L'Iran minaccia di bloccare le forniture di petrolio all'Europa cronaca di Daniele Raineri
Testata: Il Foglio Data: 27 gennaio 2012 Pagina: 1 Autore: Daniele Raineri Titolo: «E se Teheran di colpo ci blocca l’arrivo di greggio?»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 27/01/2012, in prima pagina, l'articolo di Daniele Raineri dal titolo " E se Teheran di colpo ci blocca l’arrivo di greggio?".
Daniele Raineri
Roma. Domenica la commissione Energia del Parlamento iraniano presenterà una proposta di legge per bloccare con effetto immediato l’esportazione di petrolio verso i paesi dell’Unione europea, colpevoli di avere annunciato sanzioni dure contro il governo di Teheran. Il Parlamento gioca d’anticipo: sapendo che entro sei mesi i paesi europei non compreranno più petrolio, e che quei sei mesi servono a trovare fonti di approvigionamento alternative, blocca di colpo l’export, con l’intento di creare il maggior danno possibile quando ancora gli importatori sono vulnerabili e con l’obbiettivo di farne salire il prezzo (cosa che non fa mai male, per un produttore che vive all’ottanta per cento di ricavi dal settore petrolifero). “Se la legge sarà approvata in settimana, – dice il membro della commissione Nasser Soudani – i paesi che hanno aderito alle sanzioni contro il greggio iraniano non ne riceveranno più una goccia”. L’Italia è tra i paesi più esposti e deve a Teheran circa il 13 per cento del suo fabbisogno; la Grecia è al 34; la Spagna è al 15. Non sfugge che il Club Med europeo è anche il più esposto alla crisi economica. Germania e Gran Bretagna, che stanno affrontando meglio la fase attuale, importano dall’Iran soltanto l’uno per cento del loro fabbisogno. Che succede se gli arrivi si bloccano di colpo? Un’analisi di Reuters da Londra firmata da Christopher Johnson e Peg Mackley sostiene che il mercato è perfettamente in grado di assorbire il colpo sulla distanza dei sei mesi. Arabia Saudita, Iraq e Libia da soli possono immettere nel sistema un milione di barili extra, che è il doppio di quello che verrebbe a mancare per colpa del controembargo in via di decisione a Teheran. “Non cambierà nulla – dice da Davos, Christophe de Mergerie, capo della Total francese – l’Iran troverà qualche altro compratore, magari a prezzo scontato per invogliare”. Il risultato è che ci sarà più disponibilità di greggio. Samuel Ciszuk, analista alla Kbc Energy, è sicuro che “il mercato avrà più petrolio la prossima estate, anche più di adesso”. Il problema è però adesso, nell’intervallo di tempo in cui l’Italia potrebbe essere costretta a gettarsi all’improvviso verso altri mercati. Il Fondo monetario internazionale mercoledì ha detto che il prezzo del petrolio, in caso di blocco, potrebbe salire in fretta del trenta per cento. Si tratta di una quotazione alta, soprattutto in questo momento, ma sarebbe temporanea. Il pagamento in barili per Eni Per Eni “è prematuro commentare”. L’ad Paolo Scaroni su Quotidiano Energia ricorda: “L’Eni ha il diritto a ritirare una quota di petrolio legato ai contratti di buyback siglati tra il 2001 e il 2002 per lo sviluppo dei giacimenti South Pars e Darquain. A questo ritmo l’intero credito potrà essere estinto entro il 2014”. Si tratta non di un’importazione, ma semplicemente di un pagamento in natura, in questo caso in forma di barili di greggio, come riconoscono il direttore dell’ufficio Affari internazionali della National Iranian Oil Corporation, Mohsen Ghamsari, e anche il dipartimento di stato americano, che ha dato il suo assenso. Questa garanzia dovrebbe resistere per circa 35 mila barili sui 150 mila importati ogni giorno. E al resto? Le nostre raffinerie specializzate, come la Saras di Moratti, il Gruppo Api e la Ies di Mantova comprano soprattutto l’Iranian Heavy, una qualità di greggio pesante e ad alto contenuto di zolfo che serve per fare bitumi. Non è facile trovare in giro petrolio con caratteristiche simili, il secondo fornitore più vicino sarebbero i russi dell’Ural. Intanto, arriva la Cina: ieri la Clarkson Research Services ha annunciato il noleggio di due superpetroliere per trasportare circa due milioni di petrolio (equivalenti a 13 giorni di importazioni per l’Italia) dall’isola iraniana di Khark verso i porti cinesi, dove già si stanno dirigendo altre due navi. Pechino prevede di aumentare gli acquisti.
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