Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/01/2012, a pag. 52, l'articolo di Sergio Romano dal titolo " Perchè è interesse di Israele essere uno Stato come gli altri ".
Sergio Romano
Sergio Romano cerca di convincere il lettore della sua non ostilità nei confronti di Israele, senza riuscirci.
"Nella politica internazionale esistono interessi comuni e interdipendenze che espongono ogni Stato al giudizio di altri Paesi. Perché Israele dovrebbe sfuggire a questa regola? Forse uno dei suoi maggiori problemi è proprio una certa tendenza a giustificare la propria politica con l'eccezionalità della sua storia.". Non si tratta di cercare di sfuggire al giudizio altrui, ma alle condanne. Qualunque mossa compia Israele, la comunità internazionale è pronta a condannare. Basta vedere la maggior parte delle risoluzioni Onu, sono contro Israele, per rendersi conto della situazione.
Perciò scrivere di attacco Israeliano al Libano senza specificare per quali motivazioni c'è stato l'attacco non è diverso dal descrivere i raid israeliani a Gaza senza chiarire che essi sono una risposta al lancio di razzi dalla Striscia e smaschera l'ostilità di Romano e degli altri odiatori per Israele.
Ma c'è un'altra frase che, da sola, mette in rilievo tutto l'odio di Sergio Romano per Israele : "Non credo che Israele possa contare indefinitamente sull'amicizia e la complicità degli Stati Uniti. ". Complicità, è questo il termine che Romano usa per descrivere il rapporto fra Usa e Israele. Gil Usa sarebbero 'complici' di Israele nel coprirne i presunti crimini? Gli Usa sono semmai alleati, non complici, a meno che Romano ragioni come un Giulietto Chiesa o un Gianni Vattimo qualunque.
Romano scrive "Credo che sia suo interesse essere considerato uno Stato come gli altri". Israele è uno Stato sovrano, nato in seguito a una risoluzione dell'Onu. Il fatto di pretendere che sia considerato come tutti gli altri, come scrive Romano, implica anche accettare che si difenda dagli attacchi che subisce e che la sicurezza dei suoi cittadini sia una delle sue priorità.
Perchè qualunque Stato ha il diritto di difendersi e Israele no?
Ecco lettera e risposta:
Nell'affrontare la questione dei pro e dei contro alle missioni all'estero del nostro esercito, lei ha correttamente citato i teatri di guerra dove i nostri soldati sono o sono stati impegnati quali, nell'ordine, Corno d'Africa, Bosnia, Kosovo, Iraq, Libano, Afghanistan. Non essendo pertinente alla questione affrontata, si è correttamente astenuto dal giudizio su ragioni e torti dei conflitti e delle parti in causa. Non ho potuto non notare, però, con mio profondo rincrescimento, che, solo per la missione in Libano ha parlato di «attacco israeliano contro il Libano» dando al lettore una evidente lettura delle responsabilità del conflitto, senza ricordare le cause che lo hanno determinato e l'aggressione (sotto forma di sconfinamenti, uccisioni e rapimenti), subita da Israele, che ha dato inizio alla guerra. A questo punto mi chiedo se sia stata una svista (cosa che spero), se sia stato un riflesso condizionato (cosa che non spero) o se abbia ragione chi sostiene che il suo giudizio sulle tematiche israeliane sia condizionato da un pregiudizio che non sempre le consente di mantenere il giusto equilibrio nell'analisi (cosa che mi farebbe inorridire).
David Caviglia Roma
Caro Caviglia,
Per spiegare l'invio di missioni militari in Somalia, Bosnia, Kosovo, Iraq e Afghanistan, non era necessario fornire al lettore maggiori informazioni. Per spiegare il rafforzamento di Unifil (una forza dell'Onu presente in Libano da parecchi decenni) occorreva invece evocare brevemente l'antefatto, vale a dire l'operazione militare lanciata da Israele contro il territorio libanese. Lei ha ragione quando osserva che l'espressione «attacco israeliano» conteneva un giudizio sull'opportunità dell'operazione. Ma se questo è un segno di scarsa neutralità devo ricordarle che mi sono macchiato della stessa colpa quando ho parlato di guerra della Nato contro la Serbia, di aggressione americana dell'Iraq e di guerra anglofrancese contro la Libia di Gheddafi. In ciascuno di questi casi ho detto esplicitamente dove fossero, a mio avviso, le responsabilità del conflitto. Devo essere considerato antiamericano, antibritannico e antifrancese? È possibile dire che la guerra americana nel Vietnam fu un tragico errore senza essere considerato nemico degli Stati Uniti? Nella politica internazionale esistono interessi comuni e interdipendenze che espongono ogni Stato al giudizio di altri Paesi. Perché Israele dovrebbe sfuggire a questa regola? Forse uno dei suoi maggiori problemi è proprio una certa tendenza a giustificare la propria politica con l'eccezionalità della sua storia. Questa argomentazione gli è stata utile in molte circostanze, ma è destinata a essere, col passare del tempo, sempre meno efficace. Non credo che Israele possa contare indefinitamente sull'amicizia e la complicità degli Stati Uniti. Non credo che l'accusa di antisemitismo o antisionismo, indirizzata ai suoi critici, possa continuare a giustificare le imprudenze e le imprevidenze della sua politica estera. Credo che sia suo interesse essere considerato uno Stato come gli altri.
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