultimo rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) denuncia severamente le reticenze dell’Iran, ma qualcuno potrebbe chiedersi se la nebbia in cui il regime degli ayatollah avvolge il suo programma nucleare non serva anche a impedire interferenze e intrusioni esterne. L’assassinio di alcuni tecnici iraniani e il virus che ha inceppato il funzionamento delle centrifughe di Natanz possono forse spiegare le reticenze di Teheran. Il rapporto dell’Aiea, d’altro canto, non ha interrotto le visite dei suoi ispettori. Negli scorsi giorni, mentre tutti discutevano la possibilità di un attacco israeliano, i tecnici dell’agenzia erano in Iran per una nuova ispezione.

Non possiamo escludere che il governo di Teheran voglia costruire un ordigno atomico e dobbiamo cercare di evitarlo. Ma dovremmo ricordare, per non perdere di vista il quadro generale, che il paese è circondato da potenze nucleari e che nella disputa israelo-iraniana il paese nucleare è Israele (circa 300 testate), non l’Iran. Se il governo dello stato ebraico gettasse sul tavolo dei negoziati la proposta di un’area mediorientale denuclearizzata, la sua denuncia della politica iraniana diventerebbe molto più credibile. E la mossa gli garantirebbe una maggiore simpatia internazionale in un momento in cui ne ha grande bisogno.

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