Cari amici di Informazione Corretta, vi seguo con assiduità da circa un anno e mi trovo d’accordo con voi praticamente su tutto.
Ma a proposito del vostro commento all’articolo di A. Acquaro su Repubblica del 30/12/’11 non posso davvero esserlo.
Non è proprio vero che la Scrittura Ebraica sia stata “assemblata” al Vangelo, è semmai vero il contrario: il Vangelo è stato un po’ alla volta assemblato alla Scrittura ebraica. I primi cristiani, in maggioranza ebrei che credevano in Gesù, dal momento che usavano normalmente nel culto e nello studio la Scrittura ebraica hanno letto alla sua luce l’esperienza storica di Gesù e così poco alla volta è nato il Nuovo Testamento (prima San Paolo e poi, solo poi, i vangeli) dunque anche per i cristiani il cosiddetto Antico Testamento (per la verità ora si preferisce sempre più chiamarlo Primo e non Antico per evitare le inevitabili accezioni negative di questo termine) precede il Nuovo.
Per questo dire che la Scrittura sia un’appropriazione indebita dei cristiani mi sembra francamente un po’ troppo.
Di conseguenza:
1. Se il vangelo è il libro principale della cristianità lo è in assoluta dipendenza dell’AT (purtroppo la sigla ufficiale di riferimento è ancora Antico Testamento), tanto che più di uno studioso parla di esso come di un midrash “cristiano” all’AT. Senza AT i vangeli sarebbero incomprensibili o pesantemente fraintendibili (quando è accaduto la chiesa ufficiale ha sempre condannato l’errore). L’AT è canonico quanto i vangeli e gli altri scritti del NT. Per cui a costo di ripetermi: se l’uso dell’AT è attestato fin dalle più remote origini fra i cristiani, e precede addirittura la redazione e l’uso dei testi neotestamentari come parlare di appropriazione indebita?
2. I primi cristiani furono ebrei e la loro chiesa – la Chiesa Madre giudeo-cristiana - presiedette a tutta la redazione del Nuovo Testamento che fu dunque tutta opera di ebrei, ebrei che usavano la Scrittura di tutti gli altri ebrei. Anche se questa chiesa ebraica purtroppo fu progressivamente messa in minoranza all’interno della grande chiesa, il suo patrimonio Scritturistico fu ritenuto canonico e la sua integrità rispettata e sempre difesa. Tutta la dottrina cristiana fu elaborata sulla base di tutta la Scrittura, Primo e Nuovo Testamento indissolubilmente uniti e, dal momento che per ampiezza il Primo sopravanza di almeno 10 volte il Nuovo, comprendete come sia inconcepibile una dottrina e una teologia cristiane senza il Primo Testamento. Ancora appropriazione indebita?
3. Dobbiamo precisare inoltre che la Chiesa usava la traduzione greca dei “settanta” – anch’essa opera di ebrei, ebrei della diaspora che parlavano greco e che la usavano nel culto ben tre secoli innanzi l’avvento del cristianesimo – e anche quando per le traduzioni latine ricorse agli originali ebraici e finì col preferirli, tuttavia conservò il canone della “Settanta”, in questo certo non si può non riscontrare una differente impostazione canonica rispetto il TaNaK: ma anche quello dei “Settanta” è un canone ebraico: due canoni, ambedue ebraici con due interpretazioni. Ma proprio per questo riesce difficile accusare i cristiani di appropriazione indebita. Semplicemente hanno ereditato, conservato e sviluppato un canone diverso con un senso diverso – ma non opposto – della stessa Scrittura. La storia dell’interpretazione cristiana del Primo testamento è certo complessa, spesso contradditoria e tormentata, ma una cosa è certa: esso è organico al cristianesimo, tutt’altro che un assemblaggio posticcio. Concludendo, come cristiani abbiamo avuto certo molte colpe verso gli ebrei e molte ahimè ne coltiviamo, la più esecrabile delle quali, a parer mio, è l’invincibile ottusa irragionevole ostilità allo stato ebraico che voi giustamente denunciate, ma l’appropriazione indebita delle scritture... quella proprio no. Da quel punto di vista, almeno da quello, siamo proprio fratelli e quell’eredità è comune. Nessun esproprio.
Con immutata stima e apprezzamento per il vostro lavoro,
Antonio Faresin S.Angelo in Vado.
PU PS. Faccio parte di un gruppo cattolico che sostiene Israele proprio partendo dallo studio cristiano del cosiddetto Antico Testamento. Se anche fosse appropriazione indebita … Ci sono i cattolici integralisti, ci sono i cattocomunisti ma… ci siamo anche noi. Pochini e quasi invisibili ma meglio che niente, no?
risponde Ugo Volli:
Gentile lettore,
grazie per averci scritto.
Informazione Corretta non è naturalmente il luogo per discussioni di natura teologica o filologica. Il commento che lei critica intendeva semplicemente mettere in rilievo la superficialità della spiegazione di "Repubblica" su un argomento complesso come il rapporto fra il canone ebraico dei libri sacri (Tanach) e quello ( o meglio quelli, dato che sono diversi) della Bibbia cristiana, senza l'intenzione di offendere nessuno.
E' evidente che fra cristiani, anche amici di Israele e del mondo ebraico ed ebrei vi sono valutazioni diverse sui rapporti fra Tanach e scritti del "Nuovo Testamento", come pure vi sono differenze di giudizio sul valore della traduzione dei Settanta e anche su non pochi dettagli testuali di ciò che nel mondo cristiano si chiama "Antico testamento".
Non ha senso entrare qui nei particolari. Non solo perché Informazione Corretta è per principio aconfessionale, ma anche perché il riconoscimento sul carattere canonico dei testi sacri fa parte del patrimonio di fede delle varie religioni e non è costruttivo, neppure dal punto di vista religioso, discutere su questo piano.
Il campo della composizione e della datazione dei testi biblici va lasciato alle analisi filologiche, storiche e semiotiche, che purtroppo non danno in questo ambito risultati univoci.
Cordiali saluti
Ugo Volli