Egitto: “Frustrazioni e Ricatti”
Analisi di Mordechai Kedar
(Traduzione dall’ebraico di Sally Zahav,
a cura di Angelo Pezzana)
Mordechai Kedar, Egitto Fratelli Musulmani
E’ trascorso un anno dall’inizio della rivoluzione egiziana, il cui unico successo è stato finora la cacciata di Mubarak. Le elezioni parlamentari dei mesi scorsi saranno state giudicate un successo da qualcuno, ma si sono rivelate un disastro per i settori laici e liberali della società, che non vedono certo quelle elezioni come un successo.
La maggioranza della gente è grandemente frustrata dai risultati della rivoluzione, ed è molto preoccupata sul futuro del paese, soprattutto a causa del deterioramento della situazione economica. Da quando sono iniziate le dimostrazioni un anno fa, gli investimenti stranieri sono praticamente scomparsi, così come il turismo. La disoccupazione raggiunge e a volte supera il 50%, mentre si hanno notizie di suicidi da parte di egiziani che non riescono più a provvedere il cibo per le proprie famiglie.
Le componenti laiche e liberali sono estremamente frustrate; da un lato l’esercito continua ad avere il controllo totale di vita e morte sulla popolazione, ed è sempre più chiaro a tutti che il generale Tantawi non intende lasciare il potere. D’altro canto, nelle recenti elezioni parlamentari i partiti religiosi, i Fratelli Musulmani e i Salafiti, hanno vinto senza imbrogli il 70% dei seggi. Non c’è lavoro, sopravvivenza, il futuro è deprimente, e il governo, che sta per dichiarare bancarotta economica, impone freneticamente nuove tasse.
La grande sfida a Israele: sin da quando iniziarono le dimostrazioni il 25 gennaio 2011, Israele aveva con insistenza manifestato la propria ansia sul trattato di pace con l’Egitto, nel timore che venisse cancellato. Era l’argomento di moltissime interviste, e gli egiziani ne approfittarono subito, sapendo che Israele avrebbe fatto ogni tipo di concessioni, pur di salvare l’accordo di pace. Se ne è avuta la prova nelle trattative per la liberazione di Shalit e nell’aumento del numero dei soldati ai quali è stato concesso di entrare nel Sinai. Israele ha fatto di tutto per rispondere positivamente alle richieste egiziane, pur di salvaguardare il trattato di pace.
Ma poi tutto salta in aria: oggi, i leader egiziani sono alla ricerca di ogni tipo di risorsa economica, riaprono accordi vecchi di trent’anni o anche più, vanno a controllare ciò che Israele ha fatto negli anni tra il 1967 e il 1982; si è saputo in questi giorni che l’Egitto sta per denunciare Israele per danni – valutati in 500 miliardi di dollari – per danni causati dalla conquista del Sinai nel 1967 e oltre.
La richiesta si basa sul fatto che Israele ha costruito miniere nel Sinai, rubando risorse naturali, come marmo, sabbia, acqua, antichità, argento e oro dalle banche nelle città del Sinai. C’è anche una denuncia a Israele per avere danneggiato la barriera corallina nel golfo di Eilat, vicino alle spiagge del Sinai e sterminato il patrimonio ittico.
Israele ha ucciso 250.000 egiziani, soldati e civili, e ne ha ferito un milione. Ne muoiono ancora uccisi dalle mine lasciate nella zona , e Israele rifiuta di comunicare dove sono state collocate, malgrado la legge l’abbia imposto. Anche mezzi militari di terra e aerei sono stati danneggiati.
Israele è responsabile per aver impedito la navigazione nel Canale di Suez per sei anni, e quindi responsabile del danno causato.
E così via di seguito. Alcune denuncie sono realistiche, altre no, ma tutte sono state formulate grazie alla abilità degli egiziani di mettere Israele con le spalle al muro. Nel passato, l’Egitto ha ricevuto indietro il Sinai, gli israeliani se ne erano andati tutti da Yamit, Ofira, Di-Zahav, Neviot, Refidim e Elei Sinai. Chi ricorda ancora quei magnifici luoghi dopo che trent’anni fa Israele li ha smantellati tutti su richiesta di Sadat ? Oggi, il regime egiziano è in bancarotta, per cui cerca di vendere a Israele un nuovo trattato di pace in cambio di soldi, insieme alla minaccia che, se non pagherà, il trattato di pace verrà cancellato.
Dovrebbero invece auto-denunciarsi.
E’ risaputo che gli arabi rifuggono dall’assumersi responsabilità per gli errori che commettono e accusano gli altri per le loro sventure. E’ molto difficile per loro ammettere gli errori che hanno commesso , perché chi lo ammette ne porta poi la colpa. Attribuire ad altri la colpa libera la loro coscienza e li esenta dal pagare il prezzo di ammissione della colpa e dall’obbligo di ripagare il danno.
Gli egiziani ignorano il fatto che lo stato di guerra tra loro e Israele era stato causato proprio da loro. Israele aveva sempre cercato la pace con i suoi vicini, e nel 1948 non c’era nessuna “occupazione” (a meno di non voler definire Tel Aviv un territorio occupato).
Gli egiziani hanno denunciato Israele anche per l’abbattimento di un jet libico nel 1973 dopo che era entrato nello spazio del Sinai, ma ignorano le vittime delle guerre scatenate dall’Egitto.
Gli egiziani ignorano i danni causati allo Stato di Israele appena costituito, quando lo invasero il 16 maggio del 1948, il giorno dopo la dichiarazione dell’indipendenza. Non contano i cittadini israeliani uccisi dalle bombe degli aerei egiziani durante la guerra del ’48, così come ignorano le molte vittime causate per mano dei Fedayin negli anni ’50, mandati dentro Israele dagli ufficiali egiziani.
Si lamentano che Israele ha chiuso il Canale di Suez tra il 1967 e il 1975, ma ignorano il fatto che l’Egitto aveva illegalmente impedito alle navi israeliane di percorrere il Canale dal 1948 fino al trattato di pace, malgrado le leggi internazionali imponessero all’Egitto il libero passaggio nel Canale alle navi di tutto il mondo.
Va detto che fu Abd Al-Nasser che chiuse il Canale nel 1967, per fare pressioni sull’Europa, che avrebbe dovuto, in cambio, fare pressioni su Israele perché si ritirasse dal Sinai.
Gli egiziani ignorano il danno gravissimo che hanno causato a Israele sin da quando hanno promosso il boicottaggio di Israele e delle aziende che commerciano con lo Stato ebraico,così come ignorano il sostegno che l’Egitto ha dato ai nemici di Israele attraverso gli anni, primo fra tutti Hamas, persino dopo la firma del trattato di pace, permettendo il contrabbando delle armi verso Gaza.
Ignorano l’assassinio di israeliani a Ras Burka, anch’esso commesso dopo il trattato di pace, quando un ufficiale della polizia egiziana uccise sette turisti sulla costa del Sinai. Ignorano le vittime degli attacchi terroristici dello scorso anno lungo il confine tra Rafah e Eilat. Non tengono conto dei danni economici causati a Israele dalle migliaia di clandestini che attraversano il territorio egiziano per entrare in Israele, così come non si curano del contrabbando di droga, donne e dei beni che dal loro territorio entrano in Israele.
Poi c’è la presa in giro: si lamentano che Israele ruba il petrolio dal Sinai, ma ‘dimenticano’ che è stato Israele a scoprire i giacimenti di petrolio e a raffinarlo, per cui alla fine gli egiziani si ritrovano a possedere dei beni a costo zero, senza contare che tutto il petrolio prodotto deriva da una scoperta israeliana.
Gli egiziani soffrono poi di poca memoria: hanno dimenticato che era stato Israele a salvare migliaia di soldati egiziani della Terza Armata che erano rimasti intrappolati nel Sinai nella guerra del Kippur, e che erano stati abbandonati al loro destino dagli stessi loro comandanti. Se Israele non li avesse nutriti, dissetati, sarebbero diventati cibo per corvi e volpi nel deserto. Per cui dovrebbe essere Israele a contro-denunciare l’Egitto per un importo molto più grande di quello richiesto, senza contare che potremmo includere i danni di quando siamo stati schiavi dei Faraoni.
Ma il miglior servizio che Israele può offrire all’Egitto è un piccolo consiglio: cominci a guardare i propri errori, prima di accusare gli altri per i propri problemi. Perché potreste essere voi stessi la causa di tutti i vostri danni e sventure. Se non trovate una risposta, allora guardatevi allo specchio.
E se soffrite per la mancanza di denaro, cercatelo fra i corrotti che hanno depredato i poveri e miserabili egiziani, impadronendosi delle ricchezze accumulando miliardi, che ora si trovano nelle banche della Svizzera, a Vaduz e nelle isole Cayman, i forzieri prediletti dai truffatori di tutto il mondo.
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
Link: http://eightstatesolution.com/
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