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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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La Repubblica Rassegna Stampa
06.01.2012 Turchia: processati giornalisti critici col governo
Islam moderato? Un articolo per tutti coloro che scambiano la Turchia per una democrazia

Testata: La Repubblica
Data: 06 gennaio 2012
Pagina: 14
Autore: Sebnem Arsu - Dan Bilefsky
Titolo: «Turchia, processo ai giornalisti anti-governo»

Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 06/01/2012, a pag. 14, l'articolo di Sebnem Arsu e Dan Bilefsky dal titolo "Turchia, processo ai giornalisti anti-governo".

Dedichiamo questo articolo a tutti coloro che vedono nella Turchia un esempio di democrazia islamica.
A buon intenditor...
Ecco il pezzo:

ISTANBUL - Un anno fa, il giornalista Nedim Sener stava indagando su una misteriosa rete terroristica che secondo gli inquirenti punta a rovesciare il governo di orientamento islamico al potere in Turchia. Oggi Sener è accusato di far parte di quel complotto ed è in carcere per quella che i gruppi per la difesa dei diritti umani sostengono essere una purga politica contro i contestatori del governo. Sener, che da vent´anni porta alla luce scandali di corruzione nelle alte sfere, è fra i 13 imputati comparsi questa settimana di fronte al giudice a Istanbul per rispondere di accuse legate al favoreggiamento di un´organizzazione terroristica. Fra gli imputati figurano i redattori di un sito web laicista e Ahmet Sik, giornalista che ha scritto che un movimento islamico legato a Fethullah Gülen, imam che vive in Pennsylvania, si è infiltrato nelle forze di sicurezza turche. Proprio mentre gli Stati Uniti e l´Europa tessono le lodi della Turchia, presentandola come modello di democrazia islamica per il mondo arabo, i gruppi per la difesa dei diritti umani affermano che la repressione in atto si inserisce in una tendenza inquietante. L´aspetto più preoccupante sono i segnali della volontà del premier Recep Tayyip Erdogan di reprimere la libertà di stampa ricorrendo a intimidazioni, arresti e macchinazioni finanziarie, inclusa la vendita, nel 2008, di un quotidiano e una rete tv a una società legata al genero dello stesso Erdogan. Gli arresti minacciano di offuscare l´immagine del premier, idolatrato in Medio Oriente come un leader forte, capace di tenere testa a Israele e all´Occidente. Sono 97 i giornalisti, editori e distributori in carcere in Turchia, stando al sindacato dei giornalisti turchi, più di quelli incarcerati in Cina. Il governo contesta la cifra e sottolinea che le persone arrestate sono accusate di attività diverse dal giornalismo. Il ministro della Giustizia, Sadullah Ergin, ha accusato i gruppi per i diritti umani di aver creato la falsa impressione che ci siano troppi cronisti in prigione. Mercoledì in tribunale Sener, pallido, ha detto: «In undici mesi non ho avuto la possibilità di dire una sola parola per difendermi. Sono una vittima, nient´altro». La Corte europea dei diritti dell´uomo ha ricevuto 9mila reclami contro la Turchia per violazioni della libertà di stampa e di espressione nel 2011; nel 2009 erano 6.500. A marzo, Orhan Pamuk, scrittore e premio Nobel turco, è stato multato per l´equivalente di 3mila euro per aver dichiarato a un quotidiano svizzero «abbiamo ucciso 30mila curdi e un milione di armeni». Sener e Sik si sono mostrati spavaldi a marzo, quando i poliziotti sono venuti a casa loro ad arrestarli, di fronte alle telecamere della tv. Il manoscritto non pubblicato di Sik è stato confiscato dalla polizia ma è uscito su internet, scaricato da 20mila utenti. La Rete è diventata l´arma principale contro la censura e più di 15mila siti sono stati bloccati dallo Stato, secondo engelliweb.com, che tiene il conto delle pagine censurate. Per più di due anni, fino allo scorso autunno, YouTube è stata messa al bando perché alcuni video offendevano Mustafa Kemal Atatürk, il fondatore della moderna Turchia. L´organismo di monitoraggio della rete ha chiesto ai siti web di non utilizzare 138 parole, tra cui «animale», «erotico» e «zoo» in inglese e «grasso», «bionda» e «gonna» in turco. Il divieto ha ispirato un concorso online per il racconto migliore con le parole al bando.

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