Guerra al terrorismo, Obama non è diverso da Bush eppure non ha la nomea di guerrafondaio che aveva il suo predecessore. Perchè?
Testata: Il Foglio Data: 15 febbraio 2012 Pagina: 3 Autore: Redazione del Foglio Titolo: «Così Obama ha normalizzato la guerra (liberal) al terrore»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 15/02/2012, a pag. 3, l'articolo dal titolo "Così Obama ha normalizzato la guerra (liberal) al terrore".
Barack Obama
New York. Non potendo chiudere il carcere speciale di Guantanamo né recidere con l’accetta l’impianto legale costruito da George W. Bush per combattere il terrorismo e trovandosi costretto a intensificare la campagna trasversale di bombardamenti con i droni, Barack Obama ha convinto la base liberal che la tanto odiata eredità bushiana non era poi così male. Che il dossier al quale il presidente ha dedicato, con una certa enfasi, il primo ordine esecutivo della sua presidenza sia scivolato in fondo agli interessi degli americani si vede a occhio nudo e i massicci attacchi con gli aerei senza pilota in Afghanistan, Pakistan, Somalia e Yemen sono diventati piuttosto una piattaforma per allargare il consenso. Se nella percezione democratica Bush era indiscutibilmente un pazzo guerrafondaio circondato da criminali con la bava alla bocca, Obama è un serafico commander in chief che difende l’America dai suoi nemici. Un sondaggio condotto da Washington Post e Abc News offre una visione d’insieme sulla metamorfosi del consenso: il 70 per cento degli americani vuole che la prigione di Guantanamo rimanga aperta, e il 53 per cento dei liberal è d’accordo. L’83 per cento della popolazione è favorevole all’impiego massiccio dei droni, sostenuto dal 77 per cento dei democratici più radicali. Il 55 per cento di questi non trova che sia sbagliato inserire cittadini americani fra gli obiettivi degli attacchi, com’è successo per Anwar al Awlaki, l’imam nato nel New Mexico che dal suo rifugio yemenita ha diffuso il verbo del terrore ispirando attentati anche sul suolo americano. Quando il missile manovrato dalla Cia ha centrato l’obiettivo, a sinistra si sono levati molti applausi per la missione compiuta e pochi rimproveri per i diritti civili sacrificati lungo la strada. Gli avvocati più battaglieri dei diritti tipo Glenn Greenwald, che negli anni di Bush erano fari del pensiero mainstream della sinistra, ora sono considerati dagli stessi democratici l’espressione di una nicchia cospirazionista, aggrappata a ossessioni anacronistiche. Qualche giorno fa Greenwald ha scritto un lungo atto d’accusa contro “l’ipocrisia repulsivo-progressista” in cui si sono cacciati i liberal, ammansiti dal fatto che l’autore di tanta continuità ha le mostrine del progressismo. “Quando uno dei due maggiori partiti – scrive Greenwald – sostiene una certa politica e l’altro si oppone, l’opinione pubblica si divide a sua volta radicalmente. Ma quando la stessa politica diventa il marchio di fabbrica di entrambi i partiti, la gente la sostiene. Questo perché gli elettori credono che se entrambi i partiti sostengono una certa scelta, sarà saggia”. Alla Casa Bianca Obama non soltanto non ha revocato o limitato le politiche dell’Amministrazione Bush sulla lotta al terrorismo, ma le ha estese in diverse direzioni (una è quella dei droni, ma ci sono anche le intercettazioni illegali, l’isolamento, le carceri segrete, l’estensione del ruolo della Cia) e ha disposto una serie di vincoli per rendere la vita impossibile agli attivisti per i diritti civili. Un’operazione di normalizzazione che ha aumentato la distanza fra i democratici d’acqua dolce, convinti sostenitori del sistema impiantato da Bush – nonostante ne misconoscano la paternità – e gli animali da piazza che s’incappucciano davanti alla Casa Bianca e pubblicano cospirazioni su blog minori. L’osservatore Kevin Gosztola scrive che la colpa di questo cambio di prospettiva è “l’assenza di una volontà di cambiamento da parte di Obama”; l’insistenza sulla rottura con il passato non ha funzionato, ma il modo con cui la Casa Bianca ha normalizzato la percezione della politica sul terrorismo ha funzionato benissimo. Certo: nessuno s’interessa troppo di Guantanamo e dei droni, perché le proccupazioni economiche fanno ombra su tutto il resto. Ma anche perché il dissenso sulle politiche antiterrore di Obama è ormai un passatempo per monomaniaci ultraliberal emarginati dagli stessi liberal.
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