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Don Nandino Capovilla: i precedenti 08/02/2012

Purtroppo quel don Nandino Capovilla è un mio concittadino. Appartiene ad un'istituzione cattolica denominata "Pax Christi", ma dal suo comportamento sarebbe più opportuno e calzante denominarla "Bellum Christi". Ho polemizzato pure con mons. Tommaso Valentinetti, il vescovo che fu per due mandati presidente di tale consorteria. Muri di gomma indifferenti. Anche con quel mons. Mogavero ho polemizzato pesantemente: nessuna risposta. Ignoranza? Paura? fate voi. Vi allego la lettera da me scritta all'allora Vicario generale e poi vescovo Ausiliare del Patriarcato di Venezia nel 2005 sulle nefandezze dei sedicenti sostenitori della causa Palestinese a Venezia.

Maurizio Del Maschio

"mi rincresce dover ritornare su una persona e su una questione nei cui confronti ho già avuto modo di focalizzare la tua attenzione in passato. Mi riferisco a don Nandino Capovilla e alle sue performances riguardanti il sostegno della causa palestinese. Che il popolo arabo di Palestina abbia diritto a vivere in pace nella sua terra è un auspicio condiviso da tutti noi. Tuttavia, pensare di giovare a questa nobile causa propalando menzogne e mezze verità, si pure bona fide admissa, è una pia illusione. Semmai, si raggiunge un obiettivo pernicioso: quello, cioè, di alimentare un ingiustificato sentimento anti-israeliano e, in definitiva, antiebraico, poiché certe distinzioni risultano troppo sottili al grande pubblico.

Questa volta l’agorà nella quale si sono esibiti il Nostro, Elisabetta Tusset ed un improbabile testimonial, certo Davide Libralesso che, a sua detta, ha passato un periodo in Israele con le truppe dell'ONU facendone parte, è lo Spazio Mondadori.Don Nandino, citando le parole del Vescovo Marcuzzo, ha affermato che "la pace sarà sempre provvisoria". A proposito della "corruzione dell'ANP" e del muro ha sostenuto, anche con esempi, che qui in Europa l'informazione non è solo deformata (opinione che condivido, ma su un versante opposto), ma arriva addirittura “differente”. Ha affermato che avvengono, da parte degli israeliani, continui furti di terra e che l'ANP “fa tenerezza”, per il livello di sofferenza inflitto, che i check points agiscono nella logica dell'occupazione che è la massima illegalità e perseguendo non una logica di sicurezza ma di umiliazione. Per una macchina che non si è fermata al check point, lui ha assistito ad una punizione collettiva. “Pensate che gli Israeliani fermano anche le ambulanze con i moribondi a bordo e le perquisiscono!” ha affermato il Nostro, glissando sul fatto che i terroristi Palestinesi avevano la buona abitudine di utilizzare le ambulanze per il trasporto di materiale, diciamo così, “esplosivo” a Gerusalemme.A sostegno di ciò che don Nandino ha detto, il Libralesso ha testimoniato quanto capitato a lui al check point di Hebron: sono stati picchiati 2 ragazzini arabi. E' stato utilizzato il "famoso" gioco dei bigliettini che consiste nell'introdurre bigliettini in un elmetto e poi tirarne fuori uno: se è scritto "botta in testa" danno una botta in testa, se è scritto spezzare le gambe, spezzano le gambe...Il medesimo ha asserito che viaggiare è difficile anche con una macchina dell'ONU: tutto è illegale e viene commesso da un esercito di occupazione. Il muro è illegale e mentre quello di Berlino era alto 2 metri, questo è alto 9 metri. 200 circa sono i check points in Israele. Betlemme è “circondata dal muro” (mentre chi vi è stato ha avuto modo di constatare, con i propri occhi, che non è vero e che il muro circonda il villaggio di Maalè Kedumin e la tomba di Rachele a Betlemme - sottoposti a continui attacchi)

Don Nandino ha poi affermato: “Questo non è libro di parte, ma di pace (sic!). Il libro vuol essere dalla parte della legalità internazionale. L'aspirazione è il ripristino della legalità internazionale che si raggiungerà quando si ritorna ai confini del '67” (ma delle motivazioni che hanno indotto alla costruzione del muro e ai severi controlli non è stata spesa una parola. Per non dire nulla sulla trascurabile circostanza che la costruzione del muro ha per scopo di chiudere Israele agli attacchi esterni e non quello di chiudere i palestinesi nella loro terra e che, dalla sua erezione il numero degli attentati è drasticamente crollato). Ma per don Nandino il muro non è per difesa ma per "tappare" i palestinesi.E’ stato altresì mostrato un filmato del muro (con riprese che avevo visionato precedentemente) preso dal basso e quando si vede un varco Capovilla avverte sprezzante: “Attenzione, non si tratta di un varco, ma un tratto non finito. Neppure in Africa è mai stato fatto un muro tra bianchi e neri, una separazione così umiliante. Questa è una sofferenza continua all'interno della propria terra, è una giustizia negata”.Il Libralesso rende noto che per poter affermare quanto sopra ha anche percorso 600 km su una compiacente macchina diplomatica francese e che tale vettura, ancorché diplomatica, veniva talvolta fermata ai check points, contro ogni convenzione (I casi sono due: o non conosce le convenzioni o è in malafede. Tertium non datur).Ha parlato anche Betta Tusset, confermando quanto detto. Se non si è equivocato, dal suo dire pare non sia mai stata in Israele...

La cosa più odiosa, dal mio punto di vista di uomo di comunicazione, è la strumentalizzazione del Diario di Etty Hillesum, una giovane ebrea morta nel campo di sterminio di Oswiecim (Auschwitz-Birkenau). La tesi che sottilmente si vuol far passare è che, in conclusione, gli Israeliani sono i nazisti del nostro tempo. Semplicemente mostruoso.Se poi quanto sopra si raffronta a quanto veramente avviene in Israele, alle recenti affermazioni del Presidente iraniano Ahmadinedjad e a quanto si legge sulla Storia della Shoà della Utet, il cui primo volume è appena uscito e presentato a Francoforte, veramente c'è da chiedersi se qualcuno dimentica, ignora, o vuol ignorare la storia, la cronaca (quella vera).In conclusione, mi sembra che la segnalazione che ti feci dopo l’intervento di don Nandino alla Scuola dei Calegheri non abbia sortito alcun effetto. Apertis verbis, ciò rischia di far apparire la chiesa veneziana complice delle performaces a senso unico di don Nandino con il quale, da giornalista che da anni si occupa di Medio Oriente, sono disposto anche a confrontarmi pubblicamente in un sereno dibattito.
Ti ringrazio per la sensibilità con cui vorrai trattare questo “penoso” caso." 


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