Caccia ai criminali nazisti, operazione ‘ultima speranza’
Manfred Gerstenfeld intervista Efraim Zuroff
(Traduzione di Angelo Pezzana)
Manfred Gerstenfeld Efraim Zuroff
“ Nel 2002, il Centro Simon Wiesenthal Israel (SWC) e la Fondazione Targum Shlishi di Miami, Florida, hanno lanciato l’ < Operazione Ultima Speranza> (OLC), per facilitare la cattura dei criminali di guerra nazisti, soprattutto nell’Europa post comunista.
Alla fine del 2001, c’era ancora una lista con i nomi di più di 600 sospettati in 32 paesi. Di questi, 102 erano stati denunciati nei loro paesi, 46 in Lituania, 14 in Lettonia e 6 in Germania. “ Sono sei le possibilità di poter portare in tribunale per essere giudicati i criminali di guerra nazisti: fare i loro nomi sui media, ottenere una indagine ufficiale dei governi contro i sospettati, una denuncia, un mandato di arresto, una richiesta di estradizione, il processo al sospettato, una sentenza del tribunale e, infine, la punizione dell’imputato”
Il Dr.Efraim Zuroff, storico della Shoah, è il direttore del Centro Simon Wiesenthal in Israele (SWC), ed è conosciuto come l’ultimo ‘cacciatore di nazisti’. Ha speso gran parte della propria vita professionale nella ricerca dei criminali di guerra nazisti e delle prove per poterli incriminare, come ha poi cercato di convincere molti governi, spesso recalcitranti, a processarli. Ha pubblicato diversi libri, il più recente è “ Operazione ultima speranza: la mia lotta per portare in tribunale i criminali di guerra nazisti “ ( ed.Palgrave/Macmillan), che racconta nei particolari cinque importanti casi.
Zuroff racconta: “ L’aspetto educatico del programma era incentrato nella sensibilizzazione della gente verso la storia della Shoah, evidenziando la loro attenzione sulle domande che avrebbero dovuto porsi. Le risposte, nei vari paesi, sono state di pieno appoggio e ammirazione come di forte opposizione. Una reazione che, soprattutto nei paesi post comunisti dell’Europa centrale, attaccava l’OLC perché evidenziava soltanto i crimini dei nazisti e non quelli dei comunisti, inclusi quelli che venivano definiti ‘metodi sovietici’, cioè l’uso di informatori prezzolati. Gran parte del successo dell’OLC dipende dal fatto se il governo di un paese ha la volontà politica di denunciare gli esecutori dei crimini contro gli ebrei, e se ci sono leggi che lo consentano. L’Operazione OLC era iniziata nei paesi baltici perché credevamo che lì la speranza di trovare informazioni fosse particolarmente alta. Ma in quei paesi non c’erano nè la volontà politica di far scattare denunce, né alcun aiuto da parte delle autorità. Gli unici che avrebbero potuto collaborare erano coloro che avevano avuto responsabilità in quegli anni, che però si rendevano anche conto che quelli erano argomenti pericolosi per il buon nome dei loro paesi.
“ La qualità delle informazioni che abbiamo ricevuto variava da paese a paese. La maggior parte delle risposte veniva da non ebrei. In Austria, la mia stima è che su 100 risposte, almeno il 90/95 % veniva da anti-semiti” Zuroff osserva; “ Ogni governo ha un differente approccio, dipende da come intende perseguire i criminali. In Germania, per esempio, OLC non ha incontrato alcun ostruzionismo o opposizione. Nell’Europa centrale, il governi locali erano molto preoccupati alla prospettiva che avessimo trovato criminali di guerra nazisti mai denunciati. In ogni caso, l’argomento comune era l’attitudine dei giudici locali, che di solito era strettamente collegata con la politica governativa. In breve, nessun governo si opponeva mai al nostro progetto, ma le energie e le risorse investite tenevano conto soprattutto dei sentimenti della popolazione locale.
“ L’OLC si è trovata persino di fronte a una sfida in Ungheria, dove vi sono leggi che proteggono la pubblicazione all’estero di notizie concernenti cittadini ungheresi. E’ rimasta una minaccia che però non ha lasciato traccia nei processi. Di fatto, OLC ha avuto più risultati in termini pratici in Ungheria, malgrado i dubbi iniziali sulle possibilità di successo, dovute alla natura dei crimini commessi dai criminali di guerra nazisti ungheresi e dai loro collaboratori. Riguardo a quelli commessi nei paesi baltici, per esempio, risulta che il numero di coloro che hanno partecipato agli stermini di massa era molto più alto”.
Zuroff ricorda che nel 2011, ci fu l’Operazione ‘Ultima Speranza II”, incentrata soprattutto sulle guardie dei campi di sterminio e sul personale degli Einsatzgruppen. Questi avrebbero potuto, alla vigilia del processo Demjanjuk nel maggio 2011 a Monaco, essere giudicati collaborazionisti nello sterminio, senza che ci fosse bisogno di ricorrere a un crimine o a una vittima specifica.”. Zuroff così riassume i risultati dell’Operazione ‘Ultima Speranza’:
“ E’ servita a stabilire l’identità di chi si rese responsabile dei terribili crimini commessi durante la Shoah. Al di là di questo, ha attirato l’attenzione sul ruolo molto importante avuto dai locali collaborazionisti dei nazisti. Il loro aiuto nella realizzazione della Soluzione Finale è stato significativo, in modo speciale nell’Europa Centrale, che ha visto la loro partecipazione negli stermini di massa. Considerate le risorse limitate dell’OLC, i risultati ottenuti possono essere ritenuti relativamente significativi “.
Manfred Gerstenfeld è Presidente del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta.