Abu Hafiza, il nuovo capo di al Qaeda analisi di Pio Pompa
Testata: Il Foglio Data: 12 gennaio 2012 Pagina: 3 Autore: Pio Pompa Titolo: «Chi è il nuovo capo di al Qaida tra la Nigeria e Gerusalemme»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 12/01/2012, a pag. 3, l'articolo di Pio Pompa dal titolo "Chi è il nuovo capo di al Qaida tra la Nigeria e Gerusalemme".
Pio Pompa al Qaeda
Roma. Secondo quanto hanno rivelato al Foglio fonti d’intelligence arabe sunnite, lo psichiatra maghrebino Abu Hafiza sarebbe il capo indiscusso della rete islamista attiva negli ultimi anni in Africa e medio oriente. “E’ lui – affermano i nostri informatori – il regista delle stragi di cristiani in Nigeria che da tre settimane insanguinano quotidianamente il paese, così come è stato Abu Hafiza ad aver promosso l’insediamento di una cellula operativa di al Qaida nei sobborghi di Gerusalemme”. Già da qualche anno Abu Hafiza lavorava per dotare le formazioni qaidiste del continente africano e del medio oriente di una comuna piattaforma idelogica, programmatica e operativa nel tentativo di superarne la frammentazione. Un disegno che ora inizia ad assumere contorni ben definiti. E’ in quest’ottica che va annoverata, tra le fila di Boko Haram e della neo costituita cellula di al Qaida denominata “Movimento dei giovani sunniti nell’area di Gerusalemme”, la presenza di terroristi reduci dal conflitto iracheno e uomini arruolati in diversi scacchieri operativi sotto la guida politica e militare dei comandanti del tristemente noto esercito di “Ansar al Sunna”, responsabile (non solo in Iraq) di atroci atti terroristici. “Il problema – puntualizzano fonti arabe d’intelligence – è che oggi Abu Hafiza è considerato dalla maggioranza dei militanti sunniti un traditore, dal momento che ha stabilito solidi rapporti con il regime sciita degli ayatollah iraniani, da cui riceve consistenti e costanti finanziamenti nonché forniture di armi”. Materiale che sarebbe poi utilizzato dai qaidisti per indebolire e dividere da un lato il fronte fondamentalista anti sciita e quindi anti iraniano attestatosi in Siria e Iraq, e dall’altro per colpire l’asse israelo-saudita che contrasta fortemente lo sviluppo del nucleare di Teheran. La stretta collaborazione venutasi a stabilire tra l’intelligence iraniana e la rete terroristica diretta da Abu Hafiza si è materialmente concretizzata non solo nella costituzione di varie articolazioni operative disseminate in un territorio che va dalla Cisgiordania fino al campo profughi palestinese di Ain al Hilwah nel sud del Libano, ma anche in una vera e propria attività di spionaggio che a oggi è concentrata in Israele, Arabia Saudita, Siria e Iraq. Si tratta di un modello di collaborazione che verrebbe replicato con l’intelligence cinese in diverse realtà africane. Fondamentale sarebbe anche in questo caso la complicità dei servizi segreti iraniani. Pechino punta a tutelare con ogni mezzo i legami economici e finanziari stretti negli ultimi anni con alcuni paesi africani, ponendoli al riparo dalle offensive fondamentaliste. E’ quanto avvenuto in Nigeria, dove nonostante il radicamento sempre più profondo di gruppi islamisti come quello di Boko Haram, la Cina ha fatto registrare tassi di crescita che in qualche caso hanno sfiorato il seicento per cento. Anche per questo, confidano al Foglio fonti dei servizi, “Abu Hafiza figura al primo posto nella lista dei terroristi da catturare vivi o morti predisposta da diversi governi arabi, primo fra tutti l’Arabia Saudita”.
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