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Ugo Volli
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Come i giornalisti italiani si comportano 'correttamente' coi regimi arabi e coi loro omicidi 14/02/2012

Come i giornalisti italiani si comportano "correttamente" coi regimi arabi e coi loro omicidi


                                                                                Christian Rocca


La portavoce del dittatore Assad, grande amica di Alix Van Buren di Repubblica 
a destra, Gad Lerner


Cari amici,

Informazione Corretta nasce innanzitutto per documentare le inesattezze, i pregiudizi, lo schieramento della stampa italiana a favore delle dittature arabe e islamiste. Chiunque ci segua un po' si è trovato sommerso dal materiale che dimostra questo orientamento anti israeliano e filoarabo "a prescindere", questa indifferenza ai diritti umani e alla democrazia che è caratteristico del terzomondismo. Non so a voi, ma a me è spesso capitato di chiedermi: ma ci fanno o ci sono?  La trasformazione del giornalismo in  propaganda che vale sistematicamente per le cronache dal Medio Oriente (non solo per queste, naturalmente) e coinvolge massicciamente i "grandi giornali" come "New York Times", "Le Monde", "El Pais", "The Guardian", e nel nostro piccolo anche buona parte della stampa italiana a partire da "Repubblica", è solo frutto di ideologia "progressista" e terzomondista, inquinata nel profondo da contaminazioni antisemite, o è anche frutto di accordi, complicità consapevole con i regimi arabi?
Naturalmente è difficile trovare una risposta, perché di solito queste tracce sono nascoste. Sappiamo che molte università che alimentano l'odio per Israele sono finanziate da regimi arabi (per esempio la London School of Economics, un tempo prestigiosa, largamente foraggiata da Arabia saudita e dalla Libia di Gheddafi).
Ma per i giornalisti è un'altra cosa. Oggi però abbiamo ricevuto in regalo quello che gli autori di gialli chiamano "la pistola fumante", cioè la prova diretta di questa vicinanza esplicita e consapevole.
Sono le email scambiare fra Alix Van Buren, giornalista di "Repubblica" e l'addetta stampa del dittatore macellaio di Siria, Assad, rivelate da quel gruppo di hacker che si definiscono collettivamente Anonimous. I lettori del "Giornale" ne hanno avuto un'anteprima ieri (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=9&sez=120&id=43400). Ma vale la pena di leggerli con molta attenzione e per questo vi consiglio il blog di Christian Rocca del Sole 24 ore (http://www.camilloblog.it/archivio/2012/02/12/limbarazzante-caso-di-repubblica-giornale-pro-siria/). Per informazioni su casi analoghi di media internazionali, guardate qui: http://www.weeklystandard.com/articles/assadaxisofevilcom_626642.html?nopager=1

Prendete per esempio la lettera del 30 maggio 2010, immediatamente successiva a un'intervista ad Assad che in molti apparve allora sdraiata a tappetino.

Dal blog di Christian Rocca

 Scrive la Van Buren alla responsabile della propaganda stampa del dittatore: «Mia adorata Boutheina, quanto mi manchi!!!! Grazie mille per tutto, compresi i bellissimi regali (il profumo di Valentino è buonissimo, odora di rose di Damasco, e il porta gioielli è meraviglioso). Grazie ancora per averci consentito di produrre una delle migliori interviste (che squadra, tu e io!). Hai notato che Charlie Rose ha copiato da capo a piedi la nostra intervista, compresa la domanda su Hariri! Non male vista la sua reputazione di essere uno dei migliori intervistatori americani… In ogni caso la nostra intervista era molto più chiara nel trasmettere i pensieri del presidente, almeno questo è il messaggio che ricevo dai commentatori politici di molte parti del mondo. Vedi? Tu e io ce l’abbiamo fatta ancora una volta [...]Ti voglio tanto tanto bene, anzi di più. Ci vediamo preso, Inshallah e grazie ancora. Alix».

Essere una "grande squadra" con l'ufficio stampa e scambiare regali con lei è la posizione giusta per una giornalista? Non c'è un conflitto di interesse evidente? Sarebbe interessante che la direzione di "Repubblica", il suo garante dei lettori, se esiste ancora e l'Ordine dei Giornalisti rispondessero a questa domanda.

Ancora più interessante è la terza lettera, di cui riporto testualmente il riassunto di Rocca:

"A scrivere è Alix Van Buren, sempre dall’account di posta elettronica di Repubblica. Il giorno è il 23 luglio 2010.
Stesse amorevoli forme di saluto amichevole («my lovely friend»). La giornalista di Repubblica sottolinea che molte delle «notizie provenienti dalla Siria sono meravigliose, grazie a Dio» e loda i successi propagandistici del regime («ma come ci riesci?», «un grande successo»), poi chiede alla portavoce del dittatore se verrà in Italia perché avrebbe da sottoporgli una questione delicata. "

La questione delicata è Gad Lerner, definito come «uno dei più rispettati giornalisti italiani ed europei», titolare di una «trasmissione politico-intellettuale sul canale 7, un canale privato». La descrizione di Lerner continua: «La trasmissione si chiama L’Infedele, un modo per sottolineare la sua indipendenza. Collabora anche con il nostro giornale, La Repubblica, dove spesso bastona i pregiudizi e le leggi contro le minoranze. Difende spesso le comunità musulmane in Italia e il loro diritto di avere le moschee».
Per spiegare meglio Lerner al regime, Van Buren non omette ovviamente che sia «ebreo», ma specifica che è un ebreo «indipendente (cioè non appartiene a nessuna lobby)».
Escluse le affiliazioni a eventuali lobby ebraiche, la giornalista di Repubblica spiega all’interlocutrice del regime che Lerner è anche uno dei firmatari dell’appello scritto da un gruppo di ebrei europei contrario alle politiche del governo israeliano presieduto da Benjamin Netanyahu (Van Buren allega link al blog di Lerner e a al Jordan Times con il testo della petizione in italiano e in inglese). [per chi non lo sapesse è l'appello "diversamente sionista" intitolato J-Call, che ha provocato infuocate polemiche nelle comunità ebraiche europee, UV] «Naturalmente – aggiunge la giornalista di Repubblica – il fatto che il suo nome compaia accanto a quello di Bernard Henri-Lévy non significa che i due condividano le stesse posizioni su altre questioni». Non sia mai. BHL evidentemente è il male, Assad invece no.

La descrizione di Lerner continua attraverso un meticoloso racconto delle battaglie anti razziste di Lerner, condotte anche attraverso il blog che non a caso si intitola "il bastardo", e della sua origine mediorientale. Il punto è che Lerner non è mai stato in Siria, scrive la giornalista, malgrado la sua famiglia sia originaria di Aleppo. I suoi nonni, aggiunge la giornalista, erano membri della comunità ebraica siriana, ma negli anni 50 hanno lasciato il paese per trasferirsi a Beirut. «Lerner – scrive Van Buren – ad agosto vorrebbe andare in Siria, a Damasco e poi ad Aleppo, per scrivere una specie di diario di viaggio alla ricerca delle radici familiari».  Non c’è bisogno di spiegare l’importanza di un viaggio del genere, aggiunge la giornalista alla portavoce del regime, perché se la visita fosse condotta ad alto livello il risultato sarebbe eccezionale. «La questione è delicata, mi chiami per favore? MISSING YOU IMMENSELY!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! all my love and thanks, Alix»."

Per la cronaca, la risposta è negativa, dato che Lerner è ebreo e "bisogna andarci cauti con queste cose", "anche se la firma alla petizione è benvenuta" (una considerazione che va registrata: firmare per J-Call è gradito al governo siriano).
La domanda qui riguarda non più solo Van Buren, ma anche Lerner. Non è credibile che la collega di "Repubblica" intercedesse a nome suo senza che Lerner ne fosse consapevole. E non è credibile che gli elementi proposti per piacere al regime, compresa la firma dell'appello, fossero tutti noti alla Van Buren senza che Lerner glieli avesse passati.
Non abbiamo naturalmente prove e non possiamo accusare il conduttore televisivo, lo stesso che qualche giorno fa si è speso per difendere Vauro Senesi autore di  una vignetta contro Fiamma Nirenstein dai tratti grafici che quasi tutti, salvo lui e Moni Ovadia, hanno considerati antisemiti.
Ma non è insensato supporre che Lerner abbia provato a farsi raccomandare da una giornalista gradita al regime più sanguinoso del Medio Oriente, vantando la sua opposizione al governo Netanyahu e la sua adesione al movimento "diversamente sionista" J-Call.
Che cosa questo lasci pensare della obiettività dei suoi interventi giornalisti e sulla spontaneità delle sue mosse politiche, lascio ai lettori di pensarlo. Certo che sarebbe interessante se Lerner spiegasse come  sia nata questa mail un po' grottesca della Van Buren e che anche i rappresentanti di J-Call, per esempio il suo responsabile Giorgio Gomel, spiegassero perché sono così graditi ad Assad. A
vremo queste risposte? Ne dubito. E magari potremo trarre qualche indizio anche dal fatto che di questa storia nel giornalismo italiano di questa storia non abbia parlato nessuno, in particolare non "Repubblica", a parte Rocca e il "Giornale". Ma certamente leggendo queste lettere capiamo un po' meglio la logica degli schieramenti giornalistici in Medio Oriente.
E magari ci viene in mente quell'altra lettera del corrispondente della Rai da Israele, Riccardo Cristiano, in cui chiedeva scusa ad Arafat e compagni del fatto che un'altra troupe televisiva italiana avesse documentato il linciaggio di due riservisti israeliani finiti per caso a Ramallah e uccisi selvaggiamente in un posto della "polizia palestinese". Cristiano spiegava che lui non avrebbe mai dato una notizia del genere e rivendicava di "essersi sempre comportato correttamente" con l'Autorità Palestinese".
Ecco, sembrerebbe che siano tanti i giornalisti italiani che con perfetta consapevolezza si "comportano correttamente" con i regimi arabi.

Ugo Volli


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