Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 05/01/2012, a pag. 14, l'articolo di Aldo Baquis dal titolo "Israeliani e palestinesi incontri segreti per cercare la pace".
Re Abdallah di Giordania, Mahmoud Abbas, Bibi Netanyahu
L'incontro ad Amman non ha portato a nulla, nessun passo avanti nei negoziati, ma, come scrive Baquis, il re della Giordania "ha dunque deciso di prendere le redini in mano. Anche se dai colloqui di Amman non emergerà un nuovo accordo israelo-palestinese, la stabilità del suo regime dovrebbe comunque uscire rafforzata.".
Ecco il pezzo:
Dopo un anno di gelo fra Israele ed Anp, e dopo una serie di iniziative statunitensi abortite sul nascere, è stata la diplomazia giordana a riaccendere un barlume di speranza quando martedì ad Amman i negoziatori Yitzhak Molcho e Saeb Erekat si sono finalmente seduti al medesimo tavolo, scambiandosi opinioni per tre ore e fissando un nuovo incontro per venerdì.
Si è trattato di un colloquio preliminare, e sia a Gerusalemme che a Ramallah le aspettative restano basse vista la distanza delle posizioni reciproche. Eppure proprio il creativo ministro giordano degli esteri Nasser Judeh sembra aver escogitato la formula che consente a israeliani e a palestinesi di tornare a parlarsi, anche in assenza di un impegno di Benyamin Netanyahu di congelare gli insediamenti.
Judeh ha spiegato che i prossimi incontri saranno in parte resi noti e in parte no. Ossia ha indicato la strada dei colloqui segreti come l’espediente migliore per puntellare intese fra le due parti, senza dover necessariamente pagare uno scotto alle rispettive opinioni pubbliche interne.
Di fronte alla pressioni del Quartetto (Stati Uniti, Unione Europea, Russia, Onu) né gli israeliani né i palestinesi si sono sentiti di disertare l’appuntamento di Amman. Ma il merito della iniziativa va comunque a re Abdallah che vive mesi di apprensione in seguito alle ripercussioni della «primavera araba». Le fiamme della rivolta siriana lambiscono il confine giordano; ad Amman le fazioni islamiche organizzano spesso proteste e domandano per quale ragione tenere in vita accordi di pace con Israele, in assenza di un processo di pace; e nella vicina Cisgiordania il rischio di una nuova intifada è più sensibile, dopo che al-Fatah e Hamas hanno concordato di intraprendere assieme una «resistenza popolare» contro la occupazione che potrebbe uscire di controllo. Vista la distrazione dell’amministrazione Obama - impegnata in questioni interne re Abdallah ha dunque deciso di prendere le redini in mano. Anche se dai colloqui di Amman non emergerà un nuovo accordo israelo-palestinese, la stabilità del suo regime dovrebbe comunque uscire rafforzata.
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