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Il Manifesto Rassegna Stampa
31.01.2012 Per la serie 'interviste in ginocchio'
Marina Forti si genuflette davanti all'ambasciatore iraniano in Italia

Testata: Il Manifesto
Data: 31 gennaio 2012
Pagina: 8
Autore: Marina Forti
Titolo: «Sanzioni Ue irragionevoli e nel solco di Washington»

Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 31/01/2012, a pag. 9, l'intervista di Marina Forti all'ambasciatore iraniano in Italia Seyyed Mohammad Ali Hosseini dal titolo "  Sanzioni Ue irragionevoli e nel solco di Washington".

Non stupiscono le risposte fornite dall'ambasciatore iraniano in merito alle sanzioni europee e statunitensi e ai rapporti con Israele, quanto la mancanza totale di critica da parte dell'intervistatrice. Chi tace acconsente, ne deduciamo che Forti approva e condivide le dichiarazioni di Ali Hosseini.
Vista la testata per cui scrive, tutto sommato, nemmeno questo stupisce più di tanto. A Rocca Cannuccia basta che si sia contro Israele e Usa e si è subito ben accetti.
Ecco l'intervista:


Seyyed Mohammad Ali Hosseini

Un gruppo di ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha cominciato domenica una visita in Iran: guidata dal vicedirettore dell’Aiea Herman Nackaerts, la missione cercherà di affrontare i dubbi che ha sollevato nel rapporto Aiea dello scorso novembre - quando, sulla base di informazioni raccolte da servizi di intelligence di altri paesi, aveva puntato i sospetti su alcuni esperimenti iraniani che potrebbero avere «rilevanza militare». La visita è cominciata tra dichiarazioni ottimiste da parte iraniana: «Aiuterà a chiarire la natura pacifica delle attività iraniane», ha detto ieri il ministro degli esteri di Tehran, Ali Akbar Salehi. Per l’agenzia ufficiale Irna gli ispettori visiteranno con ogni probabilità il sito atomico di Fordow, scavato nelle montagne presso Qom, che ha suscitato grande scandalo quando l’Iran ne ha rivelata l’esistenza tre anni fa e quando, il mese scorso, ha annunciato che proprio quell’impianto sotterraneo è un secondo sito di arricchimento dell’uranio. E ieri proprio il ministro Salehi ha dichiarato che il combustibile (uranio arricchito al 20%) è ormai pronto e sarà trasferito al reattore di ricerca di Tehran il mese prossimo. Nelle ultime settimane prima gli Stati uniti e poi l’Europa hanno dichiarato nuove sanzioni verso l’Iran. In particolare l’Unione Europea ha deciso di interrompere dal 1 luglio l’acquisto di petrolio dall’Iran, di cui pure oggi compra circa 450mila barili quotidiani. Il ministro degli esteri britannico William Hague ha definito l’embargo petrolifero «una misura pacifica e legittima » per spingere l’Iran al negoziato. Ma con questo embargo unilaterale gli europei si sono messi nel solco americano, ci ha detto l’ambasciatore della Repubblica islamica dell’Iran in Italia, Seyyed Mohammad Ali Hosseini: «Come si può definire “misura pacifica e legittima” l’embargo contro una nazione in palese contraddizione con le leggi e il diritto internazionale? Queste sanzioni contraddicono la "Convenzione internazionale per i diritti economici, sociali e culturali “ e la “Dichiarazione sul diritto allo sviluppo”, che sono tra i diritti fondamentali delle nazioni. Osservate le sanzioni imposte negli ultimi decenni: emerge chiara la tendenza americana a utilizzarle per imporre unilateralmente le proprie politiche. Dal 1922 al 1996 gli Stati Uniti hanno imposto 61 embarghi unilaterali contro ben 35 paesi almondo, che fanno il 42 % della popolazione mondiale. La decisione dell’Unione Europea si colloca nel solco delle politiche americane, con ben precisi intenti politici. La politica delle sanzioni contro una nazione che persegue il raggiungimento dei propri diritti naturali e legittimi è irragionevole ». Le sanzioni però cominciano a pesare: crede che spingeranno l’Iran a modificare la sua politica? Negli ultimi 32 anni gli Stati Uniti e alcuni paesi europei hanno appesantito le sanzioni sempre di più per massimizzare la pressione sul popolo e il governo della Repubblica islamica dell’ Iran:maal contrario finirà con il rafforzare la coesione nazionale e l’unità degli iraniani nella salvaguardia delle conquiste scientifiche e tecnologiche. No, non provocheranno alcun reale cambiamento nelle politiche strategiche del Paese. Quanto pesano le sanzioni internazionali, in particolare sulla Banca Centrale e sul petrolio, sull’economia iraniana? Sono ormai trent’anni che ci confrontiamo con le sanzioni e sono certo che sapremo superare anche questo frangente. Intanto osserviamo le prime conseguenze dell’embargo petrolifero proprio nei mercati dei paesi che lo hanno imposto: da parte dell’ Unione Europea la dilazione semestrale dell’embargo non è segno di benevolenza verso l’Iran ma di preoccupazione per le conseguenze negative che questo avrà sulle economie di alcuni paesi in Europa. Il moltiplicarsi di contatti e visite tra i paesi europei e alcuni paesi produttori di petrolio sono evidenti segni di questa apprensione. Le sanzioni in alcuni casi hanno creato difficoltà, certo,ma senza rallentare sensibilmente il nostro sviluppo. Infine, l’embargo petrolifero potrebbe rappresentare per l’Iran un‘occasione per diminuire la nostra dipendenza dal settore petrolifero e accelerare il potenziamento di altri settori. Crescono le voci di un possibile attacco di Israele agli impianti nucleari iraniani, e anche negli Stati uniti si parla di «opzione militare». Crede che il rischio di un confrontomilitare sia più reale che in passato? Lo scenario irragionevole delle sanzioni contro l’Iran era stato preso in considerazione da tempo e non è da mettere in relazione con altre questioni. Ritengo poco probabile il confronto militare. I soggetti a cui fa riferimento sono ancora alle prese con i risultati delle loro avventure militari ambiziose e fallimentari degli anni scorsi. Italia e Iran hanno una storia di buone relazioni. Crede che questo cambierà, nel quadro attuale? Siamo convinti che i buoni rapporti tra i due paesi, radicati nella storia, civiltà e cultura dell’Iran e dell’Italia, continueranno a crescere e svilupparsi. Numerose occasioni di collaborazione tra i due paesi, se realizzate, potrebbero trasformare le relazioni bilaterali in un esempio per altri paesi dell’Unione europea. A mio avviso è possibile, con lungimiranza e buona determinazione, tenendo conto dei comuni interessi e attraverso più attive consultazioni tra i responsabili dei due paesi, superare l’attuale situazione determinata per lo più da imposizioni esterne.

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