La morte di un giudice onesto e il fascino del male
Commento di Vitaliano Bacchi
Vitaliano Bacchi Pietro Saviotti, giudice
E' morto il giudice Saviotti e Iannone, leader di casa Pound, non ha fatto mistero della sua soddisfazione.
Chi sia Ezra Pound lo sappiamo tutti e se non lo sappiamo gli annali del manicomio italiano possono soccorrerci: ha fatto propaganda della famigerata ideologia antisemita del fascismo repubblichino e della dottrina-Preziosi, l'ispettore centrale della razza nella RSI che ampliò nella fase finale del fascismo l'ideologia nazionalsocialista sull'ebreo responsabile di tutti i mali della civilità fino ad ispirare il testo del punto settimo del manifesto di Verona, la "carta" nazionalsocialista del fascismo ridicolo e patetico della RSI. Iannone, dunque, ha esultato e lo ha fatto perchè Saviotti era un giudice lungimirante, intelligente, colto, un magistrato che apparteneva alla classe giudiziaria di Vittorio Occorsio, di Mario Amati e degli altri magistrati assassinati dai fascisti per le loro inchieste sulla rinascista neofascista in Italia. Saviotti aveva capito che la variabile centrale del terrorismo politico italiano era invariabilmente neofascista e che la ripresa imminente della stagione terroristica sarebbe stata in qualche modo influenzata dalla pulsione neofascista a devastare la democrazia e le sue istituzioni nel nome di un progetto eversivo mai sopito nella coscienza littoria e fascista della reazione antidemocratica italiana. Aveva capito soprattutto che il lugubre fascino di Casapound sulle generazioni che oggi si affacciano sulla scena politica prive di stabili valori culturali e morali avrebbe ottenuto largo successo popolare in fasce proletarie storicamente motivate alla violenza nella risposta al disagio sociale ed alla crisi economica cagionata dal sabotaggio politico alla evoluzione capitalistica e non invece, come diffuso dalla mistificazione neofascista, dalle contraddizioni del capitalismo ed in particolare dal giudaismo affaristico nelle forme caricaturali in cui lo presenta da sempre l'avanguardia culturale neofascista. Saviotti era una certezza, una garanzia che l'indagine giudiziaria sempre e comunque sarebbe stata condotta su presupposti istruttori, non ideologici: aveva accertato con una intuizione preliminare e ricorsiva che il progetto eversivo in Italia è sempre stato ed invariabilmente sarà sempre neofascista, a prescindere dal "colore" delle apparenze politiche con le quali si travisa il terrorista che ne consuma il disegno politico. Se ci chiediamo quale sia l'intelligenza di campo che presiede una intuizione generale di così potente ricorsività, allora chiediamoci per quale motivo mantenga il suo fascino mefitico nel proletariato urbano la chimera della "destra sociale" che riproduce l'illusione nazionalsocialista e repubblichina del "fascismo di sinistra" come alternativa sociale alla leadership marxista fra le classi popolari. Il neofascismo di Forza Nuova e di Casapound sfrutta l'ignoranza e la propensione alla violenza di giovani disposti a risolvere in forma violenta i conflitti sociali ed i contrasti di classe riproducendo modelli che furono il vanto di formazioni marxiste eversive come Potere Operaio, vale a dire l'esproprio proletario e la legittimazione della insolvenza fraudolenta nei consumi (il sabotaggio dei supermercati, il boicottaggio della pigione locativa e la rivendicazione che "nulla è dovuto" circa il prezzo capitalistico delle merci, tipica dei no-global). La situazione di crisi economica è talmente grave da poter razionalmente ipotizzare la vigilia di una nuova offensiva terroristica di classe, condotta cioè all'insegna di una ideologia di riscossa e rivoluzione del proletariato. Mussolini sansepolcrista e Hitler socialista dell'arbeitpartei sono le illusorie figure archetipiche di una ideologia solo retoricamente proletaria e di classe, invece in realtà funzionale ad un progetto razzista militare e violento unicamente destinato a soddisfare classi dirigenti motivate a forme di potere fascista, predatorio e antidemocratico. Il ritardo culturale e intellettuale della borghesia italiana, attenta al proprio patrimonio più che alla stabilità democratica delle istituzioni, è ragione incentivante alla violenza neofascista già in atto, perchè la crescita politica di queste formazioni ottiene sempre tendenziali consensi nelle classi borghesi suggestionate dalle idee di ordine e disciplina che questi balordi spacciano come "valori" del loro programma politico. Il fascismo, il mito di Roma, la chimera littoria romana e ariana di una ideologia anticapitalistica, antisemita e proletaria, sono i soliti ricorrenti standard ideologici di una offensiva politica già in atto da parte di elités tanto ignoranti quanto violente, capaci solo di riprodurre vecchie suggestioni della fase finale e lugubre di una ideologia che fu di sola emulazione ariana e nazionalsocialista. Il dato è preoccupante perchè è ciclico puntuale e ricorsivo: il contenuto della ideologia attuale della destra sociale neofascista riproduce gli slogans, gli obiettivi di lotta e le rivendicazioni che nel marzo 2010, in Corte d'appello a Milano, nel processo alle "nuove" brigate rosse furono conclamati in aula dai brigatisti: i prossimi obiettivi di lotta non saranno più magistrati o giuslavoristi, bensì finanzieri di ogni risma affamatori coi loro trucchi speculativi delle classi proletarie nazionali, a cominciare dal proletariato greco o di quello ispanico di cui avrebbero divorato i salari e le pensioni con le loro criminose "bolle speculative" . Superfluo ricordare quale sia la caricatura iconica di questo disastro: il magnate o finanziere giudaico affamatore del proletariato ingenuo e ignaro dei trucchi del mestiere capitalistico della finanza e della speculazione. Meno esplicita la rivendicazione in questo senso nell'avanguardia intellettuale neobrigatista per le ovvie riverenze verso i padri giudaici della rivoluzione (Marx, Engels, Trotsky). Esplicite, invece, e orgogliose le rivendicazioni antisemite sul punto della destra sociale neofascista che ha festeggiato la morte di un magistrato come si festeggia la rovina del nemico. Sappiamo già, quindi, chi saranno i primi a festeggiare in Italia, la realizzazione dell'atomica iraniana concepita esclusivamente per la distruzione di Israele. Vitaliano Bacchi