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Ugo Volli
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Più realisti del re 16/01/2012

Più realisti del re


Fratelli Musulmani, Fatah e Hamas


Cari amici,

esiste in Francia un modo di dire “être plus royaliste que le roi”; significa “essere più realista (cioè monarchico) del re”. All’origine si trattava di uno slogan adoperato dai partigiani della Restaurazione all’indomani della fine del Primo Impero, sotto Luigi XVIII, e indicava tutti coloro, nobili e cattolici, che non solo appoggiavano il re Borbone ma contestavano tutti le acquisizioni conquistate dalla borghesia grazie a vent’anni di sommovimenti politici. Ai nostri giorni i più realisti del re, cioè i più islamisti degli islamici, sono i pacifisti, i politici "di buona volontà", gli editorialisti dei più autorevoli quotidiani.

Per esempio, coloro che vantano la "primavera araba" e i suoi miracolosi progressi verso la democrazia, novelli Candide, il cui motto è "tutto va nel migliore dei mondi possibili" (nel mondo arabo, naturalmente, per Israele vale l'opposto). Sono quelli che dicono che le rivolte hanno rovesciato degli orribili tiranni e portato la democrazia, se non fosse per i cattivi generali che ancora la limitano. Ecco, in Egitto che è il principale paese interessato, la democrazia significa un parlamento dominato al 70% dagli islamisti (e la distinzione fra salafiti e Fratellanza musulmana è assai superficiale). Ma i candidi insistono: con la Fratellanza (che, lo ricordo, è la casa madre di Hamas) bisogna parlare, in fondo sono dei moderati, l'importante è compiere il passaggio di poteri. Be', c'è voluto quello stinco di santo di El Baradei, che ha sulla coscienza l'occultamento dell'armamento atomico dell'Iran e per questo ha ricevuto il Nobel per la pace da quella congrega di terzomondisti antisraeliani che lo assegnano, con la rinuncia a candidarsi alla presidenza dell'Egitto
( http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=42998
http://www.repubblica.it/esteri/2012/01/14/news/egitto-28120952/ ; http://edition.cnn.com/2012/01/14/world/africa/egypt-elbaradei/index.html) perché qualcuno finalmente dicesse che non c'è affatto democrazia dopo le rivolte arabe, che il blocco di potere saldato fra i generali e gli islamisti impedisce qualunque dialettica reale. Ma vogliamo scommettere che i bravi Candide dell'amministrrazione americana e dei "grandi giornali" europei continueranno a spiegarci come la "primavera araba" non sia stata una sollevazione islamista coordinata dall'esterno, ma un sublime esempio di democrazia diretta? Più realisti del re.

Un altro esempio. Qualche giorno fa a Ramallah c'è stata la celebrazione del quarantasettesimo anniversario della fondazione di Al Fatah (la quale, sia detto per inciso ai Candidi, fu fondata per condurre la lotta armata contro Israele prima della liberazione di Gerusalemme, Giudea e Samaria, quella che loro adesso chiamano "occupazione" - chissà perché): un momento molto simbolico e solenne, dove si fanno dichiarazioni che vanno prese sul serio. Il presidente della cerimonia, designato da Fatah - che domina l'Autorità Palestinese e ha lo stesso presidente Mahmoud Abbas-  a un certo punto ha detto solennemente: "la nostra guerra coi figli delle scimmie e dei maiali [questo è il simpatico nome con cui gli arabi, che non sono razzisti, chiamano gli ebrei quando sono di buon umore] è una guerra di religione e di fede". Il che significa naturalmente: non una qualunque guerra territoriale, che si risolve con un compromesso, ma una lotta metafisica e senza quartiere. Infatti, dopo aver detto queste cose, ha dato la parola al capo religioso dell'autorità palestinese, il Mufti Muhammad Hussein, il quale ha subito citato "l'affidabile hadit" cioè il detto attribuito a Maometto stesso per cui "l'ora della Resurrezione non verrà fino a che non sterminerete gli ebrei - gli ebrei si nasconderanno dietro pietre e alberi - allora gli alberi e le pietre chiameranno: O musulmano vieni, c'è un ebreo che si nasconde dietro di me -. vieni e uccidilo - eccetto gli alberi Gharquad che resteranno zitti." E poi ha commentato: "Nessuna meraviglia dunque che le colonie siano piene di alberi Gharquad." Il che significa che il compito dei palestinesi è di sterminare gli ebrei. Lo dicono loro, non qualche "paranoico sionista": http://palwatch.org/main.aspx?fi=157&doc_id=6098. Non ci sono state smentite né commenti da parte di Fatah né del moderato Mahamud Abbas. Del resto queste cose sono ripetute continuamente. Ma conoscete qual è il mantra dei Candidi, in Europa, negli Stati Uniti e nella loro amministrazione  (http://blogs.jpost.com/content/columnist-hate-hopes-obama-wins), ma anche dentro Israele: l'Autorità Palestinese è il partner per la pace, gli israeliani devono fidarsi, abbattere la barriera di sicurezza, dare loro il controllo dei confini, smettere di impedir loro di accedere alle armi pesanti. Più realisti del re. Più filopalestinesi dei palestinesi. Soprattutto più antisraeliani di loro.

Ugo Volli


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