Sul FOGLIO di oggi, 11/02/2012, a pag.1, con il titolo " L'Iran corre verso la crisi alimentare", Daniele Raineri analizza il risultato delle sanzioni contro l'Iran.
Daniele Raineri Armi si, cibo no. La fine in arrivo ?
Roma. A tre settimane dalle elezioni parlamentari, l’Iran corre verso la crisi alimentare. Fonti indiane dicono che gli acquirenti iraniani non hanno pagato 144 milioni di dollari di riso arrivato a ottobre e novembre via mare, pagabile secondo contratto a novanta giorni dalla consegna. Cinque carichi di riso in navigazione verso l’Iran sono stati dirottati verso altre destinazioni, dove compratori più affidabili attendono. Almeno altri dieci mercantili, con a bordo 400 mila tonnellate di riso, sono fermi al largo, incerti se avvicinarsi per scaricare, per le difficoltà con i pagamenti. L’associazione indiana dei produttori di riso ha chiesto di interrompere la spedizione a credito di carichi di riso per minimizzare le perdite, e si è rivolta al governo di Nuova Delhi per provare a recuperare un po’ di denaro: è un problema, considerato che l’India fornisce all’Iran il 45 per cento del suo riso e che gli iraniani sono grandi consumatori, in media ne mangiano 40 chilogrammi a testa ogni anno. Rispetto all’anno scorso, il prezzo nei bazaar è passato da 2 a 5 dollari al chilo, più che raddoppiato, per colpa della crisi monetaria che sta deprezzando il valore del rial. A gennaio l’importazione in Iran di mais dall’Ucraina è crollata del 40 per cento, per lo stesso problema: a causa delle sanzioni i trader sono riluttanti e gli iraniani sono debitori inaffidabili. Il mais in Iran è usato soprattutto come mangime per gli animali e ora che gli arrivi dall’Ucraina si sono quasi dimezzati il prezzo di un chilo di carne è triplicato, fino ad arrivare a 30 dollari, fuori dal budget delle famiglie medie. Alla fine dell’anno si sono fermate del tutto le importazioni di olio di palma, essenziale per cucinare, dalla Malesia. Sono circa 30 mila tonnellate al mese, la metà della domanda. Dice un trader: “I pagamenti non stanno più arrivando e nessun esportatore di olio vuole rischiare mandando carichi via nave all’Iran, con questa situazione politica così tesa”. Eppure quello iraniano è un mercato importante, che l’anno scorso ha speso più di mezzo miliardo di dollari sul mercato dell’olio commestibile. L’Indonesia, l’altro grande produttore mondiale, ha detto che sta studiando la possibilità di fare un baratto: lingotti d’oro e petroliere cariche di greggio in cambio di olio di palma. Se Teheran è costretta al baratto, è segno che le nuove sanzioni bancarie e commerciali stanno già colpendo duro e a breve termine potrebbero condizionare, più che il programma nucleare, le elezioni e la credibilità del governo.
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