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La Repubblica Rassegna Stampa
29.01.2012 Iran: bombardare i siti atomici è una scelta da trattare con serietà
ma Angelo Aquaro usa ironia del tutto fuori luogo

Testata: La Repubblica
Data: 29 gennaio 2012
Pagina: 18
Autore: Angelo Aquaro
Titolo: «Iran, gli Usa preparano la bomba anti-bunker»

REPUBBLICA è il quotidiano che oggi, 29/01/2012, dedica maggior spazio ai preparativi americani in merito a un possibile bombardamento dei siti atomici iraniani. Ma lo fa, nel pezzo di Angelo Aquaro, a pag.18, con il titolo "Iran, gli Usa preparano la bomba anti-bunker", nel quale di serio c'è solo la titolazione. L'articolo è pieno di ironia fuori luogo. L'argomento non solo è serio, è drammatico.
Ecco il pezzo:

DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK - Roba che neanche il Dottor Stranamore. Il Pentagono ha speso 330 milioni di dollari per sviluppare la superbomba da 13 tonnellate destinata a sventrare gli arsenali atomici iraniani. Solo che dopo una serie di test si è accorto che il potentissimo Mop, cioè Massive Ordnance Penetrator, assai poco penetrerebbe gli impianti nascosti nelle montagne di Fordow, intorno alla cittadella sacra di Qom che gli ayatollah stanno usando come scudo per i loro arricchimenti d´uranio. Così la Difesa ha dovuto chiedere al Congresso di impiegare altri 82 milioni di dollari, da girare gentilmente ai costruttori della Boeing, per ricalibrare la superbomba.
«Sì, ci stiamo lavorando e credo siamo vicini a ottenere il risultato che vogliamo», ha confermato il segretario Leon Panetta al Wall Street Journal che ha sganciato lo scoop. Naturalmente l´ex capo della Cia frena. «Non sono destinate soltanto all´Iran. Vogliamo essere pronti a colpire qualsiasi nemico che nasconda le sue armi». Ma l´ha già detto Barack Obama durante il discorso sullo Stato dell´Unione: «Non escluderemo nessuna azione». Anzi. Il presidente ha già dato al Pentagono l´incarico di preparare alcune opzioni. E molti osservatori - a partire dall´ex direttore del New York Times, Bill Keller - temono che la pressione della campagna elettorale possa spingere in guerra il Nobel per la pace: magari per non lasciare solo Israele pronto a colpire.
Il bello, si fa per dire, è che l´atomica che gli iraniani stanno cercando di costruire potrebbero sganciargliela prima proprio gli americani. Al Pentagono c´è chi sostiene che neppure smanettando su questi potentissimi Mop si riuscirebbe mai a entrare nelle roccaforti sotto terra: dove solo un´atomica, uno di quei "tactical nuclear weapon" evocati nella Guerra Fredda, potrebbe funzionare: «Una volta che hai nascosto qualcosa dentro la montagna, non resta che farla saltare via». Evitando gli scenari più apocalittici, tra le opzioni allo studio ci sarebbe però anche l´attacco più leggero, che potrebbe essere portato a termine da una base "flottante".
L´idea sarebbe quella di adattare vecchie navi da guerra e trasformarle in veri e proprie basi volanti sull´acqua per ospitare aerei e flottiglie stile commando. È la guerra leggera, modello Seals, che piace a Obama: operazioni tipo quelle che hanno portato all´uccisione di Bin Laden e alla liberazione degli ostaggi in Somalia. In questo caso però la base flottante non potrebbe certo servire a lanciare blitz contro i laboratori nascosti sottoterra. L´obiettivo questa volta sarebbero raid brevi e decisivi con cui gli Usa potrebbero, per esempio, reagire a quel blocco dello stretto di Hormuz che l´Iran ha già minacciato. Sempre che Stranamore non scopra qualche buco anche nel canotto.

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