Continuano i massacri in Siria. Anche oggi, 05/02/2012, i giornali sono pieni di cronache dell'ennesima strage. Riprendiamo dalla STAMPA il commento di Maurizio Molinari dal titolo: " La difesa dell'ultimo alleato".
Maurizio Molinari Medvedev e Putin
La Russia ha posto il veto alla risoluzione Onu contro Bashar Assad perché teme che il cambio di regime a Damasco la estrometta dal Medio Oriente. A poco più di un anno dall’inizio delle rivolte arabe, la scelta dell’amministrazione Obama di sostenerle «guidando dal sedile posteriore» ha portato la Lega Araba a essere protagonista delle transizioni: con gli aerei di Qatar e Emirati a fianco della Nato contro Gheddafi, le pressioni per obbligare lo yemenita Ali Saleh a dimettersi e ora il piano per spingere Assad a lasciare il potere. Se nel marzo 2003 il Cremlino era il campione dell’opposizione araba all’intervento Usa in Iraq, adesso si trova isolato in Medio Oriente come non lo è mai stato da quando nel 1956 la crisi di Suez gli aprì le porte dell’Egitto. Tale debolezza è evidenziata dal fatto che il porto siriano di Tartus è l’ultimo attracco amico rimasto alla sua flotta nel Mediterraneo. Il gruppo navale della portaerei Kuznetsov ha più volte fatto tappa a Tartus per far capire quale è il motivo della posizione russa. L’intento è governare la transizione per riuscire a mantenere Damasco sotto la propria sfera di influenza chiunque sia a governare. Evitando di subire la ripetizione dello smacco di Tripoli, dove un dittatore anti-occidentale è stato sostituito da un premier educato in North Carolina. Il veto all’Onu consente di avere più tempo per trattare con tutti, incluse le forze ribelli descritte come consistenti dal rapporto della Lega Araba. Ma la debolezza del piano russo sta nel fatto che Mosca può offrire ai ribelli soprattutto armi mentre sull’altro piatto ci sono gli ingenti fondi delle monarchie del Golfo, che vogliono spingerli nel dopoAssad a rompere il patto con gli ayatollah sciiti di Teheran. La rischiosa operazione russa, avallata da una Cina preoccupata di non legittimare interferenze, ripropone il duello con Washington nell’ambito della Primavera araba. Ma potrebbe avere conseguenze pericolose, spingendo Assad e l’Iran a ritenere di avere un protettore internazionale su cui fare affidamento nella partita contro il mondo arabo, sostenuto da Usa e Ue, per la supremazia della regione.
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