Paura Stefan Zweig
Traduzione di Ada Vigliani
Adelphi Euro 10
Stefan Zweig, lo scrittore viennese morto suicida nel 1942, ha saputo raccontare le crepe di un mondo che si credeva felice e invece stava per crollare sotto il peso della Storia ma anche di una fragilità nervosa, di un vago senso della morte, di un’angoscia mascherata con eleganza. Nella novella Paura ci conduce nel labirinto mentale di una donna che ha tradito il marito solo per uscire dalla tranquillità borghese, per stanchezza più che per vera passione, e che di colpo si ritrova perseguitata da una arpia che la ricatta. A più riprese è costretta a pagare quell’essere orrendo che non molla la presa: e intanto cresce la vergogna, l’ansia di perdere la sua vita leggera, i figli, il marito, l’agiatezza. E’ braccata, disperata, si sente perduta: eppure sente anche che solo ora inizia a comprendere e amare le persone che la circondano, le strade di Vienna, gli attimi veri dell’esistenza, ora che tutto sta per essere inghiottito dal buio della morte. Alla fine un colpo di scena risolve il dramma, e forse questa trovata è l’aspetto più debole della storia esemplare di un’anima dilaniata dal senso di colpa, che vorrebbe solo essere punita per recuperare un’innocenza impossibile
Marco Lodoli
La Repubblica