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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Pascal Roze, Un caso di ordinario coraggio 13/01/2012

Un caso di ordinario coraggio             Pascale Roze
Traduzione di Marcella Uberti-Bona
Guanda                                                        Euro 12,50


E’ “una ferita che non si rimargina” la storia di Yitzhok Gersztenfeld, come quella di ciascuno dei sei milioni di ebrei uccisi nei campi di sterminio nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Ultimo figlio di una famiglia di Varsavia, il protagonista del romanzo di Roze Pascale è un uomo buono e con la testa sulle spalle che dopo un’ infanzia trascorsa in un misero edifico di via Gnoyna, condividendo i pochi spazi con i fratelli e i genitori, intraprende una vita da migrante per riscattarsi dalla povertà in cui è cresciuto.
Dopo un’esperienza di lavoro con il fratello Yossel che a Berlino dirige un atelier, Yitzhok trova lavoro nelle miniere di Bruay per poi trasferirsi a Parigi dove insieme alla giovane Maryem, la ragazza della quale si era innamorato a Varsavia, forma una famiglia e avvia un’impresa di maglieria.
La sua vita pare incanalarsi sui binari giusti ma Yitzhok non ha fatto i conti con la Storia: l’avvento del nazismo e la promulgazione delle leggi razziali sconvolgono l’Europa. Dopo la firma dell’armistizio anche la Francia tradisce la fiducia degli ebrei che avevano trovato rifugio in questo paese e come accadrà alla scrittrice ebrea Irène Némirovsky deportata ad Auschwitz, Yitzhok Gersztenfeld viene internato nel campo di smistamento di Pithiviers.
Il destino però gli offre un’opportunità insperata: ottiene il permesso di far visita alla moglie malata ma nel caso decidesse di non ritornare al campo ai suoi compagni di reclusione sarebbero negati tutti i permessi: è una responsabilità enorme quella che grava sulle spalle di Yitzhok che lo pone dinanzi a un dilemma morale più grande di lui.
Del resto “…le decisioni gli si sono sempre imposte da sole, come l’ago di una bussola che punta a nord, perché erano inevitabili, perché erano il suo destino…….è come se la decisione venisse presa a sua insaputa: guarda le scarpe di Zoran e si dice che va a restituirgliele”.
Yitzhok è un uomo onesto, fiducioso  che crede ancora nella bontà dell’essere umano, ma del resto non ha ancora visto il fumo che esce dai camini di Auschwitz e non può immaginare l’orrore che di lì a poco lo sommergerà. Per lui quel gesto di coraggio è espressione di quanto la coscienza e il senso morale gli dettano.
Con una scrittura levigata che non induce a virtuosismi letterari, Pascale Roze, vincitrice del Premio Goncourt nel 1996, ci restituisce una storia struggente e delicata che distinguendosi da più consuete rappresentazioni memoriali, si apprezza per la grazia della cifra linguistica e per la sorprendente rapidità con cui le pagine scorrono veloci ma intense, portando d’un soffio il lettore alla fine del romanzo.
Il risultato è un libro autentico e prezioso, capace come pochi di scavare un posto privilegiato nel cuore e nella mente di ogni lettore.

Giorgia Greco


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