lunedi` 25 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
11.01.2012 Israele: anticipazioni pre-elettorali
destra, sinistra, centro e, in arrivo, Yair Lapid

Testata: Il Foglio
Data: 11 gennaio 2012
Pagina: 3
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «Segni di vita dalla sinistra israeliana (comincia il dopo Barak)»

Sul FOGLIO di oggi, 11/01/212, a pag.3, con il titolo " Segni di vita dalla sinistra israeliana (comincia il dopo Barak)", una approfondita analisi della situazione pre-elettorrale israeliana, con l'anticipazione dell'entrata in politica di Yair Lapid, popolarissimo giornalista Tv e figlio di Tommy Lapid, fondatore del partito laico "Shinui" ( Cambiamento) che però non sopravvisse ad una sola stagione.
Ecco l'articolo:

Yair Lapid

Roma. Ehud Barak, già primo ministro di Israele dal 1999 al 2001 e più volte presidente del Partito laburista, potrebbe passare nel Likud di Benjamin Netanyahu, accogliendo così l’invito dell’attuale premier che vorrebbe un ingresso organico del militare più decorato della storia israeliana nel principale partito della destra. L’addio definitivo di Barak al Labor segnerebbe la fine di una stagnazione che per la sinistra di Israele dura ormai da anni, da quando è stata confinata ai margini della vita politica del paese dopo le continue batoste elettorali. I segnali negativi per il partito che governò per quasi quarant’anni con personalità del calibro di Golda Meir e Yitzhak Rabin si erano già avuti alle scorse elezioni politiche nel 2009, quando i laburisti ottennero il 10 per cento e furono superati non solo da Kadima e Likud, ma anche da Yisrael Beiteinu, partito guidato dall’attuale ministro degli Esteri Avigdor Lieberman. Il dibattito politico in Israele è spostato a destra, dominato dalle tensioni tra Netanyahu e le frange ortodosse della coalizione che sostiene il governo, e l’unica opposizione visibile è quella del Kadima di Tzipi Livni. Qualcosa però sembra muoversi. Domenica Yair Lapid ha annunciato di voler scendere in politica, lasciandosi alle spalle l’attuale carriera giornalistica. Un passo che promette di scuotere un quadro che a oggi appare ingessato. Lapid ha tutto per rivitalizzare una platea liberal alla disperata ricerca di un leader credibile. Popolarissimo per la sua conduzione del tg su Canale 2, usa i social network per radunare sostenitori, sapendo toccare le corde giuste per far sognare soprattutto le nuove generazioni stanche della solita politica. “Sto facendo qualcosa in cui credo, voi siete la mia comunità e sento la vostra forza”, ha scritto sul proprio profilo facebook annunciando il suo ingresso in politica. Inoltre, fatto che non guasta mai quando si tratta di conquistare voti, è considerato talmente bello che nel 2007 fu messo in competizione con grandi star dello spettacolo per la palma di uomo più bello d’Israele. Yair Lapid è particolarmente apprezzato dai giovani per il suo impegno contro le comunità ultraortodosse che sempre più spazio stanno avendo nell’arena della politica israeliana, costringendo Netanyahu a fare i conti con loro. Lapid è pronto a riprendere la battaglia laicista del padre Yosef detto Tommy, per anni leader del partito laico Shinui che alle elezioni politiche del 2003 ottenne il 12 per cento delle preferenze grazie allo slogan “libertà di religione e libertà dalla religione”. Non è un caso che Nissim Zeev, membro della Knesset sotto la bandiera di Shas, abbia già detto che “stiamo per assistere alla riedizione del vecchio Lapid, una creatura mostruosa basata sull’odio per il giudaismo”. La popolarità di Yair Lapid è così forte che alla Knesset è iniziato da qualche giorno un dibattito sull’opportunità di prescrivere per legge una sorta di “semestre bianco” per chi voglia passare dalla carriera giornalistica a quella politica, cercando così di disinnescare quello che è percepito come un rischio. In effetti, i primi sondaggi confermano la forza dell’anchormen televisivo, indicando che se si votasse oggi strapperebbe a Kadima – alla testa di una lista indipendente – tra i 15 e i 20 seggi nel prossimo Parlamento. Chi invece ha già deciso da che parte stare è Noam Shalit, il padre del soldato Gilad rimasto per cinque anni nelle mani dei fondamentalisti di Hamas. Noam Shalit ha scelto di candidarsi alle prossime legislative con i laburisti, partito cui è iscritto dal 1996. Il suo nome, notissimo anche oltre i confini nazionali, potrebbe riportare un po’ di attenzione sul vecchio Labor, candidandosi già da ora a catalizzatore dell’attenzione mediatica durante la prossima campagna elettorale che si preannuncia davvero senza esclusione di colpi.

Per inviare al Foglio la propria opinione, cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT