Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 17/01/2012, a pag. 16, l'articolo di Vittorio Dan Segre dal titolo "In Egitto si rischia la 'pulizia culturale' ".
Sull'Egitto invitiamo a leggere l'analisi di Zvi Mazel pubblicata in altra pagina della rassegna (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=310&id=43027).
Vittorio Dan Segre, Fratelli Musulmani
Sembra ieri eppure è già trascorso un anno (e più di mille morti) da quando la rivoluzione araba dalla Tunisia è arrivata a Piazza Tahrir al Cairo il 25 gennaio scorso e Mubarak è stato costretto a dimettersi l'11 febbraio. Allora la gente gridava le proprie richieste e speranze fra gli applausi di un Occidente che credeva di assistere ad una versione araba della rivoluzione francese.
«Popolo ed Esercito una sola mano» era lo slogan più gettonato. Oggi non si canta più.
Ci si chiede se il regime che nascerà dalle rovine di questa rivolta popolare non sarà peggio di quello di Mubarak. Invece di cantare nelle strade per la gioia delle tv, si scrive su muri eretti dalla polizia per dividere la Piazza Tahrir dagli stabili governativi circostanti e su quelli eretti nei quartieri più popolari per dividere i delusi e gli affamati dai portatori di nuove ambizioni: «Polizia ed esercito, una sola mano sporca», si legge, accanto allo slogan «La libertà arriverà lo stesso» e «Il Califfato Islamico trionferà».
«A chi appartiene ormai questa città - chiede il giornale Al Masry al Youm- . Il Cairo non è Bagdad o Gerusalemme est. Dalle due parti dei muri ci sono egiziani». I quali si chiedono come i due partiti islamici, quello dei Fratelli musulmani e quello dei salafisti Al Nour, che assieme hanno il 60% dei seggi alla Camera bassa, amministreranno il potere assieme ai militari. Le due formazioni affermano che non staranno assieme al governo e non firmeranno patti di collaborazione coi partiti «laici», come quello del Wafd che ha ottenuto quasi il 10% dei voti. Di certo la concorrenza fra le due correnti islamiche li unirà contro Israele nella sua «inaccettabile» esistenza e contro l'Occidente.
Con Israele le cose non sono facili per gli islamici. L'Egitto ha perso, nella confusione di lealtà contrastanti di questa rivoluzione, prestigio e capacità militare. Si trova in crisi economica e il rispetto del trattato di pace gli garantisce due miliardi di dollari in aiuti americani e altri due miliardi per il gas che Israele acquista attraverso il gasdotto del Sinai (danneggiato non da terroristi ma da beduini a cui il governo del Cairo ha cessato di pagare il pizzo per l'attraversamento del loro territorio tribale).
Con l'Occidente l'ostilità é più culturale che politica. L'assalto é già in corso. L'Istituto Francese fondato da Napoleone é stato dato alle fiamme con i suoi preziosi archivi.
L'Egitto, affermano i salafisti, deve essere «ripulito da ogni influenza straniera».
Vorrebbero che il Museo egizio fosse chiuso e le grandi statue faraoniche salvate dall'Unesco ad Abu Simbel distrutte. I portavoci dei Fratelli musulmani affermano che prenderanno in considerazione tutte le opinioni politiche. Ma lo scorso 29 dicembre la loro Guida Suprema, Muhammad Badie dichiara che il movimento sta per realizzare la visione del suo fondatore assassinato, Hassan el Banna incominciando dalla «riforma dell'individuo seguita da quella della famiglia, della società, del governo per realizzare il giusto califfato ed infine il controllo del momdo». Il presidente del partito salafista Al Nour, Emad Abdel Ghafur, dice che opererà per lo stabilimento in Egitto di un regime «totalmente islamico». Non ci sarà collaborazione con partiti ed é escluso che i cristiani copti diventino leader politici perché appartengono ad una «religione corrotta».
I militari, dopo aver commesso tutti i possibili errori, difficilmente cederanno il potere. Stanno cercando un compromesso con gli islamici (sono loro pure musulmani) per garantirsi il controllo di una parte del bilancio, del loro impero economico e dei servizi di sicurezza. Ci riusciranno senza ricorrere alla violenza e dopo aver perduto, oltre alla capacità di governare, la fiducia del popolo e il loro onore?
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