Egregio Direttore Belpietro confesso che mi ha stupito leggere sul Suo giornale nel numero del 17 gennaio le tesi di un articolo a firma del deputato europeo del PD Antonio Panzeri, sulla decisione israeliana di non riconoscere in automatico la cittadinanza di Israele agli arabi della Cisgiordania che sposano cittadini israeliani arabi. In questo caso si concede , per quello che ne so, un permesso temporaneo di soggiorno rinnovabile periodicamente. Che il deputato Panzeri pensi che si tratti di una violazione dei diritti civili dei cittadini arabi mi sembra una tesi parziale e "ingenua", ma che Libero non pubblichi accanto ad una simile tesi un minimo di informazione supplementare mi sembra alquanto strano. Non credo di dover argomentare con Lei che è molto dubbio che sia un diritto ottenere la cittadinanza di un qualunque paese attraverso dei matrimoni combinati per ragioni politico-demografiche. Diciamolo francamente: ragioni che sono di conflitto con lo Stato di cui si é cittadini . Perchè di questo si tratta in quel caso; per di più in una situazione che è di ostilità se non di guerra da sempre, perché gli arabi, in genere, non vogliono accettare l'esistenza di Israele. Così come non è difficile sottolineare di più che questo diritto prima veniva riconosciuto. E questo, proprio perché quello Stato non aveva una preclusione di principio. Solo che stranamente i casi, che fino al 1994 erano poche centinaia, da allora hanno riguardato più di centomila persone, fino a che nel 2003 la legge di cui sopra, recentemente confermata dalla Corte Suprema, ha posto un argine al singolare fenomeno. Non andrebbero spiegate queste cose , quando si scrive sull'argomento e si espone una tesi che contesta l'operato di un Parlamento, di svariati Governi e di una Corte Suprema di un paese civile e democratico? Quello che stupisce, semmai, é il risultato della Corte, in cui ben cinque giudici su undici hanno votato contro la legge! E a questo proposito, detto per inciso, non capisco e non mi adeguo. Tengo tuttavia conto che,in questo caso, chi decide rischia in proprio e non si limita ad opinare sulla pelle degli altri. Ad ogni buon conto, nessuno vieta ai cittadini arabi di Israele di andare a risiedere per esempio in Cisgiordania, dopo che sposano una ragazza di quelle parti. C' é qualcuno che lo ha fatto in tutti questi anni? Quanto alla eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, non mi sembra che per esempio gli arabi di quel paese facciano il servizio militare e siano disposti a combattere e a rischiare la pelle in guerra contro altri arabi. Eppure questi, lo sappiamo tutti, sono nemici dello Stato di Israele. O mi sbaglio? Come diceva qualcuno ci sono diritti e doveri. Oppure agli arabi questo principio non va applicato? Mi consenta,però, una domanda retorica: secondo Lei i cittadini non arabi di Israele potrebbero mai fidarsi di questi in una situazione di conflitto armato con i paesi dell'area o con Hamas e l'OLP? Ci sarebbe infine molto da dire sull'idea, a mio avviso grottesca, del deputato PD che nei paesi arabi ci sia stata e sia in corso "una primavera", che rappresenterebbe una finestra di opportunità per la pace. La situazione é l'esatto opposto, come era prevedibile ed é evidente dai risultati elettorali in Egitto e Tunisia e da svariati proclami contro gli ebrei, nonché da un minimo di conoscenza dei soggetti che operano in quelle situazioni e della sensibilità culturale di quelle popolazioni. Non voglio rubarle altro tempo. Solo mi auguro che Libero mantenga la linea di sempre. Grazie per l'attenzione Andrea Cafarelli