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Shalom Rassegna Stampa
10.02.2012 Gerusalemme secondo Rai1, uno speciale che sembra confezionato dalla tv dell'Anp
analisi di Angelo Pezzana

Testata: Shalom
Data: 10 febbraio 2012
Pagina: 20
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «La Gerusalemme che non c'è»

Riportiamo da SHALOM di febbraio, a pag. 20, l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo "La Gerusalemme che non c'è".


Franco Scaglia                Gerusalemme, il Kotel, Angelo Pezzana

Era già andato in onda lo scorso aprile ed è stato ritrasmesso, difficile dire a generale richiesta, il 23 dicembre, entrambe le volte in tarda serata, alle 23,30 in aprile, addirittura tra le 2 e le 3 della notte a dicembre, due fasce orarie dedicate non proprio ai grandi ascolti, ma pur sempre una produzione Rai speciale TG1. “La Santa Gerusalemme”, è questo il titolo del documentario al quale ci riferiamo, lungo ben 48 minuti, tratto da un’idea di Franco Scaglia, regia di Francesca Muci e prodotto per la Rai da Alex Ponti, che potrebbe essere il figlio di Sophia Loren, indimenticata protagonista di quel bel film “Judith” (1965, regia di Daniel Mann) nel quale la bella e brava attrice interpretava una sopravvissuta alla Shoah, arrivata in Eretz Israel per aiutare l’Haganà a catturare un nazista nascosto in Siria. Altri tempi, oggi Alex, da bravo figlio del suo tempo, produce documentari che, sotto il manto della santità, contribuiscono a diffondere di Israele un’immagine del tutto distorta da quella reale. Anzi, un documentario dove della capitale di Israele non c’è quasi nulla. La Rai non è la sola, intendiamoci, anche Mediaset, con Rete4, ha provveduto inviando da quelle parti parti Stella Pende (il nome suona famigliare ?) che, poverina, si è data da fare per scalfire anche lei l’immagine del Piccolo Satana, onestamente va detto che ce l’ha messa tutta, a detta di chi ha visto il suo lavoro. Non siamo fra questi, abbiamo però seguito con attenzione l’altro "La Santa Gerusalemme", quello tratto “da un’idea di Franco Scaglia”, del quale poco sapevamo, ci siamo dovuti accontentare delle scarse notizie di Wikipedia, e precisamente che è “dirigente televisivo di lungo corso in Rai,  Presidente di Rai Cinema dal 2004”, se ha altre benemerenze non sappiamo.
Dicevamo di averlo seguito attentamente, addirittura prendendo appunti. Eccoli:

Il documentario si apre con una citazione di Torquato Tasso, e fin qui tutto bene, forse quell’ aggettivo “liberata” dopo Gerusalemme poteva alludere alla parte ‘occupata’, ma, forse, non era l’ intenzione del nostro autore. A descriverci Gerusalemme compaiono due signori, uno chiama Franco l’altro, dal che deduciamo che il Franco in questione sia lo Scaglia che ha avuto l’idea, mentre su chi sia l’altro rimarrà un mistero per tutti i 48 minuti, Franco non lo chiama mai per nome, non compare nei titoli, né di testa nè di coda, quindi sarà per noi ‘Mister X’. La regia è di Francesca Muci, alla quale, non conoscendone il curriculum, ci limitiamo a fare i complimenti per aver saputo ‘mixare’ parole, musica, immagini, in modo talmente abile da lasciare una traccia indelebile nello spettatore su quanto siano belle le Gerusalemme araba e cristiana, mentre quella ebraica, per quel poco che è dato vedere, risulta un insieme di presenze militari, una forza di occupazione, in più rappresentata unicamente dalla città vecchia, la ‘Ir Atikà’, perchè fuori da quelle mura Gerusalemme non c’è, pluf ! non esiste, Franco e Mister X l’hanno cancellata dalla carta geografica.

Giustamente, quindi, è la preghiera di un muezzin che apre il documentario, mentre la Porta di Jafo viene indicata come la porta dalla quale passano i cristiani, mentre gli arabi entrano da quella di Damasco. Da dove passino eventualmente gli ebrei non ci viene detto. Superata la Porta di Jafo, uno dei due dice di avere ‘difficoltà a timbrare’ , in mano pare avere una scheda magnetica, il cui uso rimarrà sconosciuto, anche perché per oltrepassare la porta di Jafo non occorre nessuna scheda magnetica. I due sono arrivati alla città vecchia da Betlemme, si vede il muro di sicurezza, Franco dice a Mister X, e Mister X commenta con Franco, “quanto sia umiliante subire una perquisizione”, su quel muro, poi, sul versante palestinese, ci sono “disegni di libertà e fantasia”, mentre il versante israeliano è “un muro gelido, di ghiaccio”. I due spiegano che è lungo 400 Km, e quando sarà completato sarà di 700 Km. Lo guardano, e fanno notare “quant’è alto”. Si guardano bene dallo spiegare la differenza tra barriera e muro, e il motivo per il quale sono stati eretti, ci dicono invece che saranno 700 Km di muro di cemento, una bufala spacciata per informazione.

Lasciata Betlemme, arrivano alla città vecchia, che spacciano per Gerusalemme, infatti dicono “ecco le mura della città” e il povero telespettatore che in Israele non ci è mai andato, pensa oh che bello così vedo finalmente Gerusalemme, e non sa che Franco e Mister X gli stanno propinando la città vecchia, mentre gli dicono “ ecco le mura della città”. Franco si rivolge a  Mister X e gli chiede se la presenza cristiana è in pericolo, ma non gliel’ha chiesto quando erano a Betlemme, lì avrebbe avuto un senso, perché è dai territori palestinesi che i cristiani fuggono, non da Israele. Ma tant’è, infatti subito dopo incontrano Padre Bottini, uno studioso della Bibbia, il quale dice che non è la religione la causa dei conflitti sociali, ma la mancanza di libertà, di rispetto per la dignità delle persone, il che potrebbe essere vero in un giusto contesto, peccato che mentre il religioso dice queste parole sullo schermo appaiono in rassegna soldati israeliani con le armi bene in vista, così chi guarda fa 2 più 2 quattro, ecco la causa, è Israele. Cristiani e arabi vanno d’accordo (siamo sempre in città vecchia), sono gli ebrei del quartiere ebraico che,” per arrivare al Muro del Pianto, si rifiutano di passare dal quartiere arabo”, infatti “passano sui tetti per non incontrare i vicini”, testuale. Gli fosse mai venuto in mente di dire che il Kotel non è nel quartiere arabo, e che quella parte delle mura che loro chiamano “tetti” non è altro oggi che una passeggiata molto amata dai turisti lungo la parte alta delle mura. Li appassiona poi un bar arabo, pieno di fumo e con musica araba, che gli fa dire “ ecco, qui c’è l’anima di Gerusalemme !”. Non potendolo evitare entrano per un paio di minuti nel quartiere ebraico che liquidano con un “qui è tutto nuovo, sono gli ebrei americani ad aver comprato le case”, così il telespettatore penserà che quelle case adesso tutte nuove un tempo magari erano degli arabi. Il Kotel viene ripreso solo per arrivare alla spianata delle moschee, dopo aver passato “ un presidio militare molto severo, angoscioso, posti di blocco, telecamere”, il tutto condito da un sottofondo di musica da film western con i militari d'Israele in primo piano. La descrizione delle moschee è estremamente accurata (sul Kotel 19 secondi).

Gli ultimi 3 minuti vanno a Yad Vashem, qualche parola tanto per dire che c’è stato uno sterminio, la musica questa volta è opportunamente triste, si chiude con l’immagine di un campo di sterminio.

Inutile chiedersi “ma, e Gerusalemme, perché non c’era ?”, a Scaglia e a Mister X è bastata la città vecchia, una spruzzata di archeologia, moschee e chiese cristiane, un titolo roboante come “la Santa Gerusalemme” e il programma è confezionato. Pronto per lo Speciale di Rai1. Ci consola il pensiero di come avrebbe potuto essere se il committente fosse stato Rai 3.
Chi vuole controllare, trova il documentario nell’archivio Rai.

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