Corte Suprema israeliana: polemiche per l'elezione del giudice Sohlberg è il primo giudice eletto a risiedere in un insediamento in Cisgiordania. Cronaca di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio Data: 10 gennaio 2012 Pagina: 4 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Netanyahu contro la Corte suprema. In Israele è l’ora del giudice-colono»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 10/01/2012, a pag. 4, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo "Netanyahu contro la Corte suprema. In Israele è l’ora del giudice-colono".
Giulio Meotti, Noam Sohlberg
Roma. I magistrati del Bagaz, l’Alta Corte d’Israele, vacca sacra della giustizia liberal, in uno stato come quello ebraico, privo di Costituzione scritta, sono i signori assoluti della legge, che possono scrivere a seconda della propria ideologia. La Corte può ordinare al governo di alterare misure di sicurezza, autorizzare “torture moderate” o avallare le ragioni dei palestinesi nelle cause contro Gerusalemme. Lo scorso dicembre un durissimo affondo contro “la campagna di delegittimazione dei giudici”, attribuita a ministri e deputati della maggioranza di destra di Benjamin Netanyahu, è stato lanciato da Dorit Beinisch, attuale presidente della Corte, in un intervento pubblico che ha campeggiato per giorni sulle prime pagine dei giornali. In particolare Beinisch ha attaccato il tentativo di rafforzare il controllo politico sulla designazione dei giudici (a cominciare da quelli della stessa Corte). Domenica si è consumato lo scontro con la nomina dei nuovi magistrati. Spicca, fra tutti, il nome di Noam Sohlberg. E’ il primo giudice della Corte a risiedere in un insediamento ebraico in Cisgiordania. In particolare Alon Shvut, colonia nel blocco a sud di Gerusalemme noto come Gush Etzion. La rotazione dei magistrati lo porterà anche a guidare i più alti scranni giuridici dello stato ebraico. La ong d’estrema sinistra Yesh Gvul aveva promosso una petizione per bloccare la nomina del primo super magistrato con la kippah, giudicando “illegale” la sua elezione perché vive in un insedimento considerato illegittimo dalla comunità internazionale. “Un colono non ha la purezza morale che un giudice della Corte deve avere”, recitava la petizione. Sohlberg è stato l’unico dei giudici eletti a non ricevere un voto unanime (gli altri sono Daphne Barak-Erez, Zvi Zylbertal e Uri Shoham). Il deputato arabo Ahmad Tibi ha definito la scelta di Sohlberg “un giorno buio per la giustizia”, riferito non soltanto all’indirizzo di casa Sohlberg, ma anche al fatto che il magistrato stato criticato per decisioni ritenute restrittive della libertà di stampa. Ma non è solo il “giudice-colono” a scatenare un terremoto alla Corte. Anche l’elezione di un ebreo d’origine irachena, Uri Shoham, è una novità assoluta, perché la Corte è da sempre un bastione dell’élite liberal ashkenazita. E’ attesa nei prossimi giorni la nomina a giudice capo della Corte di Asher Grunis, uomo vicino alla destra religiosa. Un provvedimento del governo di Netanyahu ha infatti abolito la norma che vietava a un giudice di diventare presidente della Corte suprema se aveva meno di 67 anni. La decisione serviva a permettere al giudice Grunis di diventare presidente: ha 66 anni, e quando l’attuale presidente Beinisch andrà in pensione alla fine di febbraio sarà ancora troppo giovane (di cinque settimane) per prendere il suo posto, secondo la vecchia legge. Grunis è visto con favore dai politici di destra, dato che in passato ha mostrato la tendenza a non interferire con le decisioni del governo e ha appena votato per l’ampliamento della barriera di sicurezza. Netanyahu si è scontrato duramente con la Corte anche a causa di pronunciamenti di questa che ordinavano di smantellare avamposti dei coloni israeliani, ovvero gli insediamenti costruiti in Cisgiordania negli ultimi dieci anni. Nei giorni scorsi per la prima volta nella storia d’Israele un insediamento, Ramat Gilad, è stato legalizzato e ha preso vita senza il sostegno del governo.
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