La pubblicità sarà anche stata ritirata, saranno anche state porte ufficialemente le scuse, ma questo non risolve un bel nulla. Soltanto da una mente bacata poteva venire un'idea simile, che non stupisce per niente chi è a conoscenza della martellante propaganda anti-semita - e l'uso di Auschwitz rientra perfettamente nell'ideologia islamista - che devasta il mondo musulmano. Gli autori avranno pure dei nomi americani, ma la palestra è a Dubai, quindi non si accettano trasferimenti di responsabilità.
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 08/01/2012, a pag.18, l'articlolo di Andrea Morigi, dal titolo "La palestra islamica che usa Auschwitz per farsi pubblicità":
Due immagini della pubblicità
Un personal trainer non è un kapò. Perciò ha avuto vita breve la campagna pubblicitaria di una palestra di Dubai, The Circuit Factory, che aveva utilizzato un’immagine in bianco e nero dell’ingresso del campo di sterminio nazionalsocialista ad Auschwitz sopra lo slogan «dì addio alle tue calorie ». E soltanto per caso o per fortuna non si sono spinti fino all’utilizzo del verbo “bru - ciare”, paragonando i deportati ebrei all’adipe o ai lipidi. L’avevano pensato come un messaggio a effetto, per pubblicizzare la loro attività su Facebook. Si sono visti bombardati dalle critiche sulla mancanza di sensibilità e sul pessimo gusto. Così, poche ore più tardi, si sono visti costretti a innestare la marcia indietro, togliendo il messaggio sciagurato dalla loro pagina. Insomma, fitness e svastiche sono fatti per andare d’accordo soltanto in alcuni ambiti di emarginazione.
SCUSE IMBARAZZATE
«Era soltanto una provocazione, ma è stata mal recepita, quindi mi scuso», si limita a scrivere Phil Parkinson, amministratore della pagina sul social network. Ma la giustificazione rischia di suonare addirittura più maldestra di un “vabbè, scherzavamo!”. Il poster su Auschwitz come simbolo della perdita di peso e del lavoro fisico era stato scelto, spiega imbarazzato, perché «il programma offerto dalla palestra, in termini di calorie, è come un campo di concentramento ». Comunque, il creativo che è all’origine dell’incidente «non lavora più con noi». Intanto sono stati rimossi anche altri tre poster, dopo che le immagini e le parole contenute erano state giudicate volgari dai frequentatori dei corsi e dai visitatori dei profili su Facebook e su Twitter. Rimangono vaghi riferimenti ai testicoli di un bulldog, che invitano chi vuole frequentare i corsi ad assicurarsi di avere gli attributi necessari. Non pare nemmeno, a giudicare dai nomi degli istruttori di ginnastica che compaiono sul sito di The Circuit Factory, che si tratti di musulmani fondamentalisti
Tutto sembra indicare che in realtà si tratti di americani particolarmente appassionati di allenamenti intensivi. Magari è soltanto l’aria di antisemitismo che ormai tira violentemente nel Golfo ad aver contagiato anche una parte degli stranieri che svolgono la propria attività negli Emirati Arabi Uniti. Soltanto qualche settimana fa, un Virgin Megastore del Qatar aveva ritirato dalla propria lista di libri consigliati il Mein Kampf di Adolf Hitler, vero e proprio longseller editoriale nel mondo arabo e islamico. Dall’opinione pubblica del Medio Oriente, tuttavia, non è arrivato sostegno all’iniziativa della palestra di Dubai, che, fra gli altri motti motivazionali utilizzati, ne conta di inquietanti come quelli «a favore delle punizioni corporali», utilizzati per spingere i malcapitati «fino ai loro limiti». Il confine con il masochismo è ormai sul punto di essere superato, con l’invito a «pagare qualcuno per malmenarti », in un’aperta competizione con altri metodi di sfinimento fisico attualmente in voga come il bootcamp, che replica l’addestramento dei marines, il crossfit o lo spinning. Nessuno però finora si era mai spinto a proporre come modello i metodi di tortura delle Ss al solo scopo di attirare clienti intenzionati a guadagnare un po’ di forma fisica. MAGRI MA SCEMI
E naturalmente, dopo che la notizia, originariamente battuta in italiano da Ansamed, è stata ripresa in lingua inglese dall’Huffington Post, ha fatto il giro del mondo, suscitando lo sdegno generale. Fino a suscitare la reazione dell’Antidefamation League, che ha sporto denuncia, chiedendo alle autorità giudiziarie statunitensi di porre fine all’utilizzo pubblicitario della tragedia della Shoah. Peccato che, tecnicamente, l’operazione di marketing appaia perfettamente riuscita. A causa dell’enorme pubblicità ottenuta a livello mondiale, l’interesse verso la palestra si è risvegliato, portando con sé un aumento spropositato di iscrizioni. C’è un sacco di gente che, pur di perdere peso, è disposta a rinunciare a tutto, perfino al cervello. Lo slogan più adatto per loro sarebbe «magri, ma scemi».
Per inviare a Libero la propria opinione, cliccare sulla e-mail sottostante