Cyber warfare e intelligence contro l’Iran continuano ma non si esclude l’opzione militare
di Piera Prister
Piera Prister, i siti nucleari iraniani
Le due notizie che gli Stati Uniti abbiano ammonito Israele dall’attaccare e che Israele stia preparando un piano per spostare la sua centrale nucleare di Dimona, per posizionarla altrove, al fine di proteggerla da un possibile contrattacco, hanno creato tensione ed allarme internazionale da venerdi’ scorso. C’e stato un gran trambusto di telefonate tra Obama e Netanyahu, e di colloqui ed interpellanze che hanno coinvolto il segretario di Stato Hillary Clinton, l’ambasciatore israeliano a Washington, Michael Oren, il ministro della Difesa, Leon Panetta e altri importanti funzionari. Gia’ dal 16 gennaio 2003 il “Project Daniel” aveva avvertito l’allora primo ministro Ariel Sharon della minaccia nucleare iraniana, come ricordato sul Jerusalem Post del 16-01-2012, da Louis Beres, “Iranian Threat: legal remedies and remaining options” che i mullah con Ahmadinejad, anno dopo anno, hanno reso concreta con la costruzione di piu’ siti atomici nascosti sotto terra in gallerie e molto vicini a luoghi intensamente abitati, al fine di usare la popolazione come scudo umano. Il regime di Teheran da allora e’ stato tenuto in scacco da cyberwar e da Stuxnet, nonche’ dai servizi segreti di “covert actions” che gli hanno sferrato una guerra di logoramento, intelligente e mirata, volta a ritardare il programma di arricchimento dell’uranio per la costruzione della bomba atomica. E’ una guerra in cui non si compiono azioni militari ma azioni mirate, basate sull’alta conoscenza tecnologica e cibernetica, abilita’ di intercettare messaggi in codice e attivita’ spionaggio. Ma Ahmadinejad ha annunciato all’inizio dell’anno appena iniziato che continuera’ con l’installazione di un nuova centrale nucleare, scavata sempre piu’ in profondita’ e difficilmente attaccabile dall’alto, nel villaggio di Fordo, situato a 156 Km a sud ovest di Teheran, vicino alla citta’ santa di Qom, visto che da anni fallisce nei suoi reiterati tentativi di costruire armi nucleari. Infatti e’ un dato di fatto che i suoi scienziati atomici, non riescono a portare a termine quello che hanno iniziato, perche’ nel numero di 6 sono stati gia’ regolarmente eliminati -come Mostafa’ Ahmadi Roshan, direttore della centrale di Natanz, assassinato pochi giorni fa- e sia perche’ i suoi programmi atomici sono vanificati da virus che fanno girare all’impazzata le centrifughe dei reattori nucleari, mettendoli in KO. Quella che per il regime iraniano dovrebbe essere una prova di forza, e’ in verita’ un’ulteriore prova di debolezza, e’ come dover lottare inanemente al vento contro un nemico forte ed infallibile che colpisce senza sbagliare un colpo, che e’ presente da per tutto e che per giunta e’ invisibile. Da diversi anni operano quindi due intelligenze antitetiche, un’ intelligenza malefica che fa, a cui fa seguito un’intelligenza benefica che disfa. Dello stesso malefico regime di Teheran, si fanno beffa persino i delfini della V Flotta Americana nelle acque del Golfo Persico che, agendo come sonar, riescono ad identificare e a segnalare ai palombari le molte mine disseminate nello stretto di Hormuz dagli iraniani. Obama non sembra preoccuparsi di un Iran atomico piu’ di tanto o forse fa finta, visto che Mitt Romney il candidato presidenziale repubblicano che e’ in testa nella corsa alla Casa Bianca, glielo ricorda sempre sfidandolo a tu per tu, e che ha detto chiaramente che se gli americani avessero votato per lui, quattro anni fa a quest’ora gli Stati Uniti e l’Occidente non avrebbe lo spauracchio di una bomba atomica in mano a gente mentalmente alienata. Per gli Israeliani l’Iran che si dota di armi atomiche rimane comunque un incubo con cui difficilmente si riesce a convivere, perche’ non si sa fino a quando si riuscira’ a ritardarne la messa a punto. Purtroppo nel corrente anno 2012, che e’ l’anno delle elezioni presidenziali americane, i problemi di Obama sono quelli che riguardano la politica interna, la recessione, il dissesto delle finanze dello Stato Federale, l’indebitamento con la Cina, la disoccupazione. Per esempio, in soli tre anni Miami in Florida, e’ diventata una citta’ con edifici, alberghi, resorts per le vacanze deserti, una delle citta’ in passato delle piu’ affluenti, mentre ora e’ in basso nella classifica con uno dei piu’ alti tassi di criminalita’ negli Stati Uniti. Obama sa che e’ proprio in politica interna che gli americani democratici o repubblicani, di destra o di sinistra, lo bocceranno alle urne, come hanno gia’ fatto nelle elezioni di medio termine, soprattutto perche’ si stanno accorgendo che la sua politica di ampliamento della macchina burocratica dello Stato Federale e di assistenza sanitaria pubblica -socialized medicine- ha alleggerito le loro tasche e cambiato in peggio il loro stile di vita. Di politica estera invece se ne parla poco, tutto e’ in sordina e Obama poi, tentenna, vuole e disvuole. Prima decide di fare le esercitazioni di guerra congiunte con Israele e poi qualche giorno fa, all’ultimo momento, le cancella. Il suo dilemma per ora non e’ tanto quello di attaccare o non attaccare l’Iran che si sta nuclearizzando, quanto quello di ammonire Israele a non muoversi, preso com’e’ ad assicurarsi un secondo mandato alla Casa Bianca con la creazione di nuovi posti di lavoro veri o finti. I media sono pieni di notizie contraddittorie di politica interna che riguardano licenziamenti in corso e creazione di nuovi posti di lavoro, mentre la verita’ e’ che solo qui in Texas l’economia si mantiene forte e si continuano a costruire case e grattacieli, in barba alla crisi che attanaglia il resto del paese. In questo momento di tensione internazionale i media americani ci danno poche notizie, fatta eccezione di un articolo molto breve scritto da 5 giornalisti fra cui Jay Salomon, sul WS Journal del week end del 16 gennaio, intitolato “U.S. Warns Israel on Strike”, (Gli Stati Uniti ammoniscono Israele dall’attaccare) che ha avuto una grandissima risonanza internazionale, perche’ tutti erano spaventati per una possibile azione militare. E’ stato ripreso in Italia da Il Giornale e anche dal Jerusalem Post, tanto poco si sa sullo scenario che si prepara negli Stretti di Ormuz e nel Golfo Persico dove gli Stati Uniti “The US has moved a second aircraft carrier strike group to the Persian Gulf area” (dove gli Stati Uniti hanno dislocato una seconda portaerei con forze navali di scorta che formano un gruppo). Si ricorda pero’ che tale dispiego di forze navali, per quanto grande non e’ rapportabile a quello molto piu’ massiccio della Guerra del Golfo del 1990-91 contro l’Iraq, quando Bush padre dispiego’ nello stesso golfo ben 6 portaerei con relative navi di scorta. Per ora e’ operativa una combinazione di operazioni segrete, di sanzioni economiche sempre piu’ aspre e di intense attivita’ diplomatiche, ma tuttavia non si esclude un’opzione militare che rimane sul tavolo. E mentre Khamenei ha preso sul serio un possibile intervento militare dell’Occidente per colpire i siti nucleari iraniani, l’Europa e gli Stati Uniti vogliono prendere piu’ tempo perche’ le sanzioni economiche contro l’Iran abbiano la possibilita’ di agire. E, anche se Obama ha cancellato le esercitazioni militari congiunte con Israele, per giovedi’ 19 gennaio 2012 e’ previsto un incontro in Israele tra il generale americano Martin Dempsey e alti ufficiali delle forze militari israeliane.