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Riportiamo da SHALOM di gennaio, a pag. 24, l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo " La diffamazione? Il miglior modo per rendersi famosi ".
Nella sua visione geniale del mondo contemporaneo, Andy Warhol aveva pronosticato che tutti gli esseri umani avevano diritto ad avere almeno 15 minuti di fama. La previsione non si è,ovviamente, avverata per tutti, ma il criterio è entrato a far parte della storia dei diritti da acquisire dagli abitanti del pianeta. Un diritto per la più parte a livello inconscio, ma pronto a materializzarsi se giustamente stimolato. E a realizzarsi non solo per 15 minuti, spesso in maniera tale da trasportare esistenze sconosciute alla ribalta della notorietà, non escluso il contorno di un buon ritorno economico. La cosa non è automatica, non basta volerlo, perché il sogno si realizzi, ci sono però delle regole che, se seguite attentamente, possono rappresentare la spinta al grande salto. Ma c’è una premessa, essenziale. Bisogna odiare Israele. Se poi si è anche ebrei o israeliani, è il massimo, le porte si aprono e il gioco è fatto. Come dimostra il passaggio dalla totale anonimità alla fama di Shlomo Sand e Sarah Schulman, professore di storia contemporanea all’università di Tel Aviv il primo, autrice di alcuni testi teatrali mai rappresentati,femminista lesbica, la seconda. Cominciamo con il primo. In Israele vi sono migliaia di professori universitari, che esercitano la loro professione con impegno, come tante altre categorie, vivendo normali vite, tra alti e bassi, onori e doveri, ma quasi sempre nel solito tran tran quotidiano. Alcuni hanno scritto libri di storia, altri collaborano a giornali con articoli, ma anche lì distinguersi non è facile. Ci voleva il lampo geniale di Sand per salire in un colpo solo in cima alla vetta della fama, un solo libro, ma quale titolo, quale contenuto. In poche parole ecco il concetto che al furbo Shlomo è venuto in mente: il popolo ebraico non è mai esistito. Al solo sentire una simile idiozia, uno salta sulla sedia, poi si mette a ridere e chiede chi sia mai l’ignorante che l’ha inventata. Ignorante lo sarà sicuramente, insegnare storia contemporanea all’università non è una assicurazione né sulla cultura né sull’onestà, potremmo citare esempi notori di casi simili nelle nostre università. Ma se Sand ignorante non è, furbo sicuramente sì. Il libro è stato infatti acquistato in 22 (ventidue) paesi – tra i quali il nostro – tradotto e pubblicato, procurando all’autore fama e denaro, più altri benefit, come inviti a discuterne il contenuto. In Italia è stato ospite in alcuni Festival Storia etichettabili nella categoria ‘ Israele sotto attacco’, nei quali il godimento dei partecipanti-odiatori era garantito. Presenti per sentire Israele sotto accusa, cosa poteva esserci di meglio se l’accusatore non solo era israeliano, ma uno la cui tesi segava alle radici la ‘pretesa’ dello Stato ebraico di esistere. Sand ha avuto l’onere di due pagine sul Corriere della Sera, Paolo Mieli, presidente della Rizzoli (l’editore di Sand) l’ha presentato come se fosse un libro serio di uno storico serio che presentava una analisi storica seria. Cosa si può volere di più ? Veniamo alla seconda, Sarah Schulman, autrice teatrale, impegnata nel movimento femminista lesbico americano. Schulman, chi ? si diceva prima che il 22 novembre scorso il New York Times non le pubblicasse un articolo nel quale accusava Israele di cercare una facile pubblicità nel presentarsi come un paese dove i diritti umani e civili degli omosessuali sono tra i più avanzati al mondo. Non potendoli negare, perché sono sotto agli occhi di tutti, la Schulman ha cercato di delegittimarli, di sporcarli, attribuendoli ad una iniziativa del Ministero del Turismo per promuovere una immagine pulita di Israele, in pratica per presentare una faccia rispettabile che nascondesse il vero, grande crimine che Israele commette ogni giorno, l’oppressione dei palestinesi. Quell’articolo ha fatto il giro del mondo, è uscito su Le Monde, sul Guardian, in Italia l’ha ripreso subito la Repubblica, per cui gran parte dell’opinione pubblica internazionale è convinta – l’ha scritto il New York Times !- del contrario della verità. In tutto il mondo musulmano-arabo i gay sono perseguitati, fino alla perdita della vita, succede anche nei territori palestinesi governati dal ‘moderato’ Abu Mazen, Israele è la meta per chi cerca di fuggire verso la democrazia, la libertà. Ma Schulman ignora quel che avviene nel mondo musulmano, non perché non ne sia informata, ma più semplicemente perché lo scrivono già in tanti, la sua sarebbe un’opinione in più, come tante altre. Che Israele nasconda i suoi ‘crimini’ contro i palestinesi dietro una facciata pro-gay, invece, è una menzogna talmente grande che nessuno fino ad oggi gli era venuto in mente di scriverla. Ci ha pensato lei, e con successo pare. E’lesbica, è ebrea, è americana, gli ingredienti sono perfetti. Aspettiamoci tra poco un libro, Rizzoli si prenoti, anche nel nostro paese ci sono gay politicizzati che si abbeverano alla fonte delle menzogne su Israele. Mancava il collegamento alle politiche del mondo gay. Bene, adesso abbiamo anche quelle. Essere ingannati e compiacersene non è poi così inusuale, a volte succede senza che uno se ne renda conto, talmente forte è il potere delle ideologie, eppure un rimedio c’è, un biglietto aereo per l’aeroporto di Tel Aviv e guardare Israele con i propri occhi, il modo migliore per disarmare i Sand e le Schulman, tanto la fama l’hanno già raggiunta, che almeno perdano i discepoli. |
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