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Libero Rassegna Stampa
17.01.2012 Israele: la legge sui matrimoni misti riguarda la sicurezza dei cittadini
La nuova linea di LIBERO su Israele

Testata: Libero
Data: 17 gennaio 2012
Pagina: 15
Autore: Antonio Panzeri
Titolo: «Israele e la legge contro chi sposa un palestinese»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 17/01/2012, a pag. 15, l'articolo di Antonio Panzeri dal titolo "Israele e la legge contro chi sposa un palestinese".


Antonio Panzeri, Corte Suprema israeliana

Antonio Panzeri si scaglia contro la legge che nega la cittadinanza al coniuge che appartiene a un paese nemico, per descriverla usa il termine 'discriminazione'.
La notizia era già stata diffusa da Giornale e Manifesto il 13/01/2012 e commentata da IC (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=42978). La legge che non concede la cittadinanza israeliana per via matrimoniale è stata adottata per motivi di sicurezza. Niente cittadinanza a persone provenienti da Stati in conflitto con Israele. Una norma che viene applicata ovunque, non si capisce perchè in Israele debba essere diverso.
Panzeri scrive : "
Sebbene non si possa negare che in passato, spesso giustamente, le fibrillazioni dell’area sono state viste come potenziali minacce per lo stato di Israele, risulta altresì doveroso riconoscere nei processi di democratizzazione in atto nel mondo arabo dei potenziali punti di forza per favorire l’avvio e la conclusione di questo annoso conflitto mediorientale. Per tale motivo, ogni decisione che lede i diritti e porta ad esacerbare i contrasti in atto, danneggia tutti.". Quali sarebbero i processi di democratizzazione in atto nel mondo arabo? Panzeri allude a quella erroneamente definita 'primavera araba', ossia l'ascesa di movimenti islamisti ed estremisti in Paesi che un tempo erano laici come Egitto e Tunisia? L'instaurazione della sharia sarebbe un processo di democratizzazione?
Panzeri continua : "
Sembra far ben sperare, tuttavia, che la legge sia passata per un solo voto, a dimostrazione del fatto che Israele, aldilà degli attuali equilibri governativi e parlamentari, dimostra di possedere sufficienti strumenti di ragionevolezza e lungimiranza positivi per il futuro del Paese.". Non ha importanza per quanti voti è passata la legge. La priorità di governo israeliano e Corte Suprema è la sicurezza dei cittadini israeliani. Regalare la cittadinanza a potenziali terroristi non è compatibile con questa priorità.
Prendiamo atto che chi dà la linea all'informazione su Israele su LIBERO è il deputato europeo PD. Non sarebbe male se i nostri lettori ne chiedessero conto scrivendo al direttore Maurizio Belpietro
Ecco il pezzo:

La decisione, la scorsa settimana, della Corte Suprema di Israele di approvare la legge che vieta il diritto alla cittadinanza e alla residenza permanente in Israele ai coniugi palestinesi di cittadini israeliani preoccupa, non solo per l’andamento dei negoziati ma, più in generale, per l’intero fragile equilibrio nel Mediterraneo. Questa legge, approvata con sei voti favorevoli e cinque contrari, risale al 2003 e già allora aveva scatenato l’indignazione della comunità araba che vive in Israele e delle associazioni per i diritti civili, che l’hanno ritenuta gravemente discriminatoria. Successivamente, l’azione della legge è stata estesa anche ai coniugi di cittadini israeliani originari di Paesi ostili a Israele. Concepita come una risposta provvisoria al clima di estrema tensione di quegli anni, dovuto a una serie di attentati terroristici che interessava il territorio di Israele, la Corte aveva ritenuto prioritario garantire la sicurezza dei cittadini israeliani a scapito dei diritti dei palestinesi. Eloquente, a tale proposito, la dichiarazione del Giudice Asher Grunis che afferma che «secondo la Corte, i palestinesi che diventanocittadini israeliani tramite matrimonio sono una minaccia per la sicurezza dello stato» e che «rispettare i diritti umani non vuol dire accettare un suicidio nazionale». Sebbene non si possa negare che in passato, spesso giustamente, le fibrillazioni dell’area sono state viste come potenziali minacce per lo stato di Israele, risulta altresì doveroso riconoscere nei processi di democratizzazione in atto nel mondo arabo dei potenziali punti di forza per favorire l’avvio e la conclusione di questo annoso conflitto mediorientale. Per tale motivo, ogni decisione che lede i diritti e porta ad esacerbare i contrasti in atto, danneggia tutti. Sembra far ben sperare, tuttavia, che la legge sia passata per un solo voto, a dimostrazione del fatto che Israele, aldilà degli attuali equilibri governativi e parlamentari, dimostra di possedere sufficienti strumenti di ragionevolezza e lungimiranza positivi per il futuro del Paese. Ci auguriamo, pertanto, che questa dialettica in Israele rimanga aperta e che possano prevalere le ragioni del dialogo, della democrazia e della pace, ragioni che noi continueremo a sostenere con forza e determinazione in Europa.

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