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Ovadia, Lerner & Co. 06/02/2012

Mi permetto di notare come ancora una volta Moni Ovadia e Gad Lerner, “autorevoli esponenti dell’ebraismo italiano” (per usare un’espressione dello stesso Lerner) si siano lasciati sfuggire l’occasione buona per tacere ed evitare una ben meschina figura. Era già capitato a maggio dello scorso anno, come i fedeli lettori di IC ricorderanno (v. la magistrale cartolina del Prof. Ugo Volli del 25 maggio 2011 dal titolo “Ultime notizie di Eurabia, dalla Scozia a Roma”), allorquando Ovadia accusò il Presidente della Comunità Ebraica Romana Riccardo Pacifici di lesa maestà del “Pensiero Unico Politicamente Corretto”, avendo portato la solidarietà a nome proprio e dei suoi correligionari ai sopravissuti membri della famiglia Fogel, in gran parte ferocemente sterminata da alcuni “valorosi combattenti” del terrorismo palestinese, pardon, “dell’eroica resistenza antisionista”. Gesto questo di grande umanità del Presidente Pacifici, giudicato invece sconsiderato da parte del buon Ovadia in quanto i Fogel erano “coloni”, dunque colonialisti, oppressori, cattiva gente assolutamente non meritevole di solidarietà e neppure, diciamola tutta, di pietà umana (diversamente, perché tante acide rimostranze da parte di Ovadia?), malgrado tra le vittime ci fosse una bambina di pochi mesi, la cui tenera età non ha impedito che fosse orrendamente sgozzata per la sola colpa di essere ebrea. A sua volta Lerner intervenne per difendere Ovadia da chi si permise nella comunità ebraica romana di criticare la sua posizione contro la solidarietà alla famiglia Fogel, invocando il diritto di libertà di parola, il quale evidentemente per i benpensanti vale solo per Ovadia e per chi la pensa come lui, mica per il Presidente Pacifici e per i membri della Comunità Ebraica Romana, come giustamente ha osservato il Prof. Volli. Ora di nuovo Ovadia e Lerner hanno aperto bocca, il primo per difendere l’innominabile vignettista autore della squallida vignetta antisemita contro l’On. Fiamma Nirenstein, il secondo per sostenere che la colpa di tutta la vicenda non è dell’innominabile che ha pubblicato una vignetta oggettivamente assai offensiva e calunniosa, degna di comparire su “Der Stürmer” per i suoi odiosi stereotipi antisemiti (chiaramente visibili a chiunque non abbia il paraocchi ideologico!), bensì … della persona offesa che (secondo Lerner) avrebbe sollevato una tempesta in un bicchier d’acqua invece di star buona e zitta, in nome del diritto di satira, naturalmente. Ebbene, nel leggere le poderose argomentazioni a difesa dell’indifendibile vignettista, confesso di aver avuto il dubbio se a colpirmi maggiormente erano le facce di bronzo degli “autorevoli esponenti” o la loro totale assenza di senso del ridicolo. Comincio con Lerner, meno truce di Ovadia ma non certo fornito di argomenti cristallini. Dunque, per Lerner il vero problema non è che Fiamma Nirenstein sia stata ritratta secondo i peggiori luoghi comuni dell’antisemitismo nazista (mani rapaci, viso bieco, naso adunco, figura mostruosa e orripilante, gambe deformi e in aggiunta, quale ulteriore e ben più grave oltraggio, anche il fascio littorio affiancato alla stella di Davide, simbolo non solo dello Stato di Israele ma anche di coloro che morirono nei campi di sterminio, abbinamento questo oggettivamente offensivo per tutti gli ebrei e non solo per Fiamma Nirenstein); no, per carità!!! Il vero problema è che (cito testualmente Lerner) «siccome il destino è beffardo, la Nirenstein ha voluto ribadire la sua accusa di antisemitismo ... sul Giornale diretto da Alessandro Sallusti proprio lo stesso giorno in cui quest'ultimo sparava in prima pagina il titolo: Lettera ai tedeschi. A noi Schettino, a voi Auschwitz. In un demenziale impeto patriottico, Sallusti scaraventava addosso al sito Internet del settimanale tedesco Der Spiegel, colpevole di una sgradevole satira antitaliana, niente meno che i sei milioni di morti della Shoah. Per giunta, negando la corresponsabilità del fascismo italiano nella persecuzione degli ebrei. Sfortunata, la Fiamma, ma non per questo le darò della «Frankenstein». Mi limito a consigliarle maggior parsimonia nel dispensare marchi d'infamia mortificanti nei confronti degli avversari politici …». Dunque a spremerne il sugo, per Lerner, Fiamma Nirenstein: a) non doveva offendersi per la vignetta perché l’innominabile suo autore è militante attivo della sinistra benpensante la quale per sua natura è sempre onesta, democratica e rispettosa degli ebrei (quelli buoni come Ovadia, naturalmente, mica i cattivi come Lieberman e Netanyahu che non voglio la pace con Hamas!); b) non doveva pubblicare le sue ragioni su “Il Giornale” di cui è autorevole opinionista (sarebbe stato forse meglio e più politicamente corretto pubblicarle su “L’Unità” o il “Manifesto”? In tal caso, Lerner le avrebbe trovate un po’ più accettabili?) proprio nel giorno in cui il direttore Sallusti in un “demenziale impeto patriottico” (!!!) ricordava ad alcuni giornalisti tedeschi non proprio beneducati che se noi in Italia abbiamo Schettino (garbato eufemismo per ribadire la tesi che siamo un popolo di peracottari, felloni, camorristi e mafiosi) loro hanno avuto Hitler e Himmler (ricordarlo a quei tedeschi che si comportano da villanzoni, per Lerner sarebbe una gravissima offesa? E poi, cosa c’entra tutto questo con le ragioni di Fiamma Nirenstein circa il carattere offensivo della vignetta? Che argomentazione del cavolo!); c) non doveva dispensare mortificanti marchi d’infamia al povero, angelico vignettista, il quale ovviamente con la sua vignetta in cui ha accostato il fascismo alle origini ebraiche di Fiamma Nirenstein, non ha invece mortificato nessuno. Bel ragionamento, eh? E vengo ora a Ovadia, il quale, poverino, si autodefinisce «ebreo che ha dedicato una parte significativa della propria vita al pensiero ebraico e ai suoi valori», pensatore ingiustamente incompreso in quanto gli succede (udite, udite!) di sentirsi calunniare quale «nemico del popolo ebraico solo per aver espresso opinioni aspramente critiche nei confronti del governo israeliano per la politica di occupazione e di colonizzazione delle terre palestinesi» (si potrebbe opinare parecchio sul fondamento delle rivendicazioni degli amici di Ovadia, ma il vero guaio per lui è di non sentirlo mai altrettanto aspramente critico contro chi a Gaza e dintorni urla a gran voce tutti i santi giorni di reclamare la totale distruzione di Israele, mica solo delle “colonie” come vaneggia Ovadia, e di voler vedere scorrere copioso il sangue degli ebrei ovunque nel mondo, ma questo per il nostro eroe è un dettaglio trascurabile). Ora, dice Ovadia, ma avete idea due benpensanti come lui e l’innominabile vignettista suo compare quanto soffrono, poveri agnellini, a sentirsi dire ingiustamente: «siete nemici degli ebrei», solo perché sostengono la sacrosanta causa di Hamas e degli altri allegri compari del terrorismo mediorientale? Cosa c’è di male in ciò? Ma ci può essere ingiustizia più grande, mistificazione più vergognosa? E dovrebbero persino accettare, due campioni della pace come loro, di lasciarsi rompere i cosiddetti dalle lamentele di una parlamentare ebrea rinnegata, venduta per due soldi ai fascisti, solo per un’innocua e innocente vignetta? Ma vogliamo scherzare, perbacco?!? Meno male che, almeno, in Italia un po’ di giustizia c’è, tanto è vero che Fiamma Nirenstein, nota Ovadia, ben sapendosi in torto non ha osato citare in giudizio l’innominabile (e brava, l’avesse fatto le sarebbe toccato anche a lei scucire 25.000 sacchi, vista l’assoluta imparzialità del giudice con Caldarola!). Alla fine del suo illuminato ragionamento, il grande araldo del Pensiero Benpensante conclude con un severo monito: «Da molti anni è in corso una perniciosa campagna ideologica che fa un uso strumentale, capzioso e persino mercantile, della Memoria e della Shoah. Esiste ormai una ricca letteratura che denuncia questa micidiale deriva e se non verrà arrestata con un grande sforzo di onestà intellettuale e di coraggio anticonformista, la memoria si trasformerà in culto della falsa coscienza e della banalità retorica. L’insulto di “antisemita” diventerà meno grave di “sciocchino”». Peccato che a Ovadia difetti totalmente non solo il senso del ridicolo, ma anche un pochino di autocritica, altrimenti si renderebbe facilmente conto che sono proprio quelli come lui ed il suo compare vignettista ad alimentare la “perniciosa campagna ideologica” che fa un “uso strumentale, capzioso e persino mercantile, della Memoria e della Shoah” quando si paragonano Hamas agli ebrei che combattevano i nazisti e la situazione di Gaza a quella di Auschwitz e Mauthausen, rovesciando in modo palesemente grossolano e fraudolento il rapporto tra ebrei perseguitati e carnefici antisemiti persecutori. Davvero Ovadia è convinto che l’interesse degli ebrei sia quello di stare accanto a chi equipara la svastica alla stella di Davide, scende in piazza bruciando la bandiera di Israele e organizza “flotille” di solidarietà alla cricca di sgozzatori di neonati che comandano a Gaza? Davvero Ovadia vuol dare a bere a chi non sia obnubilato dall’ideologia come lui che il terrorismo mediorientale condivide i valori democratici della Resistenza al nazismo ed al fascismo? Se veramente qualcuno a destra (non certo Fiamma Nirenstein, assolutamente al di sopra di ogni sospetto!) specula sulla Shoah, non si accorge Ovadia di come lui sia tra coloro che con il loro rozzo, cieco, irragionevole, fanatico odio contro Israele e l’acritico sostegno ai nemici mortali del Governo di Gerusalemme forniscono il miglior pretesto alla speculazione? La verità è che il vittimismo degli Ovadia è semplicemente comico e puerile; il problema infatti non è l’esistenza di un preteso “infame complotto” da parte di improbabili oscuri cospiratori della “reazione imperialista/giudaico/plutocratica”, con il quale si cercherebbe di «criminalizzare la sinistra in quanto tale, di attribuirle pulsioni antiebraiche ed antisioniste e imprimere il marchio di antisemita su qualsiasi vero oppositore del governo israeliano». No, il vero problema è che qualcuno a sinistra dovrebbe finalmente smetterla una buona volta per sempre di voler conciliare l’inconciliabile; dovrebbe piantarla di dirsi amico degli ebrei e contemporaneamente partire in pellegrinaggio a Gaza, finirla di dichiararsi il lunedì sostenitore dei valori della Resistenza antifascista, della democrazia, della libertà, della tolleranza, dell’uguaglianza di tutti senza distinzione di sesso, razza, religione, lingua, stato sociale, ecc, ecc, per poi il martedì pronunciarsi a favore della causa di organizzazioni come Hamas, vale a dire dei peggiori nemici giurati di tutti i principi sopra elencati. Ma personalmente non ho alcuna fiducia che gli Ovadia faranno realmente qualcosa per cambiare e rendersi credibili anche a chi non sia ciecamente fanatico come loro; ci vorrebbe un po’ di quella onestà intellettuale che costoro pretendono solo dagli altri e mai da essi stessi. Vivere nell’eterna contraddizione per gli Ovadia è come per i pesci nuotare nell’acqua. E se poi la realtà finisce con il dare loro torto, beh…, tanto peggio per la realtà! Concludo questa mia non breve riflessione scusandomi per la lunghezza con la redazione di IC e rivolgendo un sentito grazie all’On. Fiamma Nirenstein, al Prof. Ugo Volli ed alla Sig.ra Deborah Fait per la loro encomiabile opera volta a smascherare i falsi amici del popolo e dello Stato ebraico, da sempre subdolamente nascosti sotto il manto di agnello mansueto anelante alla pace e alla giustizia.

Cordiali saluti
Luigi Prato

Molto lunga, ma ne valeva la pena, grazie.
IC redazione


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