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Il valore di un simbolo 20/01/2012

Il danno che all'immagine di Israele nel mondo provoca la vicenda quotidiana degli ultraortodossi e le loro prodezze "religiose" è più grave di quanto lo sia la propapaganda antisionista islamica.
Hanno aggredito una bambina di otto anni perchè ha "sbagliato" il marciapiede sul quale camminare infrangendo secondo loro regole legali divine e fatti come questi non fanno che screditare la reputazione culturale, intellettuale e politica di Israele nel mondo.
Tutti gli intellettuali italiani coi quali ho parlato, ripeto: tutti, hanno narrato come traumatico il loro incontro in Israele con personaggi di questa casta religiosa e, puntualmente, di avere ricevuto da costoro richieste di soldi, come se il turista italiano fosse obbligato a pagare loro obolo per la visita ad Israele.
L'equivoco di questa collettività integralista è quello di fraintendere l'idea gnostica tipica della cultura ebraica relativa alla rivelazione della Legge quale esperienza di intelligenza, salvezza e fortuna; idea propria della gnosi ebraica essena ed anche farisaica circa l'attribuzione della "elezione" che conseguirebbe al completamento di questa esperienza.
Idea nemmeno originale in quanto comune a tradizioni di pensiero orientale (buddhismo) e comunque, nel caso specifico dell'ebraismo delle origini, cioè di tribù nomadi centroasiatiche in schiavitù di dinastie orientali. Idea mutuata e sviluppata in senso giuridico rigoroso rispetto gli archetipi gnostici brahmani delle idee dei sistemi normativi Mimamsa e Vaisesika, che costituscono l'archetipo antropologico della gnosi ebraica e la fonte assiomatica per la elaborazione giuridica delle regole dell'Esodo, la più grande metafora della storia della idea di "liberazione" mai donata al mondo con altrettato ingegno quanto ne fece la civiltà ebraica e che fa diventare l'idea gnostica buddhista del "satori", una perifrasi dell'esperienza del Roveto.
La stella di Davide e cioè del giusto che batte il potente per legem solam è il simbolo dello stato di Israele, stato laico e razionale democratico occidentale e non confessionale.
E' un simbolo di lotta militare, sociale, di classe, di emancipazione di liberazione non di rito religioso. E' il simbolo della rivollta contro la discriminazione sociale razziale sessuale personale professionale civile, scritto sulla nostra bandiera, sui pigiami dei deportati, sul bavero individuato dalla legislazione fascista sulla razza come posto giusto per eisibire la vergogna di essere ebrei.
E' il simbolo della nostra speranza, scritto sulle ali dei caccia militari israeliani, che sono la garanzia della nostra salvezza che dipende dalle nostre forze non dalle preghiere degli haredim o dalle pieces di Moni Ovadia.
La stella di Davide è il simbolo e l'ideologia di lotta di tutti coloro, ebrei non ebrei, atei o religiosi, che pongono l'idea della Legge come mezzo di lotta per il diritto ad una esistenza dignitosa e libera e che non accettano, in questo veri figli di Mosè, altra autorità diversa dalla Legge e cioè della verità scientifica e delle regole del diritto.
Per questo è il simbolo universale della lotta antifascista, cioè contro il violento che impone l'abuso sul diritto, la violenza sulla tolleranza e il rispetto. E' il simbolo opposto dal Giusto, l'ideale della cultura ebraica, contro le prepotenze da qualunque parte provengano, sia dal fascista manifesto che dal fascista occulto, islamico o marxista; si ricordino gli haredim che il significato dell'Esodo e la legge del processo di liberazione che esso insegna è patrimonio di Israele e dell'umanità, non di aristocratici cerimonieri di riti da prete o del mullah.
Patrimonio dei giusti, non dei soli farisei, di coloro cioè che, comunque, non accettano la violazione del diritto di un uomo senza distinguere se il delitto li colpisca o colpisca un estraneo, perchè è questa geniale idea giuridica del delitto come violazione della Legge e non del patrimonio di un uomo che affranca la lex iudaica dall'empirismo affaristico della lex romana e ne fa ancora oggi la più potente scientia iuris rationis (Kelsen) di ogni tempo.
Non rovini, lo zelota o il fariseo o lo scriba che comunque si travisi nei palandrani a lutto ripugnanti il razionalismo occidentale ebraico più ancora della sharia, non rovini questa civiltà di Ragione, alla quale il mondo deve tutto, a cominciare dal rapporti costante fra salvezza e Legge, che costituisce l'idea di un soldato-legislatore (Mose') non di un prete.

Vitaliano Bacchi


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