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La Repubblica Rassegna Stampa
06.01.2012 Arabia Saudita, le donne potranno fare le commesse in alcuni negozi
Ma la discriminazione continua. Nessuna primavera araba

Testata: La Repubblica
Data: 06 gennaio 2012
Pagina: 35
Autore: Alix Van Buren - Renzo Guolo
Titolo: «Vinta la battaglia della lingerie: nei negozi sì alle commesse – La primavera e il corpo delle donne»

Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 06/01/2012, a pag. 35, gli articoli di Alix Van Buren e Renzo Guolo titolati " Vinta la battaglia della lingerie: nei negozi sì alle commesse " e " La primavera e il corpo delle donne ".

Sia Van Buren sia Guolo prendono molto sul serio la notizia che, in Arabia Saudita, ora le donne potranno fare le commesse nei negozi di biancheria intima. Guolo si spinge, addirittura, a scrivere di Primavera araba. Il contentino che il regime sta offrendo alle donne non cambia la situazione.
In Arabia Saudita le donne sono considerate inferiori all'uomo, una loro proprietà, non possono fare alcun movimento senza il permesso dell'uomo-padrone di turno. Il permesso di fare le commesse in alcuni negozi (solo quelli di biancheria intima) non cambierà la situazione. Non è un passo verso la democrazia, le donne continueranno a essere discriminate e ad avere la vita regolata da migliaia di divieti assurdi. Nessuna primavera araba.
Ecco i due articoli:

Alix Van Buren - " Vinta la battaglia della lingerie: nei negozi sì alle commesse"


Donne in Arabia Saudita

L´Arabia Saudita a volte sa sorprendere con notizie «terremotanti». Ad esempio, questa: «Un decreto reale permetterà alle donne di acquistare biancheria intima facendosi servire da commesse di sesso femminile». Sul serio. Infatti, nel regno tradizionalista degli Al Saud le vendite al pubblico finora erano appannaggio dei maschi. Questo per compiacere i segmenti più conservatori della popolazione, impregnati - per fede o per opportunismo - dell´ideologia wahabita, che i più definiscono un´interpretazione purista del Corano, e altri stigmatizzano come una corrente fondamentalista nella culla dell´Islam.
La novità presenta un secondo risvolto: d´ora in poi le donne potranno essere impiegate negli esercizi commerciali - seppur limitatamente al reparto lingerie. È un nuovo passo verso l´ingresso dell´"altra metà del cielo" nel mercato del lavoro, applaudono i progressisti, premiando le riforme introdotte da re Abdullah nei sei anni del suo regno. È invece «un delitto proibito dalla Sharia», strepita il Gran Mufti Abdel Aziz al-Sheikh, somma autorità religiosa, nel tentativo di arginare l´ennesima breccia nel muro della discriminazione dei sessi.
Agli occhi dei chierici wahabiti, la presenza di commesse in un luogo esposto alla promiscuità potrebbe innescare una rivoluzione sociale. Può indurre, cioè, altre donne a sgusciare dalla segregazione domestica, a infoltire la schiera dell´élite capitanata da certe principesse (Adila, figlia prediletta del sovrano; Lolowah, sorella dell´aristocratico ministro degli Esteri Saud al-Faisal; Amira, moglie di bin Talal, il più ricco del mondo arabo) che già si adoperano a infrangere le tradizioni, primeggiando nel mondo degli affari.
La «minaccia alla virtù» è una realtà esprimibile in termini matematici: il decreto potrebbe spalancare fino a 40 mila posti lavoro e, ad altrettante saudite, la porta della tentazione. E poco importa se il ministero del Lavoro ha già provveduto a stazionare "osservatori" negli shopping center per certificare che le commesse non subiscano molestie. Né vale che sia caduta l´imbarazzante ipocrisia secondo la quale si dovessero declinare le misure di fianchi, vita e seno a estranei di sesso maschile. Perché dietro alla riappropriazione di reggiseni, corsetti e mutandine, si nasconde un´altra contesa, ben più aspra e densa di conseguenze per il futuro del reame. È il braccio di ferro ingaggiato da riformatori e conservatori sullo sfondo delle rivolte arabe.
Quanto sia delicato l´equilibrio sociale, quale scossone possano assestare anche timide riforme, è evidente quando un notabile vicino alla Corte dice: «Il pericolo più grave non viene dall´esterno: deriva dalle rivalità interne e dalle tensioni con la gerarchia religiosa». Il re, ottuagenario, incline alle riforme, ma ormai privo di fratelli, ha da poco nominato suo successore il fratellastro Nayef del potente clan dei sette Sudairi. Il principe Nayef, convinto salafita, ha fama di reazionario riguardo ai diritti femminili, la democrazia e quasi tutto il resto, anche se di lui si sa poco, compresa l´età. Se si considerano l´effervescenza della gioventù (il 60% della popolazione), l´insofferenza della classe istruita e benestante, e l´eco delle proteste arabe, la pioggia di denaro - gli oltre 120 miliardi distribuiti in benefici dalla Fort Knox petrolifera - potrebbe appena ritardare l´esito della contesa. E la "rivoluzione dei corsetti" sarebbe solo un piccolo bip sul tracciato di una trasformazione epocale.

Renzo Guolo - " La primavera e il corpo delle donne "


Renzo Guolo

Come spesso accade nel mondo islamico, il corpo femminile è il sensibilissimo sensore del mutamento politico e culturale di quelle società. Dopo aver concesso loro il diritto di voto attivo e passivo alle elezioni amministrative, il regime saudita fa un´altra concessione alle donne. D´ora in poi il personale dei negozi di intimo sarà femminile. Lo stesso accadrà, tra pochi mesi, alle profumerie. Questa scelta apparentemente impolitica, che potrebbe sembrare una nuova forma di segregazione sessuale, è stata accolta con favore dalle donne che da tempo chiedevano una decisione in tal senso. Non solo perché sarà più naturale per loro entrare in simili negozi attendendosi complicità o voluta indifferenza, senza esporsi così a sguardi o commenti di venditori maschi; ma anche perché quell´ingombrante presenza dietro al bancone le obbligava a essere accompagnate da un maschio di famiglia che faceva da tutore.
Acquisti resi più complicati dal fatto che, nel rigido contesto saudita non esistono nemmeno camerini, spogliarsi in un luogo aperto al pubblico sarebbe comunque ritenuto blasfemo e, dunque, la descrizione della tipologia delle merce dev´essere necessariamente più accurata. Con tutti gli imbarazzi che possono derivarne in simili casi in un contesto che ha eretto la pudicizia e l´occultamento del corpo femminile a dogma.
La decisione di re Abdullah si inscrive in quel processo di progressiva considerazione della libertà femminile mirato a far diminuire la possibile massa critica di opposizione al regime in un momento in cui il vento caldo della primavera araba potrebbe mettersi a soffiare con forza anche sul Paese-chiave del Golfo. Un passaggio comunque delicato, vista la dichiarata opposizione degli ulema, i veri detentori della legittimità religiosa del regime. Teologi e giuristi wahabiti ritengono, infatti, che la mescolanza si sposterà ora dietro al bancone, mettendo a contatto, ben più pericolosamente, gestori maschi e personale femminile oltretutto obbligato a maneggiare denaro, altra mansione proibita. Tre anni fa gli esperti religiosi erano riusciti a bloccare queste stesse misure, emettendo una fatwa che proibiva alle donne di lavorare come cassiere, anche se la decisione non era stata del tutto rispettata dalle direzioni dei supermercati. Ma allora la primavera araba era solo un mugugnante inverno dello scontento e la monarchia saudita aveva frenato. Ora il prudente riformatore Abdullah ha deciso di forzare la mano. A costo di entrare in rotta di collisione con gli ulema. Una vicenda destinata a ridimensionare il peso dei religiosi e a rinfocolare l´intransigenza misogina.

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