Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 09/02/2012, a pag. 8, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo "I dipendenti pubblici bloccano Israele".
Michele Giorgio
Michele Giorgio si stupisce che in Israele ci siano scioperi. Forse non ha ancora capito che Israele è una democrazia, non è l'Urss.
Per un giornalista che scrive per un quotidiano che si definisce 'comunista' la stessa idea di sciopero dovrebbe essere un dogma. Giorgio si scandalizza.
IC ritiene, invece, che sia scandaloso dichiararsi comunisti nel 2012 e diffonderne l'ideologia.
Ecco il pezzo:
Trasporti fermi, banche chiuse, uffici pubblici sigillati, aeroporto di Tel Aviv al rallentatore e ospedali operativi solo per le emergenze. Israele ieri è stato paralizzato da uno sciopero generale, dichiarato dopo chemartedì sera erano fallite le trattative tra il ministro delle finanze, Yuval Steinitz, e la confederazione sindacale Histadrut. Oggetto del confronto l’aumento dei salari e l’assunzione dei precari, in particolare quelli che dipendono dalle agenzie del lavoro - quindi il settore pubblico. Steinitz ha reagito definendo «inutile» lo sciopero che, a suo avviso, costerà caro all’economia del paese. Il presidente dell’Histadrut, Ofer Eini, non ha ceduto e ha comunicato che la durata dello sciopero dipenderà dall’atteggiamento del premier Benyamin Netanayhu e dai ministri dell’Industria, del Commercio e del Lavoro. In realtà oggi sarà la Corte nazionale del lavoro a decidere se l’agitazione che ha bloccato il paese potrà andare avanti. Non scioperano proprio i precari, nel timore di essere licenziati in tronco dalle compagnie da cui dipendono. Un risvolto che fa riflettere sulla ricattabilità, evidentemente non solo in Israele, dei lavoratori privi di un contratto a tempo indeterminato e costretti a rinunciare a molti dei loro diritti pur di conservare il posto. Il ministro Steinitz è in difficoltà anche se la sua posizione rigida raccoglie il pieno sostegno di Netanyahu, noto fautore del liberismo economico: era stato lui, negli anni scorsi quando era ministro delle finanze, a varare una profonda riforma del mercato del lavoro che in questi ultimi anni ha fatto aumentare sensibilmente il numero dei precari. La questione dei precari sottopagati, specialmente nelle scuole e università, era emersa giò nelle proteste della scorsa estate, quando migliaia di «indignados» erano scesi nelle piazze, a partire dal costo della casa per puntare il dito sulla concentrazione della ricchezza e la mancanza di giustizia sociale: la Histadrut aveva appoggiato le proteste. Ora l’Histadrut punta l’indice contro il governo di destra che rifiuta ogni compromesso, a differenza dei privati. Eini infatti ha raggiunto in linea di principio un accordo con il Coordinamento delle Imprese – che rappresenta i datori di lavoro privati – secondo il quale i precari, che lavorano a tempo pieno da almeno due anni, verranno assunti dalle imprese e non continueranno più a essere legati a un’agenzia di lavoro interinale, come accade ora. Non solo, i lavoratori legati a questo tipo di agenzie godranno di aumenti in linea con i salari dei lavoratori dipendenti. L’intesa non è stata ancora firmata ma il sindacato è fiducioso. L’accordo raggiunto con le imprese private peraltro ha accresciuto il potere di contrattazione dell’Histadrut nei confronti del governo Netanyahu, che rifiuta l’assunzione dei lavoratori interinali nei suoi ministeri. Steinitz si è detto disposto soltanto ad aumentare i salari di queste persone e ad avviare un monitoraggio più attento delle agenzie di collocamento, in modo da garantire i diritti dei lavoratori e limitare abusi e ricatti. «E’ inconcepibile per noi essere l’unico Stato ad assumere lavoratori interinali…se oggi cominciamo ad assumere gli addetti alle pulizie, domani saremo chiamati ad assumere ristoratori e poi commercialisti e avvocati che forniscono servizi alle imprese e allo governo. Tutto ciò è inaccettabile», ha tuonato il ministro. Parole accolte con disappunto da Eini che ieri all’alba ha dato il via allo sciopero generale.
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