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Ugo Volli
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La misericordia creativa della giurisprudenza islamica 09/01/2012

La misericordia creativa della giurisprudenza islamica



Cari amici,

ieri vi ho parlato della straordinaria produttività islamica del 2011, in termini di razzi sparati su Israele, numeri di condanne a morte e contrabbando di cocaina in sudamerica, merito di quei santoni di Hezbollah. Non ho accennato, come volevo, al numero dei morti provocati dalla rosea e fiorita primavera araba, che sono un bel record, più di 6000 solo in Siria, perché magari vi sarebbe saltato in mente che i morti erano più o meno tutti islamici e gli assassini anche. Ora un musulmano feroce va benissimo perché fa paura agli infedeli; ma una vittima no, perché mostra che anche loro sono mortali. E soprattutto è sempre meglio che chi muore e chi fa morire non siano entrambi islamici, anche se la questione è puramente politica e non religiosa: perché da vittime ci si può lamentare, da assassini vantare, quindi va bene comunque - ma solo se non sono tutti e due fedeli del Profeta. In effetti, avete visto come si è parlato molto più delle perdite provocate da Piombo Fuso, anche se la maggior parte erano eroici combattenti di Hamas, e molto meno dei morti siriani, che pure sono quattro volte tanti, e tutti civili, inclusi parecchi bambini torturati a morte, deliberatamente, non vittime del caso. Che volete, in questi casi c'è imbarazzo. Meglio evitare la tabella dei record.

 Ma la quantità non è nulla rispetto alla qualità. Per cui ho pensato di fare un'appendice con le più belle fatwe del 2011, che ho ricavato da una pagina apposita, che vi invito a leggere evitando ogni sospetto di islamofobia, perché è stata pubblicata da un signore che si chiama Guevara Abu Daka sulla televisione satellitare Al Arabiya (http://english.alarabiya.net/articles/2011/12/30/185341.html). Una fatwa, lo sapete, è un giudizio islamico, che vincola i fedeli a certi comportamenti o ne proibisce degli altri. Queste sono tesori di spiritualità, che ci insegnano come dev'essere superiore la vita di un autentico credente. La prima fatwa è stata emessa da un predicatore anonimo in Europa, ma si è fatta strada qualche settimana fa fin sulle pagine dei giornali. Sappiate dunque che alle signore è rigorosamente proibito, dal punto di vista della morale islamica, mangiare verdura dalla forma fallica, come banane cetrioli e carote. Moralità o invidia? A voi decidere

Ci sarebbe poi la decisione di un certo imam marocchino, capo dell'associazione per la ricerca giuridica di quel fortunato paese, il quale ha stabilito che gli uomini possono benissimo fare sesso con le loro mogli appena defunte, non si capisce bene se per consolarsi o per sentirsi in un film di Bunuel. La ragione giuridica è incontestabile: non esiste nulla nel corano che proibisca il sesso coi cadaveri.

Da notare anche la proibizione emessa dal movimento somalo  al-Shabaab al-Mujahedin  contro il consumo di certi dolcetti tradizionali ripieni di carne  chiamati sambousak :  il fatto è che hanno forma triangolare e coi loro tre lati richiamano pericolosamente la Trinità.

In Egitto, lo Sheikh Amr Sotouhi, capo del comitato della preghiera islamica dell'Università Al Ahzar, ha stabilito che non ci si può sposare con figlie di esponenti del passato regime, perché sono portatrici di corruzione. Consolante invece che sempre in Egitto il predicatore islamico Mohamed al-Zoghb abbia stabilito che ai fedeli islamici è permesso cibarsi di carne di jinn, cioè più o meno di diavoli e altri esseri soprannaturali (http://it.wikipedia.org/wiki/Jinn). Purché non siano messi in tramezzini triangolari, ovviamente. Il che certamente è un bel vantaggio, con la crisi alimentare ed economica di quei paesi. Come vedete la giurisprudenza islamica, oltre che fantasiosa, è anche tollerante e piena di misericordia.

Ugo Volli


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