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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Il Giornale Rassegna Stampa
10.01.2012 Grazie al carcere di Guantanamo evitate centinaia di attentati in Occidente
analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 10 gennaio 2012
Pagina: 17
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Il carcere che ha salvato l’Occidente»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 10/01/2012, a pag. 17, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo "Il carcere che ha salvato l’Occidente".


Fiamma Nirenstein

È facile essere contro la tortura dopo tanti secoli di orrori, dopo che, dagli eretici alle streghe o semplicemente ai nemici, i diver­si inquisitori hanno estratto così tante false ammissioni. La giuri­sprudenza moderna che discen­de dalla Convenzione di Ginevra, che regola fra l’altro la questione dei prigionieri nei conflitti, ha dunque proibito di farne uso. Ma questo è il vecchio scenario in cui i soldati catturati, deposte le armi, divengono docili prigionieri in at­tesa della pace. Guardiamo inve­ce alla contemporanea guerra del terrorismo islamico, in cui alcuni uomini di Al Qaida non depongo­no mai l’arma principale, quella del fanatismo. Essi continuano fi­no alla fine la loro guerra, anche in detenzione, e sono ben allenati a affrontare la tortura e la morte. Proviamo a immaginare di avere catturato un terrorista che ha ap­pena compiuto una strage. Egli stesso annuncia un nuovo attenta­to. Potrebbe essere proprio quel­lo all’autobus che porta tuo figlio. Come estrargli la giusta informa­zione per fermare la strage? E co­me impedire che il terrorista conti­nui nella sua guerra?
Guantanamo è stato l’epicen­tro di queste questioni fondamen­tali, un ring di lotta ideologica e po­litica di cui Obama decise tre anni fa di chiudere i battenti, senza poi farlo. Oggi possiamo dire che Guantanamo col suo intrinseco ri­conoscimento che lo scontro col terrore è una guerra, ha salvato un grande numero di vite umane, bloccando con regole militari ma dignitose terroristi che altrimenti non avrebbero avuto nessun moti­vo di fermarsi, e utilizzando una mosaico di informazioni. I meto­di non sono stati tutti ortodossi, ma non c’è stata tortura crudele e incontrollata.Nell’ispezione ordi­nata da Obama gli ispettori verifi­carono che la Convenzione di Gi­nevra fosse completamente ri­spettata. La famosa tortura del wa­terboard durante l’amministra­zione Bush fu applicata solo a tre dei cento «terroristi di valore» de­tenuti.
Khalid Sheikh Moham­med comunque aveva nella cella un tapis roulant da palestra) pur essendo il cervello organizzativo dell’attacco alle Twin Towers, Abu Faraj al Libi, o Hassan Ghul, leader di Hamas godevano del­l’uso di una biblioteca islamica e altre strutture di uso comune.Tut­ti­hanno l’aria condizionata e tem­po per stare insieme. Riescono an­che a organizzare lancio di pipì e feci sui militari addetti all’ordine. Obama tuttavia ha obliterato strategicamente Guantanamo: ha deciso che era preferibile un largo uso di droni e di assassinii mirati, compreso quello di Bin La­den, piuttosto che seguitare a far funzionare la struttura che aveva consentito di bloccare il terrore. Ma Obama e con lui parte dell’opi­nion­e pubblica sostiene che il ter­rorismo non è una guerra, ma un evento criminale. Guantanamo insomma, la prigione americana militare e extraterritoriale aperta dieci anni fa è diventata l’epicen­tro, travestito da questione umani­taria, della discussione sulla sicu­rezza e sulla guerra al terrorismo. Ma a tre anni dalla promessa di chiudere la prigione, Obama non ha osato farlo. In fondo sa anche lui che solo questa prigione isola­ta, lontana, fuori del territorio americano, ha evitato che la guer­ra terrorista di Bin Laden facesse altre vittime dopo l’11 di settem­bre e la Cole. Il mosaico di informa­zioni raccolto anche con gli inter­rogatori a Guantanamo ha salva­to vite e ha consentito di trovare Bin Laden. I terroristi sono stati in­terrogati secondo regole senz’al­tro molto dure, l’uso dell’isola­mento ha assunto proporzioni se­rie, anche se come dice John Yoo, il giurista che preparò il «torture memo» per Bush, la proibizione di Ginevra di apportare sofferen­za fisica o mentale ha insegnato a non sommare diversi tipi di soffe­renza, per esempio il sonno con la solitudine o col cambiamento di cibo. Obama ha scelto i droni e i commando con l’ordine di uccide­re, ma che questa sia davvero la strada più morale, ci permettia­mo di dubitarne.
www.fiammanirenstein.com

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