Pubblichiamo la newsletter ISLAM-S di Valentina Colombo sul ritorno del Califfato. Per informazioni e per iscriversi alla newsletter inviare una e-mail a v.colombo@hotmail.it
Valentina Colombo
ISLAM-S EDITORIALE.
IL CALIFFATO STA PER RITORNARE
“Il Movimento è prossimo a realizzare il suo obiettivo supremo così come definito dal suo fondatore Hasan al-Banna. Ovverosia l’instaurazione di un sistema di governo giusto e ben guidato in tutti i suoi principi basilari e in tutte le sue strutture”, sono queste le parole che stanno scatenando il dibattito in Egitto, mentre si sta svolgendo il terzo e ultimo turno elettorale. La citazione è tratta da uno degli ultimi messaggi che settimanalmente Muhammad Badie, l’attuale Guida suprema dei Fratelli musulmani, pubblica sul sito ufficiale del movimento. Che cosa s’intende per “governo giusto e ben guidato”? In ambito islamico l’espressione “ben guidato” ha un significato preciso e rappresenta uno specifico riferimento storico al periodo dei califfi ben guidati , i primi quattro successori di Maometto ovvero Abu Bakr, Omar, Uthman e ‘Ali, cugino e genero del profeta dell’islam. Il periodo compreso tra la morte di Maometto, nel 632, e quella di ‘Ali nel 661 è considerato l’epoca dell’oro dalla storiografia islamica. A questi viene usualmente aggiunto l’omayyade Omar ibn ‘Abd al-‘Aziz (717-720) il cui regno viene definito il quinto califfato. Non è quindi un caso che il 13 novembre scorso Hamadi Jebali, l’attuale Primo ministro tunisino e segretario generale del partito El Nahdha legato ai Fratelli musulmani, nel corso di una riunione del proprio movimento politico aveva dichiarato, scatenando altrettante polemiche, che la Tunisia era in procinto di entrare nel sesto califfato. E’ evidente che l’avanzata dei Fratelli musulmani nel mondo arabo da un anno a questa parte stia dando l’illusione di potere raggiungere il potere ovunque nel mondo islamico. Il loro radicamento a tutti i livelli della società, dalla moschea ai sindacati e ora ai Parlamenti conferisce ai Fratelli musulmani uno straordinario potere d’azione. Le smentite sia da parte della Guida Suprema sia di Jebali che hanno affermato di essere stati fraintesi vengono a loro volta smentite dalle parole del fondatore dei Fratelli musulmani Hasan al-Banna, perenne punto di riferimento ideologico: “Noi vogliamo l’individuo musulmano, poi la famiglia musulmana, la società musulmana, lo Stato musulmano e infine la nazione islamica (umma).” E’ altrettanto evidente che umma e califfato nel linguaggio dell’islam politico sono due sinonimi. L’ideologia della Fratellanza risente molto di quella espressa nel 1922 da Rashid Ridà che aveva pubblicato uno studio in cui auspicava una via democratica all’imamato supremo e la restaurazione del Califfato come espressione di una nuova forza e unità dell’islam. Certamente né Badie né Jebali potrebbero accettare quanto affermato nel 1925 da ‘Ali Abd al-Raziq che aveva cercato di giustificare su base coranica la tesi della pura spiritualità della missione del Profeta; che l’islam non aveva nulla di politico e che i popoli musulmani avrebbero dovuto scoprire il secolarismo dello Stato. E’ indubbio che i Fratelli musulmani sentano vicino il raggiungimento dell’obiettivo finale: il califfato islamico. Profetiche sono state le parole della studiosa Bat Yeor per la quale “il califfato universale è un obiettivo che l’Organizzazione della Conferenza Islamica vuole ottenere usando diverse strategie, un progetto che porterà alla completa islamizzazione del mondo libero, una dominazione che sarà possibile anche grazie alla complicità dei governi occidentali”. Non c’è dubbio che se la complicità delle istituzioni occidentali, in particolare europee, ha dato sempre più potere all’Organizzazione della Conferenza Islamica, è sempre l’occidente ad avere sdoganato i Fratelli musulmani, quindi se il califfato universale si realizzerà, meglio si sta realizzando, potremo solo recitare il mea culpa quando ci accorgeremo di essere caduti nelle fauci del leone.
ISLAM-S DIZIONARIO.
CALIFFO, SULTANO ED EMIRO
Secondo la tradizione islamica Maometto avrebbe detto: “Dopo di me i califfi, dopo i califfi gli amir, dopo gli amir i re, e dopo i re i tiranni”. In arabo khalifa significa letteralmente “colui che viene dopo”, ovvero il successore di Maometto. Il termine khalifa si trova due volte nel testo coranico: riferito a Adamo (II,30): “E quando il tuo Signore disse agli angeli: Ecco io porrò sulla terra un mio Vicario” e riferito a Davide (XXXVIII, 26): “O Davide! Noi ti abbiam costituito Vicario sulla terra, giudica dunque fra gli uomini secondo verità e non seguir la passione che ti travierebbe dalla via di Dio e quelli che deviano dalla via di Dio avranno castigo violento, per avere dimenticato il giorno del Conto”. Davide profeta e re per i musulmani coniuga l’autorità religiosa e politica. Il califfato storico ha comunque inizio con Abu Bakr. La tradizione storiografica musulmana narra quanto segue: Quando Abu Bakr successe al Profeta fu chiamato khalifatu Allah, successore di Allah. Omar lo maledisse dicendo: ‘Quello è Davide’. L’uomo lo chiamò allora khalifatu rasul Allah, successore del successore dell’Inviato di Allah, e Omar disse: ‘Giusto stavolta però diventa un po’ lung’o. Chiese l’uomo: ‘Insomma come ti dobbiamo chiamare?’ E l’uomo rispose: ‘Voi siete i credenti e io sono il vostro capo perciò chiamatemi ‘principe dei credenti’ (amir al-mu’minin). Solo in tre casi il titolo di khalifatu Allah è stato utilizzato, anche se in maniera ufficiosa: il primo che ha utilizzato questo titolo in un’iscrizione è stato l’omayyade ‘Abd al-Malik (685-705), il primo anche ad avere obiettivi imperiali consapevoli e espliciti, quale rivale musulmano dell’imperatore di Costantinopoli; ci sono poi le monete dell’abbaside Ma’mun (813-833) nelle quali egli è definito khalifat Allah; il terzo a utilizzare il titolo in un’iscrizione fu uno dei ultimi califfi abbasidi al-Nasir (1180-1225) che non solo si definì khalifat Allah, ma affermò di esercitare tale funzione sulla kaffat al-muslimin ovvero “sulla totalità dei musulmani”.
In linea di principio vi può essere un solo khalifa, un solo sovrano supremo: titolo sentito come universale. Per tutto il Medioevo il titolo fu portato solo da coloro che sostennero, o almeno rivendicarono, la carica di supremo governante musulmano, mai dai governanti minori con pretese più limitate. In linea di principio poteva dunque darsi un solo califfo e, con una sola eccezione, il principio fu mantenuto.
L’eccezione fu la grande sfida lanciata dai califfi fatimidi, sciiti, che comparsi nel Nordafrica agli inizi del X secolo governarono l’Egitto, la Siria, l’Arabia occidentale, e tentarono invano di conquistare l’Oriente. Il califfato di quell’epoca dovette quindi affrontare un anti-califfo. I califfi fatimidi non furono una dinastia locale, bensì i capi di un vasto movimento religioso e politico ispirato allo sciismo ismailita che negava la legittimità dei califfi abbasidi. D’altro canto il primo, e per lungo tempo unico, esempio di califfato puramente locale fu quello stabilito dall’emiro omayyade di Cordova nel 929. Fino a quel momento i sovrani della Spagna musulmana si erano fregiati del titolo di amir e avevano formalmente riconosciuto il califfato abbaside di Baghdad. Il titolo di califfo era in declino. Nel 1194 lo storico persiano Rawandi scriveva: “Se il califfo è l’imam, allora la sua costante occupazione deve essere la preghiera, dato che la preghiera è il fondamento della fede e delle buone azioni. La sua preminenza in questo campo e il fatto che egli serva da esempio al popolo gli devono bastare. Questa è la vera sovranità: assurda l’interferenza del califfo negli affari del governo che dovrebbero restare affidati ai sultani”. Gli ottomani fecero uso di titoli califfali. Ciò che diede maggior peso all’uso ottomano di questi titoli fu ovviamente la grande potenza militare e navale di quell’impero e la sua posizione di campione dell’islam nei confronti da una parte dell’Europa cristiana dall’altra dell’Iran sciita. L’epoca del califfato universale era finita.
Amir: letteralmente è “colui che impartisce gli ordini”. E’ qualcuno che comanda, un comandante militare, un governatore di provincia e, quando l’autorità è più o meno ereditaria, un principe. Si narra che il califfo Omar avesse introdotto il titolo di amir al-mu’minin. Il titolo di amir è comunque un titolo di cui si sono insigniti una gran numero di sovrani minori che si arrogarono la sovranità effettiva pur riconoscendo in via puramente simbolica quella del califfo. Quelli degli emiri furono tempi di frammentazione, sia di potere sia di territorio. Anzitutto i califfi persero autorità nelle provincie che furono governate da dinastie indipendenti, talvolta ereditarie. Nel 935 l’emiro di Baghdad per stabilire il suo primato sugli emiri delle provincie utilizzò il titolo di amir al-umarà.
Sultan: è il sostantivo astratto con cui in arabo si suole indicare l’“autorità”. In origine si usava solo come concetto e mai per una persona. In seguito viene comunemente usato come per le persone e raramente per l’astratto. Pare sia stato usato dapprincipio per i ministri, governatori o altri personaggi importanti. Pare che il titolo di sultan sia stato attribuito per la prima volta dal califfo Harun al-rashid al suo wazir. In seguito assume un nuovo significato: v’era un solo sultano così come v’era un solo califfo e il sultano era il supremo capo politico e militare.
Malik, ovvero “re”, non ha sempre connotazione positiva. Nel Corano il termine ricorre spesso come attributo divino e in quanto tale è impregnato di santità. Applicato a esseri umani presenta invece una connotazione negativa. Nella sura XII del Corano “re” è il Faraone cui difficilmente viene fatto di pensare come a un modello di governante buono e giusto. Nei primi secoli dell’Islam, divenne abituale contrapporre la monarchia al califfato: mentre il secondo rappresentava il governo islamico sottoposto alla legge di Dio, la prima stava a indicare un governo personale e arbitrario, senza base e sanzione religiosa e legale. Lo storico Tabari riferisce la conversazione tra Omar e Salman al-Farisi: Disse Salman che Omar gli aveva chiesto: ‘Sono un re o un califfo?’ ed egli rispose: ‘Se hai tassato le terre dei musulmani di un dirham e quello hai utilizzato a fini illegali, allora sei un re, altrimenti sei un califfo’. E Omar pianse. Importante notare come gli storici arabi del periodo abbaside parlino di califfato per i primi califfi ben guidati, di regno per gli omayyadi e ritornino a parlare di califfato per gli
VALENTINA COLOMBO (Cameri, 1964) è docente di Cultura e Geopolitica dell’islam presso l’Università Europea di Roma e Senior Fellow presso la European Foundation for Democracy a Bruxelles. E’ membro del Comitato per l’islam italiano presso il Ministero dell’interno