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La Stampa Rassegna Stampa
07.02.2012 Intesa Hamas/Fatah, come far naufragare i negoziati con Israele
cronaca di Aldo Baquis

Testata: La Stampa
Data: 07 febbraio 2012
Pagina: 17
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Intesa tra Al Fatah e Hamas. Palestinesi al voto a maggio»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 07/02/2012, a pag. 17, l'articolo di Aldo Baquis dal titolo "Intesa tra Al Fatah e Hamas. Palestinesi al voto a maggio".


Abu Mazen con Khaled Meshaal dall'emiro del Qatar,eminenza grigia, sempre presente in tutte le iniziative anti-Occidente e contro Israele.

La notizia è stata diffusa da quasi tutti i quotidiani italiani. Repubblica e Unità, nelle titolazioni, scelgono di puntare sulla presunta furia del premier israeliano. Presunta perchè, come si evince chiaramente dall'articolo di Baquis, la reazione israeliana non è di ira, ma di delusione. L'Anp ha preferito trattare con Hamas, un'associazione terroristica riconosciuta tale da Onu e Ue, piuttosto che con Israele. Hamas auspica la cancellazione di Israele con qualunque mezzo, un interlocutore simile non favorisce la ripresa dei negoziati.
Per altro nemmeno l'Anp offre garanzie, come si può vedere dall'immagine in alto a destra. Si tratta della pagina ufficiale dell'Anp su Facebook, tratta da PALESTINIAN MEDIA WATCH, e sopra sono glorificati dei terroristi responsabili di attentati in Israele.
Ecco il pezzo di Aldo Baquis:

Nel tentativo di rimuovere un notevole ostacolo alla riconciliazione palestinese - preannunciata al Cairo nel maggio 2011 Hamas ha ieri accettato la proposta del Qatar di affidare al presidente dell’Anp Abu Mazen (Al Fatah) anche la carica di premier. In questa nuova veste dovrà pilotare un governo di tecnocrati, sostenuto da tutte le forze politiche palestinesi, verso nuove elezioni presidenziali e politiche, da tenersi nei Territori a maggio.

L’annuncio della nuova intesa fra il leader di Hamas Khaled Meshal e Abu Mazen, siglato ieri a Doha (Qatar), è stato accolto molto positivamente in Cisgiordania e a Gaza. Il premier uscente dell’Anp Salam Fayad ha augurato ad Abu Mazen di riuscire presto a formare il nuovo governo. E anche il capo dell’esecutivo di Hamas a Gaza Ismail Haniyeh - che si accinge a visitare Teheran - ha assicurato che non metterà i bastoni fra le ruote.

Note negative sono giunte invece da Benyamin Netanyahu, secondo cui Abu Mazen non può al tempo stesso dirsi interessato a colloqui di pace con Israele e sottoscrivere una alleanza con Hamas: «Si tratta - ha rilevato il premier - di una organizzazione terroristica, votata alla distruzione di Israele». La pace con Israele e gli accordi con Hamas sono inconciliabili, ha stabilito Netanyahu; almeno fintanto che gli islamici non accettano le richieste del Quartetto fra cui il ripudio della violenza, il riconoscimento di Israele e il rispetto degli impegni assunti dall’Anp.

La costituzione di un nuovo gabinetto palestinese potrebbe tuttavia non essere ancora dietro l’angolo. Il governo di tecnocrati era già stato preannunciato nel maggio scorso, poi confermato a novembre: eppure è rimasto sulla carta, per una serie di contrasti interpalestinesi. Alla luce dei successi elettorali conseguiti dai Fratelli musulmani e da movimenti a loro vicini in diversi Paesi arabi, Hamas si sente sulla cresta dell’onda ed è meno incline che in passato a fare concessioni ad Abu Mazen.

Anche dopo l’incontro amichevole di Abu Mazen e Meshal in Qatar restano sul tavolo diverse questioni irrisolte. Fra queste: il tempo molto ristretto per la organizzazione di elezioni in zone geografiche (Cisgiordania e Gaza) che dal 2007 sono state gestite da entità politiche separate; e la spinosa riorganizzazione dell’Olp, richiesta da Hamas per farvi ingresso. Di non inferiore importanza il controllo dei rispettivi apparati di sicurezza. A Gaza Hamas ha messo a punto - con l’aiuto di consiglieri militari stranieri - una macchina da guerra ben addestrata e disciplinata capace di colpire con i suoi razzi la periferia di Tel Aviv. È dubbio che Abu Mazen possa ricevere da Hamas la supervisione di quelle forze.

Proprio ieri è tornato a Gaza, dopo un esilio di 22 anni, Imad el-Alami, un dirigente di Hamas che è stato a lungo delegato a Teheran e che adesso ha lasciato la ribollente Damasco per trasferirsi con la famiglia nella Striscia. Esponente dell’ala intransigente di Hamas e vicino al suo braccio armato, el-Alami ha subito ribadito la necessità di una lotta armata e senza quartiere contro Israele.

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