Aiutare a uccidere gli ebrei non è reato – è solidarietà
Cari amici,
c'è la solidarietà – e c'è l'incitamento. Qualche volta la solidarietà si trasforma in incitamento. Per esempio, che cosa significa chiedere che si elimini la barriera di sicurezza, che si tolga il blocco a Gaza, che si permetta a tutti i palestinesi che lo desiderano di diventare cittadini israeliani per via di matrimonio (lo chiede oggi il deputato europeo Panzeri con bella baldanza in nome dei “progressi democratici della primaverea araba” - incredibilmente su “Libero”)? La risposta è su questa pagine di blog (http://www.europe-israel.org/2012/01/pourquoi-le-pcf-et-les-verts-exigent-la-fin-de-l%E2%80%99%E2%80%99occupation%E2%80%99-israelienne-pour-que-les-palestiniens-puissent-tuer-des-juifs/): perché i palestinesi possano far fuori gli ebrei senza troppi impicci. La sola spiegazione è quella, anche se in certi casi non è consapevole, posso ammetterlo. Quando quasi quotidianamente si trovano ai posti di blocco giovani arabi armati di bombe, coltelli e pistole che cercano di compiere attentati (l'ultimo caso è stato ieri mentre si celebrava il processo all'ultimo assassino della famiglia Fogel: http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/151781), oppure tendono agguati alle automobili in corsa bombardandole di rocce, in modo da provocare incidenti spesso mortali.
Ho parlato prima di inconsapevolezza. Forse sono inconsapevoli quei vescovi cattolici che l'altro giorno sono andati in visita a gaza e hanno ripetuto la vecchia favola della “più grande prigione del mondo” (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/151624#.TxUiJ4EU6Sr). Ma da quale prigione si va e si viene come fanno tutti i leader di Hamas, si sparacchia sui vicini e si compiono preparativi per rapirli, come i Gazani continuano a fare? In realtà sotto a queste prese di posizione c'è un fondo antisemita che ha contagiato profondamente le chiese arabe. Dal sito che vi ho citato si apprende che il capo dei cattolici di Gaza ha dichiarato alla televisione di Hamas: "L'Ebreo ha un principio da cui noi soffriamo e che egli cerca di imporre alla gente: il principio dei 'gentili'. 'I Protocolli dei Savi di Sion' si basano su questo principio, e chi legge i 'Protocolli' sente che ci troviamo in questo periodo con gli ebrei ... ". Carino, vero? Solidarietà o incitamento?
E a proposito di cristiani, il Collegio Biblico a Betlemme ospiterà in marzo decine di teologi protestanti americani, attivisti e ministri molto noti per la "Conferenza 2012” intitolata “Cristo al posto di blocco”. Che bel nome, eh? Tutto un programma. “Infatti, il manifesto "Betlehem Call", che serve come piattaforma per la Conferenza, appena pubblicato sui siti web del Consiglio delle Chiese, i Ministeri globale della Chiesa Unita di Cristo e dei Discepoli di Cristo, definisce Israele come un "regime illegale" e un "crimine contro l'umanità", promuove " campagne internazionali di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni" contro Israele, etichetta le Chiese più neutre come "complici di crimini contro l'umanità" e attacca il sionismo cristiano come "un crimine e peccato come sfidare il cuore del Vangelo". (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/151576#.TxUiCYEU6Sr). Solidarietà o incitamento? Difficile avere qui dei dubbi.
Com'è difficile avere dei dubbi su quel documento di lavoro dell'Unione Europea che non è stato ufficialmente accettato dai governi, ma circola insistentemente fra i diplomatici europei in Medio Oriente e nelle cancellerie, che chiama l'Autorità Palestinese a violare i limiti degli accordi di Oslo, appropriandosi dell'Area C che se condo lo stesso accordo è sotto il controllo politico e di sicurezza di Israele, dove peraltro vive meno del 5% dei palestinesi (http://www.jpost.com/DiplomacyAndPolitics/Article.aspx?id=253459). E' evidente che se, come propone il documento, l'Autorità Palestinese organizzasse occupazioni e costruzioni in quest'area di sicurezza, Israele dovrebbe reagire, con il risultato di produrre degli incidenti di rilievo e di far saltare definitivamente il quadro degli accordi di pace. Questo i diplomatici europei lo sanno bene, sono ben pronti a dar la colpa a Israele, ma evidentemente trovano insopportabile lo status quo, in cui pure gli abitanti arabi di Giudea e Samaria stanno vistosamente migliorando il loro livello di vita. Venga dunque una crisi, venga la terza intifada, si perdano delle vite umane, pur di delegittimare Israele e di procedere nella missione di costruire subito a qualunque costo uno stato palestinese in Giudea e Samaria. Che sarebbe poi subito espugnato da Hamas, coi risultati che sappiamo. Qui, lo ripeto, il dubbio non c'è. In nostro nome, coi nostri soldi, i rappresentanti dell'Unione Europea stanno cercando di scatenare una guerra in Medio Oriente. E naturalmente nessuno ne parla. Ma siamo vicini ala giornata della memoria, tutti sono tristi per la Shoà – e quindi si ritengono in dovere di aiutare i palestinesi ad ammazzare qualche ebreo. O tutti, se possono.
Ugo Volli