Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 16/01/2012, a pag. 35, la risposta di Sergio Romano ad un lettore dal titolo " Turchia in Unione Europea, l'utilità del fidanzamento ".
Sergio Romano
Sergio Romano descrive con queste parole la Turchia : "Ha un regime politico stabile e democratico". Il concetto di democrazia è compatibile con i processi ai giornalisti ostili a Erdogan? Il fatto che non ci sia libertà di stampa e opinione rende la Turchia un Paese democratico?
Romano continua : " Erdogan Ha bisogno dell'Europa perché la trattativa con l'Ue gli conferisce una patente di democrazia, particolarmente utile per tenere a bada i militari e ridurne il potere nel sistema politico nazionale.".
Limitare i poteri dei militari, unici garanti della laicità dello Stato in Turchia, non significa favorire la democrazia, ma la sua trasformazione in uno Stato islamista. Non esiste un islam moderato.
La Turchia non condivide i valori dell'Occidente, non è una democrazia, si oppone alle sanzioni contro l'Iran, ha rotto i rapporti con Israele, Haniyeh, capo di Hamas, vi è stato accolto trionfalmente, per questo non può entrare in Ue. Ma Sergio Romano continua a scrivere il contrario nei suoi pezzi, perchè?
Ecco lettera e risposta:
Nel corso di un convegno sulla Turchia lei ha detto che una delle ragioni per cui Erdogan non vuole ancora stracciare il velo dell'ipocrisia che avvolge il negoziato con l'Unione Europea potrebbe essere il fatto che lo stesso Erdogan si stia rendendo conto che — prima o poi — la Turchia potrebbe essere utile all'Unione più di quanto l'Unione possa esserlo per la Turchia. Secondo me questa sarebbe forse proprio una ragione in più per stracciare il velo, non per mantenerlo.
Giorgio Frappa
gfrappa@inwind.it
Caro Frappa,
Ho detto effettivamente che nelle trattative iniziate ormai da qualche anno per l'ingresso della Turchia nell'Unione Europea vi è molta ipocrisia. Il negoziato è congelato. Tutti sanno che vi sono Paesi europei (Francia e Germania tra gli altri) risolutamente decisi a impedire l'adesione. La Turchia non può fingere di non saperlo. Ma nessuno, per il momento, sembra avere l'intenzione di dire apertamente che il negoziato è inutile. Evidentemente la continuazione di una trattativa fittizia è considerata più utile della sua rottura. Esistono ragioni che suggeriscono a tutti gli interessati di non «stracciare il velo»? Esistono e sono in buona parte collegate al posto sempre più importante che la Turchia sta occupando nel Medio Oriente allargato, vale a dire nella grande regione che comprende il Nord Africa, il Levante, la penisola araba, il Golfo Persico, il Caucaso, il Caspio e una buona parte dell'Asia centrale.
In questo mondo prevalentemente musulmano e attraversato da una lunga sequenza di crisi, la Turchia ha un certo numero di vantaggi. È una potenza militare di tutto rispetto. Ha un regime politico stabile e democratico. Ha una economia dinamica che in questi ultimi anni ha registrato un tasso di sviluppo pressoché cinese. È alleata degli Stati Uniti, ma ha dimostrato di essere pronta, se necessario, a respingere le richieste di Washington. Agli occhi dell'Occidente è il più laico dei Paesi islamici; agli occhi dei Paesi islamici è il meno laico dei Paesi che gravitano nell'area dell'Occidente, quello che ha una maggiore sensibilità musulmana.
Queste caratteristiche hanno fatto della Turchia un modello per l'intera regione e le hanno permesso di conquistare prestigio anche in quei Paesi arabi in cui era tradizionalmente percepita come potenza dominatrice e impero coloniale. La rapidità con cui ha rotto il suo rapporto speciale con la Siria e il viaggio trionfale di Erdogan in alcune capitali arabe, dimostrano che il Paese ha molte più carte da giocare di quante ne avesse all'epoca in cui era il migliore alleato degli Stati Uniti sulla frontiera con l'Unione Sovietica e il migliore alleato di Israele nel Levante. Non vi è ormai crisi medio-orientale — dall'Egitto alla Siria, dall'Iran alla Palestina, dall'Iraq all'Afghanistan — in cui l'Occidente, quando è alla ricerca di una soluzione, possa fare a meno della Turchia. Il governo Erdogan lo sa. Ha bisogno dell'Europa perché la trattativa con l'Ue gli conferisce una patente di democrazia, particolarmente utile per tenere a bada i militari e ridurne il potere nel sistema politico nazionale. Ma è probabilmente convinto che anche l'Europa abbia bisogno della Turchia. Denunciare l'inutilità del negoziato e mandare all'aria la prospettiva del matrimonio sarebbe, in questo momento, una inutile manifestazione d'impazienza: è preferibile, in mancanza di meglio, un lungo fidanzamento.
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