Elezioni Usa: a Sheldon Adelson non va Barack Obama e finanzia i suoi oppositori
Testata: Il Foglio Data: 13 gennaio 2012 Pagina: 1 Autore: Redazione del Foglio Titolo: «La trama di Sheldon III»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 13/01/2012, in prima pagina, l'articolo dal titolo "La trama di Sheldon III".
Sheldon Adelson
Roma. Da strillone per il giornale Boston Globe alla cinquina degli uomini più ricchi d’America, al fianco di Bill Gates e Warren Buffett. Sheldon Adelson, noto anche come “Mr. Casino”, sta emergendo come uno dei big player della politica americana e internazionale. Il proprietario dei più blasonati locali da gioco di Las Vegas (suo è anche il “Venetian”) ha appena donato cinque milioni di dollari a Newt Gingrich, uno dei contendenti per la nomination repubblicana alla presidenza degli Stati Uniti. Adelson detesta il presidente Barack Obama, di cui ha detto che “vuole distruggere Israele”. Sta cercando di portargli via voti ebraici preziosi per la rielezione, specie in Florida. Nel 2008 Obama ottenne otto voti su dieci nella comunità ebraica. Attualmente i sondaggi lo danno a cinque, ma è in rimonta. Un magnate delle costruzioni, Robert Copeland, ha deciso che non lo rivoterà: “La sua Amministrazione ha degradato il popolo israeliano”. Adelson sarebbe in procinto di spendere una fortuna pur di liberarsi di Obama. Il magazine Politico parla di altri venti milioni in arrivo. Costretto su una sedia a rotelle da una grave malattia, Adelson fonda la propria grande influenza politica sul fatto che è il principale finanziatore del premier israeliano, Benjamin Netanyahu. “Sheldon III”, nomignolo che deriva al milionario non per motivi dinastici ma perché Forbes lo ha incoronato terzo uomo più ricco d’America (con un patrimonio personale di 27 miliardi di dollari, seppur in crisi adesso), è la principale nemesi dei detrattori della “lobby ebraica”. Adelson finanzia infatti l’Aipac, il centro studi di Washington che promuove le relazioni speciali fra gli Stati Uniti e Gerusalemme, e ha elargito venticinque milioni di dollari a un programma di rientro in Israele degli ebrei americani. Quando c’era George W. Bush al comando, Adelson chiese di essere ricevuto alla Casa Bianca per protestare contro l’allora segretario di stato, Condoleezza Rice, per certe esternazioni critiche su Israele. Noto per ritenere “l’islam radicale e la legge che dà ai sindacati piena libertà di accesso nelle aziende” come le due principali minacce che pesano sulla società americana, Adelson è il proprietario di Israel Hayom, il più popolare giornale d’Israele e la voce della destra di Netanyahu, ma è anche il maggiore finanziatore privato dello Yad Vashem, il memoriale dell’Olocausto a Gerusalemme. Molti dello staff di Netanyahu hanno lavorato per Adelson: dal chief of staff, Nathan Eshel, ai due esperti di sicurezza, Uzi Arad e Yaakov Amidror. Figlio di ebrei lituani osservanti e poverissimi, Adelson è un avversario della soluzione “due stati per due popoli”, quindi dell’avvento di uno stato palestinese indipendente, perché, come recita una campagna pubblicitaria finanziata da Adelson, “i dieci comandamenti palestinesi promuovono il terrorismo e la distruzione d’Israele”. Contro il piano del governo israeliano di Ehud Olmert di cedere i territori biblici, nel 2007 Adelson ha cercato di convincere i partiti Yisrael Beiteinu e Shas ad abbandonare la coalizione. C’è chi dice che Adelson è “la versione conservatrice di George Soros”, il milionario liberal che promuove cause progressiste nel mondo. Adelson finanzia centri studi di destra come l’Adelson Institute for Strategic Studies, dove ha lavorato l’attuale ambasciatore israeliano a Washington, Michael Oren, e siede Nathan Sharansky, ex dissidente sovietico. Adelson sostiene la corrente degli esuli iraniani, capeggiata da Amir Abbas Fakhravar, schierata a favore dello strike militare contro Teheran. Per il sessantesimo anniversario della fondazione d’Israele il presidente Shimon Peres era a corto di fondi per organizzare un mega evento pubblico che avrebbe coinvolto leader politici da tutto il mondo. Anche Peres non ebbe altra scelta che rivolgersi ad Adelson, che donò tre milioni di dollari. Il maggiore commentatore israeliano, Nahum Barnea, scrisse su Yedioth Ahronoth: “Un tycoon di Las Vegas ha comprato il compleanno del mio paese”.
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