Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/01/2012, a pag. 25, l'articolo di Luigi Offeddu dal titolo " Bruxelles, ora di religione. La maggioranza sceglie il corso di islam ".



Bruxelles, Walter Laqueur, Gli ultimi giorni dell'Europa

Offeddu inizia il suo articolo descrivendo un dato di fatto: a Bruxelles si sta per assistere al sorpasso dei musulmani. Nelle scuole la maggioranza degli studenti nell'ora di religione a scelta studia l'islam.
E' ciò che ha descritto Walter Laqueur nel suo libro Gli ultimi giorni dell'Europa, un dato di fatto allarmante.
Non si capisce, perciò, come Offeddu possa concludere il suo pezzo con questa frase : " un'indagine appena svolta dal sociologo Felice Dassetto ha classificato 7 tipi di musulmani a Bruxelles. E il più diffuso, quello dei «disinibiti», è fatto di giovani che rispettano il Corano e magari conoscono anche gli scritti di Tariq Ramadan, ma sono «pienamente bruxellesi e pienamente musulmani», senza alcun fanatismo. ". Esiste un islam 'moderato'? Esistono democrazie islamiche e 'disinibite'?
Noi non ne conosciamo nessuna, Offeddu potrebbe citare qualche esempio?
L'immigrazione islamica incontrollata comporterà una cosa sola, la fine delle democrazie occidentali.
Giovanni Sartori, se ci sei, batti un colpo ! e che ti senta il direttore del Corriere.
Ecco il pezzo:
Nelle scuole della capitale d'Europa, Bruxelles, l'insegnamento della religione musulmana ha superato per numero di studenti quello della religione cattolica. Lo dice un'indagine del Crisp, «Centro di ricerca e informazione sociopolitica», pubblicata da alcuni quotidiani e fonte di decine e decine di commenti entusiastici o scandalizzati sui blog della Rete: secondo l'indagine, fra i ragazzi degli istituti primari, nell'ora di religione per scelta delle famiglie un 43% studia l'Islam, e la stessa cifra si attesta al 41,4% nei licei; il 27,9% (37,2% nelle secondarie) segue corsi di morale laica, e solo il 23,3% (15,2% nelle secondarie) ha optato per l'approfondimento della fede cattolica (resta non censito un altro 5-6% del totale, forse refrattario a qualunque insegnamento di tipo religioso o morale). L'ondata di commenti sul web abbraccia le opinioni più svariate. Si va da chi denuncia allarmato «l'assedio salafita», a chi vanta l'apertura multietnica della metropoli che è il cuore istituzionale della Ue. Mentre un eurodeputato italiano, il leghista Lorenzo Fontana, legge in queste cifre il «segno inequivocabile che i flussi migratori hanno profondamente modificato le caratteristiche socio-religiose della città: è probabile che, se non si interverrà urgentemente, limitandosi ad assistere con passività a tali mutamenti, il Vecchio continente perda la sua natura e la sua identità, cessando di essere Europa: il rischio è che simili percentuali si estendano a macchia d'olio». E da oltre una trentina d'anni che l'Islam è materia facoltativa di studio durante l'ora di religione in Belgio: senza mai problemi né polemiche. E vero che i musulmani erano circa zoo mila nel 1985 e oggi sono circa 300 mila, secondo alcune stime al 60% religiosi praticanti e con varie migliaia di giovani belgi convertiti in un trentennio (fra i quali una ragazza, Muriel Degauque, morta poi a Bagdad in un attentato suicida): questo può aver cambiato, almeno in alcuni, la percezione di certi problemi. Ma la stessa ricerca del Crisp, descrivendo la situazione dell'insegnamento religioso-morale nel resto del Paese, ribalta poi le proporzioni: nelle Fiandre di lingua e cultura fiamminga l'81,8% dei liceali segue corsi di religione cattolica, il 13,1% corsi di morale e solo il 3,8% studia l'Islam. Nella Vallonia francofona, le scuole primarie vedono pure una prevalenza (52,8%) di allievi cattolici, e appena un 8% di musulmani. Ma sempre in Vallonia, nei licei, prevalgono invece (64,2%) i corsi di morale laica, mentre quelli cattolici restano al 26,4% e quelli musulmani al 7,8%. E quest'ultima, forse, è la chiave di tutto: il vero problema dell'insegnamento cattolico, anche nel cattolicissimo Belgio, è la dilagante secolarizzazione, assai più del Corano. Quanto a Bruxelles, è notoriamente una delle capitali musulmane d'Europa, insieme con Londra e con la svedese Malmö. Da anni si ipotizza che un suo cittadino su tre sia musulmano, che il nome più frequente all'anagrafe fra i nuovi residenti sia Mohammed, e che per il 2035 sarà una città a maggioranza musulmana: già oggi 23 sono le sue moschee o i luoghi di preghiera (spesso solo delle autorimesse) ufficialmente censiti. Le caratteristiche dell'ora scolastica di religione rispecchiano probabilmente questa situazione. Per alcuni, pericolosa. Ma un'indagine appena svolta dal sociologo Felice Dassetto ha classificato 7 tipi di musulmani a Bruxelles. E il più diffuso, quello dei «disinibiti», è fatto di giovani che rispettano il Corano e magari conoscono anche gli scritti di Tariq Ramadan, ma sono «pienamente bruxellesi e pienamente musulmani», senza alcun fanatismo.
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