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Libero Rassegna Stampa
11.01.2012 Recep Erdogan continua con il suo piano di islamizzazione della Turchia
militari garanti della laicità dello Stato a processo. Cronaca di Simona Verrazzo

Testata: Libero
Data: 11 gennaio 2012
Pagina: 17
Autore: Simona Verrazzo
Titolo: «Erdogan imprigiona laici e militari. Persino i novantenni»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 11/01/2012, a pag. 17, l'articolo di Simona Verrazzo dal titolo " Erdogan imprigiona laici e militari. Persino i novantenni".


Recep Erdogan, Kenan Evren, Tahsin Sahinkaya

Se l’obiettivo è costruire uno Stato di matrice islamica la prima misura da prendere è epurarlo da tutti coloro che sono un baluardo della sua laicità, non importa se ultranovantenni. È quello che sta facendo in Turchia il premier, Recep Tayyip Erdogan, alla guida del Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp), che si definisce «islamico moderato», ma che in realtà, con la maggioranza assoluta in Parlamento, punta a dare alla Turchia una impronta confessionale. È di ieri la notizia che sono stati rinviati a giudizio due anziani ex generali, principali responsabili ancora in vita del colpo di Stato del 1980 realizzato dai militari.
La Procura di Ankara ha deciso che saranno processati l’allora capo di Stato maggiore, Kenan Evren (95 anni), assieme al responsabile dell’Aviazione, Tahsin Sahinkaya (86 anni). Per loro è stato chiesto il carcere a vita. Trentadue anni fa la giunta militare era guidata da Evren, che fu poi anche presidente della Repubblica, il quale ha minacciato il suicidio se costretto a presentarsi in tribunale. È vero che il colpo di Stato del 12 settembre 1980, secondo alcuni storici appoggiato da Washington perché gli scontri fra estremisti di destra e sinistra stavano minando la stabilità del Paese Nato, è stato il più cruento dei quattro portati avanti dagli anni Sessanta (le condanne a morte eseguite furono 50, mentre le vittime di arresti e torture circa 300), però questa decisione si inserisce nel braccio di ferro fra Erdogan e i militari, baluardo della laicità in base alla Costituzione, quella che invece il premier vorrebbe cambiare in proprio favore.
Il clima in Turchia è tesissimo. Lunedì la Procura di Silivri, la località dove si trova l’omonimo carcere, ha chiesto la revoca dell’immunità parlamentare di Kemal Kilicdaroglu, presidente del Partito repubblicano del popolo (Chp), all’opposizione, perché ha paragonato la prigione nei pressi di Istanbul a un «campo di concentramento». Anche questa decisione viene vista come il pugno di ferro di Erdogan contro le forze laiciste, anche quelle politiche. È di queste settimane poi l’allarme-de - mocrazia: quasi cento giornalisti in prigione, custodia cautelare fino a dieci anni, censura su Internet, intellettuali in carcere perché vicini al terrorismo curdo. Il 6 gennaio l’arresto più eclatante: in manette è finito l’ex-capo di Stato maggiore, il generale Ilker Basbug, con l’accusa di essere «alla guida di un’organizzazione terroristica» ostile proprio all’Akp di Erdogan.

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