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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
06.02.2012 Repressione in Siria: vergognoso il veto di Cina e Russia alle sanzioni contro Assad
Cecilia Zecchinelli intervista l'attivista yemenita Tawakkul Karman

Testata: Corriere della Sera
Data: 06 febbraio 2012
Pagina: 16
Autore: Cecilia Zecchinelli
Titolo: «La Nobel Karman: noi arabi, furiosi con Mosca e Pechino complici di Assad»

Sulle dichiarazioni di Hillary Clinton contro il veto posto da Cina e Russia alle sanzioni contro la Siria ci sono diverse cronache sui quotidiani italiani di questa mattina. A commento riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 06/02/2012, a pag. 16, l'intervista di Cecilia Zecchinelli all'attivista yemenita Tawakkul Karman dal titolo " La Nobel Karman: noi arabi, furiosi con Mosca e Pechino complici di Assad ".


Tawakkul Karman

ROMA — Se l'ambasciatrice Usa all'Onu si è detta «disgustata» dal veto russo-cinese della risoluzione anti Assad e Hillary Clinton ha definito quel voto una «farsa», Tawakkul Karman, è «semplicemente furiosa». «Come tutti gli arabi del resto» aggiunge la yemenita premio Nobel per la Pace 2011 che imputa a Mosca e Pechino «la responsabilità morale e umana dei crimini orrendi del regime siriano. Cosa chiedo? Cosa tutto il mondo deve chiedere? Non certo un intervento armato come in Libia, ma il massimo delle sanzioni possibili, il congelamento dei beni degli Assad, il deferimento alla Corte internazionale del dittatore di Damasco e di tutti i dittatori che ancora resistono. Compreso quello del mio Paese, Ali Saleh, scappato in Usa con la promessa dell'immunità da parte degli Stati del Golfo che nessuno riconosce. Anche Saleh va processato. E ai governi ora chiedo di ritirare i loro ambasciatori dalla Siria e sbattere fuori quelli di Damasco dai loro Paesi».
L'attivista e giornalista 32enne soprannominata «signora di ferro», anche se con Margaret Thatcher condivide poco oltre l'enorme determinazione, è da ieri in Italia per la prima volta. Dopo una conferenza stampa oggi al Partito radicale che l'ha invitata, vedrà il premier Mario Monti, il presidente Giorgio Napolitano, il ministro degli Esteri Giulio Terzi. Una tappa del tour che da mesi compie nel mondo incontrando i leader dei maggiori Paesi, dalla Clinton a Juppé.
Qual è il suo messaggio?
«Ascoltate la voce del popolo yemenita, di quelli arabi. Non dimenticate i nostri giovani, le donne. Riconoscete i nostri successi e aiutateci perché siamo il futuro. Abbiamo già vinto la prima battaglia in molti Paesi».
Non pensa che la primavera araba sia finita, che la controrivoluzione stia vincendo?
«Certo che no. Il primo passo è stato compiuto sconfiggendo molti dittatori e soprattutto trovando la fiducia in noi stessi, la società civile, che prima non c'era. Abbiamo distrutto ora dobbiamo creare. Il secondo passo sarà costruire il nuovo ordine, ma ci vorrà tempo. Nemmeno in America e in Europa le rivoluzioni hanno portato subito alla democrazia. I leader occidentali che ho incontrato lo sanno, la loro risposta è stata di apertura e sostegno».
Anche se lei è velata e appoggia i Fratelli Musulmani? Le risposte dei leader e il Nobel sono un riconoscimento che Islam e democrazia possono convivere?
«Il Premio per la pace, il presidente dei Nobel l'ha detto chiaramente, significa che il mondo ha capito che il terrorismo non nasce dalla nostra religione ma dalle dittature. L'Islam sa essere pacifico, umano. I muri delle divisioni sono costruiti dai despoti per paura di perdere potere».
Eppure l'Occidente ma anche molti arabi, molte donne, temono l'avanzata dei partiti religiosi, dalla Tunisia all'Egitto.
«Paura infondata. Nemmeno i salafiti, che personalmente non approvo, vanno marginalizzati. Non dobbiamo fare gli errori dei vecchi regimi, tutti in democrazia possono partecipare alla politica, restarne fuori è ben più pericoloso. Poi, se non saranno all'altezza, verranno sconfitti al prossimo voto. Anche voi dovete credere nelle nostre rivoluzioni: giudicarle subito, dopo appena un'elezione non ha senso».

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