Il negazionismo non è un'opinione, è una falsificazione storica, una menzogna Commento di Giuliano Zincone
Testata: Il Foglio Data: 08 febbraio 2012 Pagina: 2 Autore: Giuliano Zincone Titolo: «L’errore di chi considera ancora il negazionismo un reato d’opinione»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 08/02/2012, a pag. 2, l'articolo di Giuliano Zincone dal titolo "L’errore di chi considera ancora il negazionismo un reato d’opinione" .
Giuliano Zincone
Puntuale come il freddo d’inverno, torna l’incitamento a trasformare il negazionismo in un delitto penale anche in Italia. Si tratterebbe di punire un reato d’opinione, una legge che umilierebbe qualsiasi cultura liberale. E che sarebbe particolarmente bizzarro approvare nella stagione in cui ogni vecchio fascista, come ogni vecchio comunista, si sente autorizzato a impartire lezioni di liberalismo urbi et orbi. Il negazionista, in sostanza, dichiara di non credere che nei campi di sterminio nazisti siano stati assassinati sei milioni di ebrei. Secondo me, sarebbe stato perpetrato un crimine contro l’umanità anche se i lager avessero immolato un minor numero di vittime (soltanto un milione, o ebeti?). E non è comunque un’infamia ripugnante deportare e condannare ai lavori forzati persone innocenti? Non so fino a che punto si spinga l’imbecillità o la malafede dei cosiddetti increduli, che certamente avranno visto i numerosi filmati dei lager, le camere a gas, i forni crematori, e ascoltato le tremende testimonianze dei superstiti. A me sembra che l’atteggiamento negazionista vada condannato con il disprezzo, non con la galera. In una società civile la libertà d’opinione non è tale soltanto quando afferma concetti condivisi dalla maggioranza, ma lo è anche (anzi, soprattutto) quando consente di esprimere idee sciagurate o “eretiche”. Oggi, per fortuna, non finisce sul rogo chi nega l’esistenza di Dio. Né subisce i micidiali anatemi della Santa Inquisizione chi nega che il Sole giri intorno alla Terra. Nella società occidentale contemporanea si può tranquillamente negare che il nostro pianeta sia (quasi) sferico e che Elvis Presley sia morto. Oppure affermare che Ruby sia la nipotina di Mubarak, o che Saddam possedesse le armi di distruzione di massa. Alcune persuasioni sono incruente, come quelle che separano i creazionisti dagli evoluzionisti, o come quelle che scatenano polemiche tra chi si allarma per il riscaldamento globale e chi lo sbeffeggia come una bufala. Qualche palese assurdità si può liquidare con un sorriso di compatimento o con una cortese pernacchia. Altre possono scatenare tragedie, specialmente quando vengono inflitte dall’alto e si trasformano in propaganda. Esistono limiti alla libertà d’opinione? Sì, certo. Devono essere proibite e castigate le calunnie, le denigrazioni, le insinuazioni e le menzogne che provocano danni agli individui e/o alle comunità. A me non sembra che il negazionismo sia compreso in questo elenco. A meno che non sia usato per sostenere che gli ebrei sono un popolo di truffatori e che lo stato di Israele sia fondato su una simile truffa. Ma perfino in questo caso (pensiamo all’Iran) si tratta di una falsificazione storica e di un’aggressione politica, alle quali si può (si deve) rispondere con le armi (decise, ma serene) della storia e della politica. Se le minacce a Israele sono dirette, concrete e nucleari il discorso cambia, ma non ha niente a che fare con il negazionismo. Uno scandalo parallelo scaturisce dalla (ri)pubblicazione, in dispense e in Inghilterra, del “Mein Kampf” di Hitler. Strano. In tutto il mondo, la damnatio memoriae di questo criminale non esiste: ogni tv trasmette documentari gonfi delle sue minacce deliranti e dei suoi disegni d’onnipotenza, razzisti e sanguinari. Chiunque frequenti la lettura, tra l’altro, possiede “difese culturali” ben maggiori di chi si limita a guardare il teleschermo. Libertà è (sì) poter leggere pure i libri delle carogne, anche per tentare di capire in che cosa consista il loro fascino. Per conoscerlo e per combatterlo meglio.
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