Iran: non basta interrompere il programma nucleare, bisogna estirpare la teocrazia commenti di Redazione del Foglio
Testata: Il Foglio Data: 09 febbraio 2012 Pagina: 3 Autore: Redazione del Foglio Titolo: «Lo strike e il cambio di regime - Khamenei è riuscito a passare per 'il moderato' (rispetto ad Ahmadinejad)»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 09/02/2012, a pag. 3, l'editoriale dal titolo " Lo strike e il cambio di regime ", a pag. 4, l'articolo dal titolo " Khamenei è riuscito a passare per 'il moderato' (rispetto ad Ahmadinejad) ". Ecco i due pezzi:
" Lo strike e il cambio di regime "
Mahmoud Ahmadinejad
Israele può attaccare l’Iran? Sì, secondo Bret Stephens, l’asso degli editorialisti del Wall Street Journal già direttore del Jerusalem Post. Non solo. Bisogna andare oltre l’attacco preventivo e liberarsi non soltanto di Qom e Isfahan, le diaboliche fornaci atomiche dei mullah, ma del regime stesso che è apocalittico e potenzialmente genocida. “La Repubblica islamica vuole distruggere Israele. Se Israele vuole sopravvivere, deve promettere di fare lo stesso”. Stephens solleva un tema spesso usato, in modo fallace, dai critici dell’attacco preventivo israeliano: non si possono fermare i piani del khomeinismo soltanto bombardando dall’alto le sue postazioni militari, serve un regime change. Un nuovo Iran. Su Newsweek Niall Ferguson ha appena paragonato lo strike israeliano alla “nuova guerra del 1967”, quando i Mirage di Gerusalemme diedero il via a incredibili incursioni sugli aeroporti militari iracheni, giordani, siriani ed egiziani e in un giorno, il 5 maggio 1967, distrussero 367 aerei, salvando il paese dalla distruzione. Quella guerra lampo finì con una vittoria travolgente. Stephens sostiene che se non si distrugge il regime iraniano, Israele si troverà di fronte a una nuova guerra dello Yom Kippur. Alle 13,40 del 6 ottobre 1973, mentre tutta Israele digiuna al tempio, le sirene annunciano che il paese è stato attaccato da Siria ed Egitto. Il fronte si sposta in avanti senza remissione verso il cuore dello stato ebraico e sui confini muoiono i soldati di leva bruciati da siriani ed egiziani dentro i loro carri armati. Abba Eban parla di “una nuova Pearl Harbor”. C’è chi intravede persino un “nuovo Olocausto”. Fu una guerra che uccise 2.701 soldati israeliani. Una enormità per un paese così piccolo. Tutti si mobilitano: coperte, transistor, cibo, persino i vecchi corrono a portarli al fronte. Israele sopravvive, ma non ha mai rischiato tanto dalla guerra del 1948. Oggi come allora ci sono 200 mila missili puntati sullo stato ebraico. Se stavolta non si va fino in fondo, se non si distrugge per sempre questa triangolazione apocalittica formata da Hezbollah-Iran-Hamas che ha a Teheran il proprio basamento, a Tel Aviv potrebbe fare davvero molto caldo in un futuro non troppo distante.
" Khamenei è riuscito a passare per 'il moderato' (rispetto ad Ahmadinejad) "
Ali Khamenei
C’è un pazzo a Teheran Una volta c’era la cremlinologia, l’arte sofisticata di leggere fra le parole e i fatti, cercando di intuire le mosse del Politburo sovietico. Ora, a Langley, va di moda l’iranologia. Non solo per individuare i siti e i progressi del nucleare degli ayatollah, ma anche quel che avviene dentro il potere. La domanda che si pongono, alla Cia e a Foggy Bottom, è: “Chi comanda a Teheran?”. A Foggy Bottom e alla Sicurezza nazionale sono convinti che tutto il potere sia nelle mani della Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei. Da cui la lettera segreta, e molto minacciosa, mandata dal presidente, Barack Obama, alla massima autorità religiosa del paese. Khamenei è riuscito a passare come un leader un po’ più moderato del presidente, Mahmoud Ahmadinejad. Khamenei, invece, dipinge Ahmadinejad come un pazzo. Sui media ufficiali molte azioni pericolose sono state messe sul conto di Ahmadinejad, mentre secondo fonti vicine al presidente vanno attribuite a Khamenei. I leak sui giornali In recenti riunioni con i suoi più stretti collaboratori, Ahmadinejad si è sfogato contro Khamenei, accusandolo di avvelenare i pozzi in vista delle prossime elezioni di marzo per il rinnovo del Parlamento. Il presidente accusa la Guida suprema di interferire in un campo di sua competenza, la politica estera. Così facendo, per Ahmadinejad, avrebbe contribuito a deteriorare la situazione politica ed economica dell’Iran, a peggiorare i rapporti con la Turchia, a mettere in allarme gli americani, mandando i suoi pasdaran nelle acque di Hormuz. La lista di Ahmadinejad è lunga: l’assistenza militare alla Siria, gli attacchi dinamitardi in Turchia, l’assalto all’ambasciata inglese, il complotto per assassinare l’ambasciatore saudita a Washington. Khamenei ha contrattaccato, attribuendo la responsabilità ad Ahmadinejad, colpevole del deteriorarsi della situazione economica. Il giorno dopo, le accuse sull’economia sono finite sulla stampa. Le trame della Guida suprema A Langley leggono i giornali iraniani, i siti internet e i blog con attenzione certosina. Spesso si trovano dentro e fuori le righe conferme delle notizie raccolte dall’intelligence. Sul piano militare, su quello scientifico e su quello politico, il regime è molto permeabile per i servizi segreti occidentali. Un esempio: soprattutto grazie a fonti presidenziali, è stato ricostruito l’assalto all’ambasciata inglese, “una scemenza” per Ahmadinejad che 33 anni fa aveva partecipato all’occupazione di quella americana. L’operazione, condotta dai bassiji, è stata supervisionata per ordine di Khamenei dal comandante Sartip Mohammad Reza Nadqi. E’ da mettere in conto a Khamenei anche il complotto antisaudita che ha trasformato il regno nel principale nemico dell’Iran in medio oriente. Mansour Arbabsiar era stato incaricato di preparare l’attentato contro il diplomatico di Riad da Gholam Shakuri, agente delle forze al Quds, braccio militare e spionistico di Khamenei. Anche in Siria gli iraniani operano a sostegno di Bashar el Assad attraverso le forze al Quds. Uomini di Khamenei hanno agito anche in Turchia. L’eminenza nera del presidente Secondo gli uffici di Khamenei il personaggio che nell’entourage di Ahmadinejad contribuisce di più a diffondere notizie contro la Guida suprema è il cognato del presidente, la bestia nera dei duri, Esfandiar Rahim Mashaei. Ahmadinejad e Khamenei si intendono solo sull’atomica per distruggere Israele. Su tutto il resto non vanno d’accordo. La situazione economica è grave, i giovani odiano il regime, l’opposizione non demorde, la miseria dilaga e le sanzioni occidentali (dure più che mai) sono in arrivo. Il regime vacilla e la lotta di potere ne è il segno più evidente.
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