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Shalom Rassegna Stampa
10.02.2012 L'antisemitismo di Giorgio Bocca
commento di Dimitri Buffa

Testata: Shalom
Data: 10 febbraio 2012
Pagina: 21
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Giorgio Bocca e quel nervo scoperto dell'antisemitismo di gioventù»

Riportiamo da SHALOM di febbraio, a pag. 21, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo "Giorgio Bocca e quel nervo scoperto dell'antisemitismo di gioventù".
Considerando l'ostilità di Bocca verso Israele, quel peccato non è stato solo di gioventù.


Dimitri Buffa
a destra, la prima pagina (Agosto 1942) di La provincia grande con l'articolo di Giorgio Bocca dal titolo " I protocolli dei Savi anziani di Sion
".

“L’odio di chi vede svelati i suoi piani è enorme, l’odio di chi vede rovinati i propri piani è tremendo. Questo odio degli ebrei contro il fascismo è la causa prima della guerra attuale.
La vittoria degli avversari solo in apparenza, infatti, sarebbe una vittoria degli anglosassoni e della Russia; in realtà sarebbe una vittoria degli ebrei. A quale ariano, fascista o non fascista, può sorridere l’idea di dovere in un tempo non lontano essere lo schiavo degli ebrei?”.
Queste parole, che pesano come macigni, non sono state scritte in qualche sito negazionista di internet, né promanano da qualche libello nazi fascista degli anni ’30 o ’40 del secolo scorso, ma sono il cuore  di un editoriale di Giorgio Bocca scritto nell’agosto del 1942 su “La provincia grande”, “Sentinella d’Italia”, intitolato “I protocolli dei Savi anziani di Sion”. Nome della rubrica: “Documenti dell’odio giudaico”.
Se tutti possono avere commesso piccoli o grandi errori di gioventù, errori da farsi perdonare, e se è vero che l’Italia fu tutta fondamentalmente fascista durante il Ventennio, è altrettanto certo che nessuno ha avuto il coraggio, dal secondo dopoguerra ad oggi, di affrontare questo nodo irrisolto della vecchia nomenklatura che prima fu fascista, anzi fascistissima quando non nazista, e poi,  generalmente dopo l’8 settembre 1943, cambiò idea, o casacca, e magari passò con i parigiani.
Se la Germania ha tirato la croce addosso a  premi Nobel come Gunther Grass dopo averne scoperto la pregressa militanza hitleriana e anche la Francia non ha risparmiato mostri sacri della politica come l’ex Capo di Stato Francois Mitterrand, anche lui coinvolto in Vichy come tanti altri cittadini francesi meno illustri, in Italia
In nome del “volemose bene” o del luogo comune che ci dipingeva come “italiani brava gente”, nessuno dei mostri sacri del giornalismo o della politica italiana ha dovuto subire non un’epurazione ma neanche una critica blanda.
Bastava dire “errori di gioventù”, la formuletta magica, e tutto passava in cavalleria. Anche dopo la morte di Enzo Biagi, e durante la sua vita, si parlò del suo pregresso anti semitismo, espresso nella pubblicistica dell’epoca. E anche allora, la grande stampa italiana si dimostrò  molto più incline a perdonare gli errori del grande maestro piuttosto che a sottolineare i limiti della figura alla luce di queste acquisizioni.
Ciò che va invece rimarcato, nel caso di Bocca, è lo zelo anti semita che traspare da scritti redatti quando era già poco più che ventenne, e quindi in età della ragione piuttosto avanzata. Se è vero che l’Italia fu quasi tutta fascista è altrettanto sicuro che non tutti sottoscrissero il manifesto della razza e pochi avevano l’onore di essere gli editorialisti di punta dei quotidiani fascisti, gli unici autorizzati a scrivere quello che credevano opportuno. E non tutti usarono l’anti semitismo per fare carriera nei giornali. Leggere oggi quell’articolo del grande maestro del giornalismo che poi per quasi tutta la vita si è fatto vanto di essere stato un partigiano, esperienza iniziata addirittura nel 1944, fa un po’ rabbia.
Oltre alla frase citata in apertura si possono leggere perle come questa: “Sono i “Protocolli dei Savi di Sion” un documento dell’internazionale ebraica contenente i piani attraverso a cui il popolo Ebreo intende giungere al dominio del mondo. La logica costruzione del testo trae ragione e causa da un esame critico e profondo della realtà del mondo e della natura umana. Non vi sono perciò ragionamenti aprioristici ed astratti, ma solo studio, critica, deduzione e, come ultimo risultato, la proposizione. Il povero “gojm” o “gentile” così il testo chiama i non Ebrei, leggendo quei “Protocolli” rimane al tempo stesso stupito ed atterrito. Anche se è in grado di sceverare da ciò che ha effettivo valore tutto quello che può essere enfasi ieratica o presunzione propria di chi si crede prediletto da Dio, il lettore ariano rimane impressionato dinanzi ad un opera così macchinosa e gigantesca, così ammalata di criminalità con tanta tenacia e spaventosa perseveranza condotta attraverso ai secoli da esseri che si sono sempre tenuti nell’ombra ed al riparo di propizi paraventi.”
Bocca all’epoca non sapeva che quel libello era un clamoroso falso della polizia dello Zar?
E perché in seguito non ha fatto un sia pur modesto mea culpa, nel merito e approfondito, spiegando agli italiani le corbellerie che aveva scritto nel 1942? Continuare a girare attorno a queste cose e limitarsi alla politica del “non si parla male di Garibaldi” non giova a nessuno. Non giova agli italiani, non giova alla comprensione di quanto sia stato radicato l’anti semitismo in italia, e ancora oggi lo vediamo sotto forma di analfabetismo di ritorno attraverso internet, e non giova neanche a una lettura storica del lavoro di un maestro di giornalismo come indubbiamente fu, nonostante tutto, Giorgio Bocca.

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